L'uomo da sempre si è rapportato con le api. Le prime testimonianze le ritroviamo in pitture rupestri risalenti a migliaia di anni fa, ma probabilmente questo rapporto risale a milioni di anni fa, anche se per periodi così lontani non abbiamo reperti che ce lo confermino.

 

Ma quando si parla di api non dobbiamo fare l'errore di pensare solo all'ape da miele, Apis mellifera, la specie più diffusa in tutto il mondo per l'apicoltura, in particolare per l'apicoltura razionale.

 

Di api infatti ne esistono oltre 20mila specie nel mondo e noi, come esseri umani, interagiamo con molte di queste specie per i nostri fini, sia oggi che in passato.

 

Vediamo allora quali api utilizziamo per scopi zootecnici o agricoli, oltre che per produrre materie prime e medicinali, per impollinare le colture o addirittura per difenderci.

 

Apis mellifera

Apis mellifera è sicuramente l'ape più utilizzata dagli uomini, probabilmente perché una delle più produttive, maggiormente gestibili e ampiamente e naturalmente diffusa dall'Africa, all'Europa e all'Asia.

 

Ma anche in questo caso non dobbiamo pensare che di Apis mellifera ne esista una sola. Ci sono infatti varie sottospecie e oggi anche alcune razze, impropriamente dette ibridi. 

 

Solo in Italia, uno dei Paesi con la maggior biodiversità apistica del mondo, sono naturalmente presenti quattro sottospecie di Apis mellifera: A. m. ligustica diffusa soprattutto nella penisola, A. m. siciliana autoctona della Sicilia, A. m. mellifera diffusa lungo il confine Nord occidentale con la Francia, e A. m. carnica diffusa sul confine Nord orientale con l'Austria e con la Slovenia.

 

Un altro motivo per cui Apis mellifera è stata da sempre una delle più utilizzate, oltre alla sua produttività e diffusione, è il fatto che si adatta ad essere gestita in contenitori artificiali, le arnie. 

 

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Una regina e alcune operaie di Apis mellifera su un favo di un'arnia artificiale

(Fonte foto: Waugsberg - Wikipedia)

 

Ovviamente l'uomo ha usato anche i prodotti di alveari che trovava in natura, in anfratti rocciosi o in alberi cavi, ma ha iniziato a gestirle sin dall'antichità in contenitori artificiali, che nel corso della storia hanno visto diverse trasformazioni, dai bugni villici di legno, di vimini o di terra cotta, alle arnie razionali e a telaini mobili (quelle usate oggi per l'apicoltura razionale), fino ai recentissimi prototipi di arnie robot.

 

Da quest'ape abbiamo da sempre ricavato alimenti - primo tra tutti il miele - ma anche il polline e le larve.

 

Tra le materie prime troviamo la cera, che in passato era di importanza strategica per l'illuminazione, ma soprattutto come materiale impermeabilizzante prima della scoperta delle paraffine e dei polimeri artificiali, basti pensare al termine "tela incerata".

 

I prodotti delle api da miele sono stati da sempre usati anche per scopi medicinali, a partire dal miele e dalla propoli, ma anche dalla cera e dal veleno, fino a sviluppare tecniche di terapie complementari, scientificamente validate, che oggi vanno sotto il nome di apiterapia.

 

Le api da miele sono poi usate anche per l'impollinazione guidata delle colture, attività che in molti paesi del mondo rappresenta la prima fonte di reddito degli apicoltori. Una prova di questo è il fatto che l'allarme lanciato una decina di anni fa sulla sindrome del collasso degli alveari (Ccd, colony collapse disorder) fu lanciato negli Stati Uniti per il rischio di un calo drastico dell'impollinazione degli immensi mandorleti californiani.

 

Infine le api sono usate anche per scopi difensivi, come in alcune zone dell'Africa, dove le arnie vengono disposte attorno ai villaggi per evitare che gli elefanti attraversino l'abitato, con altissimi rischi per le persone. Gli elefanti infatti, per evitare di essere punti specialmente all'interno della proboscide, girano al largo e così gli abitanti non rischiano di essere schiacciati.

 

Nel mondo in genere muoiono più persone schiacciate dagli elefanti che attaccate dagli squali, anche se paradossalmente, tra malaria e shock anafilattici, gli animali più pericolosi per l'uomo rischiano di essere proprio gli insetti.

 

Un altro scopo difensivo, purtroppo meno nobile, è stato l'uso degli alveari come arma da guerra, come testimoniano diversi dipinti medievali dove si vedono arnie scagliate dai bastioni dei castelli assediati sui nemici.

 

Apis dorsata

Si tratta di un ape presente nel Sud Est asiatico, nota come ape gigante perché le operaie sono grandi più del doppio di quelle di Apis mellifera. Quest'ape per le dimensioni dei suoi alveari non è gestibile in arnie, perché costruisce un solo favo che può arrivare a due metri di lunghezza e a più di un quintale di peso.

 

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Un alveare di Apis dorsata sul ramo di un albero

(Fonte foto: Sean.holyland - Wikipedia)

 

Però quest'ape è comunque utilizzata per la produzione di alimenti, solo che il miele ed eventualmente le larve, devono essere raccolti dagli alveari che si trovano in natura appesi sotto i rami degli alberi o più spesso a costoni di roccia, come filmato nello stupendo documentario della National Geographic.

 

Apis cerana

Apis cerana è pure lei una specie originaria del Sud Est asiatico, di piccole dimensioni sia l'insetto che gli alveari che forma, gestibili anche in arnie, pur se con maggior difficoltà e con una minore produttività rispetto a Apis mellifera.

 

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Un favo di Apis cerana allevata in un'arnia 

(Fonte foto: Izhamwong - Wikipedia)

 

Questa piccola ape è famosa soprattutto per essere l'ospite naturale dell'acaro varroa (è cioè l'insetto che è normalmente parassitizzato da questo acaro) con cui convive da sempre. Da qui la varroa ha fatto quello che si chiama un salto d'ospite, iniziando a parassitare anche Apis mellifera e diventando il maggior problema dell'apicoltura a livello mondiale.

 

Ma questo non è colpa della piccola ape asiatica, ma dell'uomo, che ha messo accidentalmente in contatto questo acaro con Apis mellifera.

 

Apis florea

Detta anche ape nana, è un'altra ape del Sud Est asiatico, di dimensioni molto piccole e che fa un alveare formato da un solo piccolo favo attaccato ai rami delle piante. Pur non essendo gestibile in un'arnia, il suo miele viene spesso raccolto, dato anche il fatto che alla fine non è aggressiva.

 

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Un alveare di Apis florea appeso a un piccolo ramo

(Fonte foto: Dragfyre - Wikipedia)

 

Le api senza pungiglione

Esistono nel mondo diverse specie di api senza pungiglione e proprio per questo sono state da sempre molto usate per raccoglierle il miele, tanto sono completamente innocue.

 

Queste api non esistono in Europa, ma ce ne sono diverse specie in Africa, in Sud America e in Australia.

 

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Un nido di Austroplebeia cassiae, una delle specie di api senza pungiglione australiane

(Fonte foto: Anne Dollin - wikipedia)

 

Proprio in Sud America e in Australia queste api sono state particolarmente importanti, dal momento che in queste due parti del mondo, prima dell'arrivo dei colonizzatori europei, non c'era Apis mellifera quindi per millenni gli indios e gli aborigeni avevano a disposizione solo il miele di queste api. 

 

Api che vengono allevate e anche oggi, anche in arnie, per la produzione di miele e in alcuni casi anche per l'impollinazione guidata della colture.

 

Le api per l'impollinazione

L'impollinazione guidata delle colture è una pratica che come abbiamo visto viene praticata anche con l'Apis mellifera e con le api senza pungiglione. 

 

Ma negli ultimi anni, con i progressi fatti nella biologia e nell'entomologia applicata, anche altre specie di api sono state gestite dall'uomo con l'unico scopo di usarle per l'impollinazione delle coltivazioni.

 

Oggi esistono varie biofabbriche che allevano bombi usati soprattutto per l'impollinazione in serra di pomodori, fragole e meloni, ma anche altre altre api, api solitarie, che vivono da sole e non formano un alveare. Sono quelle api solitarie che nidificano spesso in fori nel legno e che vanno a colonizzare i così detti beehotel, le casine con canne e ciocchi forati che ormai si trovano in vendita anche in molte aziende agrarie e negozi di giardinaggio.

 

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Un esemplare di Bombus terrestris, la specie maggiormente allevata nelle biofabbriche di tutto il mondo

(Fonte foto: Wikipedia)

 

È il caso di alcune specie del genere Megachile, particolarmente efficienti nella impollinazione dell'erba medica, o di alcune specie di Osmia, che hanno dimostrato di dare ottimi risultati su piante della famiglia delle Rosaceae, dalle more alle susine, dalle albicocche alle pere.

 

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Un esemplare di Megachile rotundata su una infiorescenza di erba medica

(Fonte foto: Pollinator - Wikipedia)

 

Insomma la relazione uomo ape è molto ampia di quello che può apparire e in continua espansione. E poi oltre a queste poche specie usate dall'uomo per i suoi scopi - qualche decina - ne esistono altre migliaia con cui non interagiamo direttamente.

 

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Un esemplare di Osmia in volo verso il suo nido in un beehotel

(Fonte foto: Yerpo - Wilipedia)

 

Migliaia di specie di api che vivono per conto loro e di cui a volte alcuni si chiedono "Ma a che servono?".

 

Beh, questa domanda non ha alcun senso in realtà: gli esseri viventi non devono servire a qualcuno o a qualcosa. Ma se proprio vogliamo dargli una risposta potremmo dire: "Per vivere meglio e in un mondo più bello, sia noi che loro".