Gli allevatori europei sono sempre più attenti e scrupolosi nel rispettare le regole in tema di salute degli animali e di salubrità delle loro produzioni. E' questa la conclusione che si può trarre dal rapporto di Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare, sulla presenza di residui di medicinali veterinari e di sostanze indesiderate nelle produzioni zootecniche. I dati si riferiscono al 2014 e scaturiscono dalle analisi che i 28 Paesi europei sono tenuti ad effettuare per monitorare la situazione degli allevamenti. In totale i campioni esaminati sono quasi 737mila e riguardano tutte le produzioni animali, bovini, suini, ovi-caprini, equini, avicunicoli e selvaggina, latte, uova e anche il miele. Molti di questi campioni sono stati raccolti in modo casuale (circa 294mila), mentre la maggior parte (circa 440mila) sono l'esito di indagini mirate sulla base di situazioni considerate “a rischio”.
Pochi gli illeciti
I risultati di tutti questi controlli sono incoraggianti. I campioni “non conformi” sono risultati in media lo 0,37%, poco più di tre casi ogni mille presi in esame. Ma entrando nel dettaglio si scopre che nella maggior parte degli episodi non si tratta di comportamenti irregolari da parte degli allevatori, ma conseguenze di circostanze particolari. La presenza di sostanze illecite, come gli stilbeni, è stata riscontrata nei suini in appena lo 0,005% dei casi, ovvero un caso ogni ventimila. Situazione sotto controllo anche per gli steroidi anabolizzanti, altre sostanze utilizzate illecitamente per aumentare la crescita degli animali. In questo caso le percentuali sono più basse nei bovini (0,06%) rispetto ai suini (0,20%). Ma come evidenzia la stessa Efsa, questa maggiore percentuale è verosimilmente correlata alla produzione endogena, dunque fisiologica, di queste sostanze. Inaspettatamente fra i prodotti con la più alta frequenza di antibatterici oltre i limiti ammessi figura il miele (0,72%).
Contaminanti ambientali
Una componente importante di campioni non conformi è poi la conseguenza di situazioni ambientali e alimentari particolari. E' il caso della presenza di zearalenone (0,72% nei bovini, 0,18% nei suini) da collegare alla contaminazione degli alimenti, in particolare del mais nel quale lo sviluppo di muffe e micotossine è stato favorito dagli andamenti stagionali. Non a caso anche per le micotossine si è registrato un aumento dei casi. Le contaminazioni ambientali sono poi il motivo della presenza di elementi indesiderati come cadmio, piombo, mercurio e rame. Segno che gli allevamenti sono fra le prime vittime dell'inquinamento ambientale.
E in Italia?
I dati riferiti da Efsa sono aggregati e non consentono di evidenziare la situazione a livello di singola nazione. Interessante è tuttavia segnalare che l'Italia figura sempre ai primi posti per quantità di campioni esaminati in relazione al proprio patrimonio zootecnico. Segno anche questo del buon lavoro di controllo sulle produzioni animali che si attua nel nostro Paese.
30 maggio 2016 Zootecnia