Emilia-Romagna
Apicoltura: in arrivo 537mila euro

E' stato pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna il bando rivolto agli apicoltori della Regione che mette a disposizionecontributi per oltre 537mila euro. rivolti al miglioramento della produzione e la commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura. Le domande devono essere presentate entro il 7 marzo

Per l'assessore regionale all'Agricoltura Tiberio Rabboni "l'avvio del programma triennale, in attesa del definitivo divieto di utilizzo dei prodotti a base di neonicotinoidi per la concia del mais, rappresenta uno strumento significativo per migliorare e qualificare un comparto produttivo a bassissimo impatto ambientale, che svolge un ruolo fondamentale per l'attività agricola nel suo complesso e per sostenere la presenza di operatori in aree marginali di collina e di montagna".

L'apicoltura emiliano-romagnola coinvolge circa 10mila operatori (di cui 800 professionali) ed è tra le più sviluppate a livello nazionale. Ha un valore economico e ambientale particolarmente rilevante, sia per il valore delle produzioni, sia per l'insostituibile attività di impollinazione delle piante coltivate realizzata dalle api che, secondo stime dell'Osservatorio nazionale sulla produzione e sul mercato del miele, vale da sola 2,5 miliardi di euro.

L'intervento regionale intende contribuire in modo significativo al miglioramento dell'efficienza di questo comparto produttivo che, negli anni scorsi, ha dovuto affrontare il grave problema dello spopolamento degli alveari, attualmente in fase di risoluzione grazie alla sospensione dell'utilizzo di prodotti a base di neonicotinoidi per la concia delle sementi di mais sostenuta fortemente dalla Regione Emilia-Romagna. 

Sono previsti contributi per sostenere programmi di assistenza tecnica per la lotta alla varroa, un acaro che provoca la distruzione completa delle famiglie di api, e per la razionalizzazione della cosiddetta 'transumanza', e cioè lo spostamento delle arnie sul territorio per seguire la fioritura delle principali piante nettarifere.

Altri interventi ammissibili a finanziamento riguardano l'analisi delle caratteristiche chimico-fisiche del miele, l'acquisto di api regine per il ripopolamento e la realizzazione di programmi di ricerca per la predisposizione del 'Piano di risanamento e profilassi' di gravi malattie che colpiscono gli alveari, come la cosiddetta 'peste' americana ed europea.

Per maggior informazioni sul bando visita il sito dell'Agrea, agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura.

Fonte: Regione Emilia-Romagna

 

Lombardia
De Capitani: uniti per battere la flavescenza dorata

La Regione Lombardia rafforzerà il proprio sostegno al settore vitivinicolo: lo ha detto l'assessore all'Agricoltura Giulio De Capitani, intervenendo a un convegno sulla flavescenza dorata tenutosi sabati 15 gennaio a Cigognola (Pv).

"Fino allo scorso anno - ha detto De Capitani - le misure di sostegno attuate in Lombardia riguardavano la promozione sui mercati dei Paesi terzi, la ristrutturazione e riconversione dei vigneti, la vendemmia verde, l'assicurazione del raccolto, la distillazione dei sottoprodotti e dell'alcol a uso alimentare e l'impiego di mosti concentrati. Da quest'anno ci occuperemo anche degli investimenti con una dotazione finanziaria a disposizione degli agricoltori lombardi di 8.466.000 euro" . 

"Per quanto riguarda la flavescenza - ha detto l'assessore - la Regione, attraverso il Servizio fitosanitario, ha costantemente monitorato l'evolversi del fenomeno sul territorio regionale, informando i produttori sulle strategie più idonee di lotta". 

In Oltrepo Pavese 13.328 ettari sono coltivati a vite; di questi il 96% rientra nella zona di produzione Doc-Docg (12.791,3 ettari) e il restante 4% (531,6 ettari) in quella Igt. Secondo i dati riportati durante l'incontro, i controlli sugli appezzamenti eseguiti nel triennio 2008/2010 hanno evidenziato come la flavescenza dorata abbia registrato un incremento significativo nel 2010, con percentuali maggiori di infezioni per le piante di Barbera, Pinot bianco, Chardonnay, Pinot Grigio, Croatina e Riesling". 

"Siamo consapevoli - ha concluso De Capitani - che la malattia non è in regressione ed è per questo che non bisogna abbassare la guardia, ma intensificare gli sforzi sia a livello di azioni nei vigneti sia sul fronte della sperimentazione e della ricerca".

Fonte: Lombardia Notizie

 

Toscana
Maremma: nasce la filiera del latte

Una filiera del latte, integralmente gestita dai pastori, in grado di seguire i processi di produzione dalla mungitura alla realizzazione del prodotto trasformato. E' la soluzione che Coldiretti Grosseto intende mettere in campo "per porre fine - spiega il presidente, Francesco Viaggi - a speculazioni non giustificate da reali condizioni di mercato, e che gravano esclusivamente su produttori e consumatori". 

La tendenza a spingere verso il basso i prezzi del latte alla stalla, infatti, grava pericolosamente sul mondo dell'agricoltura, non più in grado di sostenere gli oneri di produzione. Per non parlare del danno provocato ai consumatori, che si vedono proporre – sovente in modo poco trasparente - derivati del latte e latticini preparati con materie prime dalla provenienza incerta. Un fenomeno, in epoca di mozzarelle blu e uova alla diossina, che non può non preoccupare chi intende tutelare l'agricoltura tradizionale di qualità

"E' per questo - argomenta il direttore di Coldiretti Grosseto, Alessandro Corsini - che abbiamo immediatamente proposto al Consiglio delConsorzio agrario della Maremma di sostenere l'iniziativa relativa allafiliera del latte, coerentemente con la propria attitudine ad accompagnare lo sviluppo dell'agricoltura del territorio".

L'ottimismo manifestato dei vertici di Coldiretti sulla nascita di una filiera del latte maremmano 'autogestito' si basa su poche ma inequivocabili considerazioni. In primis l'andamento del mercato, che mostra la tendenza all'aumento dei prezzi dei prodotti di qualità derivati dal latte; poi la constatazione del fatto che nel panorama regionale la Maremma produce la gran parte del latte ovino, offrendo le condizioni per la realizzazione di un vero e proprio 'distretto' di settore. Da ultimo la buona volontà di un gruppo di produttori, che non volendo arrendersi agli speculatori si sono riuniti in cooperativa per dare vita al progetto della "filiera corta del latte ovino maremmano'. 

Questi sono gli elementi principali che spingono Coldiretti a lanciare seriamente il progetto della realizzazione di una nuova cooperativa di trasformazione del latte, che si affiancherà ad altre strutture cooperative locali come l'Olma per l'olio, la Cantina di Scansano per il vino, la Latteria Latte Maremma per il latte bovino e la Cooperativa di Manciano per i formaggi. "Questa è la soluzione per l'agricoltura di qualità: fare in modo che i produttori riprendano in mano l'economico" conclude Viaggi.

Fonte: Coldiretti Toscana

 

Veneto
Nasce 'La Gazzetta del radicchio' 

E' uscito il primo numero del periodico 'La Gazzetta del radicchio', un trimestrale dedicato all'ortaggio invernale vanto della terra trevigiana, padovana a veneziana. E' edito dal Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso e del variegato di Castelfranco Veneto. L'obiettivo è evidente: informare, formare, aggiornare e promuovere il radicchio. 

Il presidente Paolo Manzan, nel primo editoriale, si rivolge in particolare ai soci, sottolineando la fondamentale importanza del Consorzio.

Scrive: "Il nostro Consorzio non è un'entità di altri, anzi gli altri siamo noi. Per questo è dovere e diritto di ogni associato conoscere i problemi e gli obiettivi, le difficoltà ed i successi del medesimo. Ecco allora la necessità di informare e di informarsi, di comunicare all'interno e non solo all'esterno. L'idea quindi è di far crescere questo giornale a servizio degli associati per creare uno spazio in cui si possano trovare, a nostro beneficio, delle notizie sulla vita consortile e più in generale che siano utili alle nostre imprese".

Tra gli articoli del primo numero de 'La Gazzetta del radicchio' grande spazio viene dato ai problemi nati dalle avverse condizioni meteorologiche che per oltre due mesi hanno colpito i campi di radicchi. 

Leggi la gazzetta del radicchio on line

Fonte: Orto Veneto

Puglia
Il bilancio dell'annata agraria 2010 tra luci e ombre

"L'annata agraria 2010 nella nostra Regione è stata caratterizzata da luci e ombre: alcuni settori sono andati bene, altri male e taluni discretamente". Parole del presidente  della Cia Puglia, Antonio Barile, tracciando un bilancio dell'anno che si è appena chiuso.

Alcuni dati: la produzione lorda vendibile dell'agricoltura pugliese nel 2010 ha raggiunto i 2.380 milioni di euro, con una leggera diminuzione rispetto al 2009. Anche i redditi agricoli sono in calo.

Bene l'uva da tavola, che nonostante il peggioramento climatico dell'ultimo scorcio della campagna di raccolta ha chiuso in positivo per la quantità della produzione e i prezzi ottenuti sul mercato. Il settore del vino ha conseguito un buon risultato in termini quantitativi e qualitativi, ottenendo una performance positiva sui mercati, malgrado il calo dei consumi nel nostro Paese e il mancato utilizzo da parte della regione di tutti fondi comunitari a disposizione: ben 12 milioni di euro sono andati ad altre regioni. 

Tengono discretamente florovivaismo e ortofrutta, che devono confrontarsi sempre di più con la concorrenza dei Paesi extra-comunitari, i cui prodotti non solo fanno dumping alla nostra produzione, ma in molti casi vengono spacciati per italiani in modo fraudolento.

Crollo della produzione di grano duro e olio d'oliva. L'aumento dei prezzi che questi settori hanno registrato non ha compensato in termini di valore la perdita significativa della produzione. Anche il pomodoro da industria ha registrato un risultato negativo. 

La zootecnia riporta un dato preoccupante relativo soprattutto alla continua riduzione delle aziende, in particolare nelle aree interne. Il prezzo basso del latte è determinato dalla cecità di una parte dei caseifici che praticano una concorrenza dei bassi prezzi dei latticini, ricorrendo a cagliate e a latti di infima qualità proveniente dall'estero. 

Barile ha sottolineato come siano, in Puglia come nel resto d'Italia, gli alti costi di produzione a fronte di prezzi agricoli non remunerativi, il fattore che mette in crisi il reddito degli agricoltori nel 2010. 

Barile ha ricordato come l'azione sindacale della Cia, unitamente a Copagri e Confagricoltura, ha scongiurato il rischio che venisse cancellata la fiscalizzazione degli oneri sociali. I contributi Inps sono l'elemento di costo decisivo per l'agricoltura pugliese che impiega circa 15milioni di giornate lavorative. Il prezzo del gasolio agricolo, oggi in forte aumento a causa della debolezza dell'euro e della speculazione dei petrolieri, rimane un costo incomprimibile per le imprese agricole. Per questa ragione la Cia Puglia ha chiesto l'eliminazione dell'accise e dell'Iva sul gasolio agricolo, per realizzare una riduzione del prezzo di circa il 30 per cento. 

Il reddito agricolo risente anche della mancata attenzione di altre politiche, come quella delle energie rinnovabili: Barile ha mosso una critica alla Regione Puglia sostenendo che queste energie, pur potendo rappresentare un reddito aggiuntivo, con la politica della Regione sono state solo "un grande business per alcune grandi imprese che stanno speculando sui certificati verdi e depauperando il paesaggio agrario".

Fonte: Cia Puglia