Cibo sano, sostenibile e culturalmente appropriato come diritto inalienabile.

Diritti d'uso e gestione di terre, territori, acque, semi, mandrie e biodiversità nelle mani di coloro che per primi producono il cibo.

Difendere gli interessi e venire incontro alle esigenze di qualità e quantità di tutti gli elementi, dal produttore al consumatore, senza dimenticare quelli dei più deboli: le generazioni future.

Un progetto glocal, per smantellare l'attuale regime commerciale e alimentare sostenuto dalle grandi corporazioni e orientarsi a sistemi alimentari, agricoli, pastorali e ittici definiti dai produttori e utilizzatori locali e nazionali con un commercio il più trasparente possibile, in modo da garantire un reddito equo a tutti gli operatori e, al consumatore, il controllo su ciò che mette nel piatto.

L'Europa accoglie i punti principali del concetto di sovranità alimentare con la prima dichiarazione europea sulla sovranità alimentare.

Riuniti a Krems, in Austria, dal 16 al 21 agosto al forum Nyeleni Europe 2011, oltre 400 persone provenienti da trentaquattro Paesi europei in rappresentanza di movimenti ambientalisti e sociali e di organizzazioni del settore agricolo, hanno siglato una dichiarazione per sancire "il diritto dei popoli a definire democraticamente i propri sistemi alimentari e agricoli senza danneggiare altri popoli o l'ambiente".

Il forum ha voluto essere uno spazio, democratico e aperto a tutti gli interventi, per confrontarsi, condividere esperienze, stabilire strategie e alleanze e formulare proposte collettive per ciò che deve essere fatto per tutelare e promuovere sistemi alimentari locali in Europa, tenendo conto anche della grave crisi sociale e finanziaria degli ultimi anni.

"Siamo convinti che un cambiamento al nostro sistema alimentare sia un primo passo verso un cambiamento più ampio nella nostra società", proclama la dichiarazione finale varata dal forum. Un cambiamento che passa da cinque punti fondamentali, iniziando con la produzione nei campi.

Secondo il primo punto della dichiarazione è necessario cambiare il modo in cui il cibo viene prodotto e consumato, concentrandosi su salubrità delle produzioni e sicurezza alimentare e salvaguardando biodiversità, risorse naturali e benessere animale. E' necessario ripartire da modelli ecologici di produzione, privilegiando coltivazioni sostenibili e di piccola scala in modo da sostituire cibi locali e di stagione ai cibi altamente trasformati "quali spina dorsale del sistema alimentare". Un sistema in cui non ci sarà spazio per gli Ogm, ma che dovrà puntare principalmente sul recupero della diversità di sementi e razze animali.

Attenzione anche alla distribuzione, che deve focalizzarsi su "filiere corte e relazioni intensificate tra produttori e consumatori attraverso reti alimentari locali che contrastino l'espansione e il potere dei supermercati", promuovendo norme igieniche e infrastrutture appropriate.

Nel terzo punto, il forum ha voluto richiamare l'attenzione anche sulla necessità di valorizzare e migliorare le condizioni sociali e lavorative degli operatori dei sistemi agroalimentari. I diritti di tutti i lavoratori, infatti, sono la chiave di volta di un'agricoltura sana e sostenibile, compresi i lavoratori stagionali e migranti e i salariati nell'industria di trasformazione, nel settore distributivo e commerciale. Inoltre, proclama la dichiarazione, "La società deve dare maggiore valore al ruolo dei produttori di alimenti e di chi lavora nel settore: per noi questo significa anche garantire redditi decenti".

Il quarto punto della dichiarazione riguarda il diritto ai 'beni comuni'. "Terra, semi rurali tradizionali e riproducibili, razze di bestiame e riserve ittiche, alberi e foreste, acqua, atmosfera e conoscenze: l'accesso a questi beni non dovrebbe essere determinato dai mercati e dal denaro", ma sottoposto a una responsabilità comune, collettiva e democratica.

Come quinto e ultimo punto, il forum propone di "cambiare le politiche pubbliche che regolano i nostri sistemi agricoli e alimentari" dal livello locale fino a quello nazionale, europeo e mondiale, "anche attraverso la delegittimazione delle grandi multinazionali". 

"Le politiche pubbliche - sottolinea la dichiarazione - devono essere coerenti, complementari e devono promuovere e proteggere i sistemi e le culture alimentari. Queste devono inoltre essere basate sul diritto al cibo, sull'eradicazione di fame e povertà, sull'adempimento dei bisogni umani e sul contributo alla 'giustizia climatica' in Europa e nel mondo". 

A supporto degli agricoltori "va messo a disposizione un sistema di ricerca che risponda a obiettivi collettivi e a verifica sociale. Le politiche pubbliche devono portare al divieto di ogni speculazione sui prodotti alimentari e alla tutela di sistemi e culture alimentari locali o regionali, bandendo, ad esempio, pratiche dannose come il dumping o l'accaparramento di terre in Europa, ed in particolare modo nell'Europa dell'Est, o nel Sud del mondo".

La sovranità alimentare come approccio chiave alla fame e alla produzione di cibo, dunque, guardata sempre più con attenzione anche a livello governativo e internazionale: oltre a essere stata inserita nella Costituzione del Nepal, è un concetto richiamato anche nelle nelle politiche agricole di alcuni Paesi del Sud del mondo, come Mali, Bolivia ed Equador, più sensibili a temi quali sfruttamento, fame e indipendenza alimentare.

 

Si può leggere la dichiarazione completa in italiano cliccando qui.