Le conseguenze dell’emergenza sanitaria mondiale influenzano l’andamento dei mercati di alcune commodity alimentari, come cereali e soia, i cui prezzi sono in aumento.
Le conseguenze si riflettono sul costo dell’alimentazione degli animali e nel caso dei suini si traducono in una contrazione della redditività degli allevamenti, a dispetto del buon andamento delle quotazioni di suini pesanti da macello.
Queste, in estrema sintesi, le conclusioni dell’analisi mensile sul settore suinicolo realizzata dal Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
 

Redditività in calo

L’indice Crefis registra così in ottobre una variazione negativa dello 0,4% rispetto al mese precedente e un ancor più marcato calo tendenziale pari a -15,5%.
Per quanto riguarda il mercato, in ottobre il prezzo medio mensile dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato è arrivato a 1,539 euro/kg, con un aumento dello 0,6% rispetto al mese precedente ma con una variazione tendenziale sfavorevole e pari a -11%.
Situazione simile anche per i suini da macello pesanti destinati al circuito non tutelato, con il prezzo medio mensile che a ottobre si è attestato a 1,421 euro/kg: +0,2% rispetto a settembre ma la variazione tendenziale risulta negativa (-13%).
Infine, le quotazioni dei suini da allevamento hanno mostrato la medesima dinamica: una fase di crescita congiunturale ha portato, in ottobre, il prezzo dei suinetti di peso 30 kg a 2,413 euro/kg; +2,1% su base mensile e +2,1% su base annuale.
 

Sfavoriti i macelli

Nonostante la crescita delle quotazioni delle cosce fresche, il contemporaneo calo dei prezzi dei lombi e l’aumento dei costi per l’acquisto dei suini da macello hanno determinato un andamento sfavorevole dell’attività dell’industria di macellazione, come emerge chiaramente dall’indice Crefis di redditività che a ottobre è sceso dell’1,4% rispetto a settembre.
Da sottolineare che la situazione si mantiene positiva a livello tendenziale, ovvero rispetto allo stesso periodo del 2019, con una variazione del +3,4%.

Come accennato, il mercato delle cosce fa registrare a ottobre un andamento positivo, anche se le quotazioni restano al di sotto dei valori del 2019. Lo scorso mese, infatti, i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche sono saliti a 3,922 euro/kg: +4,8% su base congiunturale mentre la variazione tendenziale resta negativa (-9,6%).
Per quanto riguarda i valori delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, in ottobre hanno raggiunto i 3,246 euro/kg con una variazione congiunturale del +5%; negativa, anche in questo caso, la variazione tendenziale (-14,3%).
In calo, infine, le quotazioni dei lombi: in particolare il “taglio Padova” è sceso del 6,8% rispetto al mese precedente, fermandosi a 3,610 euro/kg. Anche il confronto con la quotazione dello stesso periodo dell’anno scorso non è favorevole: -10,4%.
 

Stagionatura in affanno

Sempre a ottobre e su base mensile è in flessione la redditività della stagionatura del Prosciutto di Parma Dop che, per la tipologia pesante, vede calare l’indice Crefis del 2,3%; da rimarcare però che la variazione tendenziale è favorevole e pari a + 3,4%.
Performance leggermente migliore per quel che concerne la redditività dei prosciutti pesanti destinati a produzioni non tipiche, dove a influire è stata la diminuzione dei prezzi delle cosce fresche a inizio stagionatura e il contemporaneo aumento a ottobre dei prezzi dei prosciutti stagionati.
Questo ha portato l’indice Crefis di redditività a segnare +7,1% a livello congiunturale, ovvero rispetto al settembre scorso; il dato tendenziale resta però negativo (-7,3%).
Se si confrontano le due realtà nazionali della stagionatura dei prosciutti emerge che, in ottobre, per quanto riguarda il prodotto pesante, il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle non tipiche è rimasto a favore delle prime (+1,8%).

Sul versante del mercato, sempre nell’ultimo mese, le quotazioni dei prosciutti stagionati, sia Dop che non Dop, sono aumentate rispetto a settembre.
Il Prosciutto di Parma nella tipologia pesante ha fatto registrare una quotazione media mensile in lieve crescita e pari a 7,850 euro/kg (+0,2%); la variazione tendenziale risulta però negativa: -1,9%.
In salita anche i prezzi dei prosciutti non tipici, che per la tipologia pesante hanno raggiunto un valore di 6,175 euro/kg per un +0,8% a livello congiunturale e un valore positivo anche rispetto alla quotazione dello stesso periodo del 2019 pari a +2,9%.