L'obiettivo è la ricerca di un giusto equilibrio di mercato fra produttori e grande distribuzione, come avviene in altri segmenti dell’agroalimentare, perché l’acquacoltura ha un futuro sicuramente in crescita e sempre più importante per l’alimentazione della popolazione del pianeta. I dati, del resto, parlano chiaro: secondo gli esperti del settore l’incremento a livello mondiale è del 10 per cento l'anno. L'allevamento del pesce è destinato a soppiantare la pesca naturale.
 
E’ questo il quadro emerso oggi nel corso della prima giornata di Acquacoltura Med 2009, la prima Expo-Conference rivolta a tutti gli operatori dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in programma fino a domani a Veronafiere. All’iniziativa scientifica prendono parte 353 iscritti che provengono da 17 Paesi (oltre all’Italia): Cipro, Grecia, Croazia, Israele, Germania, Belgio, Danimarca, Stati Uniti, Francia, Norvegia, Uganda, Zimbabwe, Tunisia, Malawi, Turchia, Ghana ed Egitto.
 
Studiosi da Europa, Medio Oriente ed Africa, che per due giorni analizzano e approfondiscono, dal punto di vista tecnico-scientifico, problemi e prospettive di un comparto che ‘in Italia’, ha ricordato il presidente di Veronafiere Ettore Riello, ‘vale oltre 600 milioni di euro e occupa più di 15mila addetti’.
Il futuro dei ‘coltivatori dell’acqua’, come li ha definiti Pier Antonio Salvador, il presidente di Api (l’Associazione piscicoltori italiani, aderente a Confagricoltura), sembra piuttosto roseo. Anche perché, almeno a livello comunitario, le risorse non mancano per sostenere lo sviluppo dell’acquacoltura.
 
‘Dalla ricerca scientifica alla piccola e media impresa’, ha dichiarato Stamatios Varsamos, funzionario della Commissione europea, Direzione generale per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, ‘fino ai rapporti di cooperazione internazionale, attualmente sono attivi 11 progetti sul settore dell’allevamento ittico, per un importo di 18 milioni di euro’. E, a quanto pare, di 60 milioni di euro stanziati fra il 2007 e il 2009 per l’acquacoltura, nemmeno tutte le risorse sono state utilizzate. L’asticella, ha proseguito Varsamos, ‘si ferma a 50 milioni’.
 
Ad ogni modo, ‘la direzione da prendere’, ha raccomandato Salvador, ‘è quella della sostenibilità ambientale e di una sempre maggiore attenzione verso i consumatori e gli stessi metodi di produzione. E il ruolo dell’Italia dovrà essere di esportatore non soltanto di tecnologia, ma anche di know how intellettuale sulle tecniche di allevamento, trasformazione, conservazione del pesce’.
 
Quel che è certo è che i siti produttivi di acquacoltura italiani ricevono la benedizione del Wwf, dopo un sopralluogo che ha promosso gli impianti di troti-coltura della Penisola, secondo i primi parametri individuati dall’associazione mondiale a tutela degli animali, parametri in fase di ulteriore condivisione fra gli stakeholder della piscicoltura. ‘Sono fra i migliori al mondo’, ha spiegato Cristoph Mathiesen, delegato danese sui progetti di acquacoltura, ‘almeno nell’ottica della sostenibilità ambientale, per il Wwf un paletto non negoziabile’.
 
Acquacoltura Med diventa così lo scenario per prove di dialogo fra l’Associazione piscicoltori italiani e il Wwf. ‘Approfondiremo diversi aspetti’, ha assicurato Salvador, ‘perché produrre rispettando i parametri suggeriti dal Wwf diventa un valore aggiunto nei rapporti con la grande distribuzione organizzata’.
Domani a Veronafiere proseguirà Acquacoltura Med con un focus scientifico-divulgativo su marketing e trasformazione, tendenze di produzione e sviluppo nel Mediterraneo, distribuzione e consumatori.