Lo ha detto l'assessore lombardo all’Agricoltura Gianni Fava, incontrando ieri i rappresentanti delle associazioni di categoria e di Federdistribuzione sulle problematiche del settore lattiero caseario.
La situazione complessiva è davvero preoccupante e il mondo produttivo sarebbe pronto – almeno così è hanno fatto trapelare alcune fonti – a compattarsi su alcune misure strategiche come gli aiuti agli indigenti e i programmi di distribuzione alimentare “Latte nelle scuole”.
Al tavolo convocato in Regione Lombardia, l’assessore Fava ha avanzato nuovamente le proposte fatte in un recente incontro con le rappresentanze di categoria (“attendiamo osservazioni di merito e di sostanza” ha detto l’assessore), in particolare sui temi delle aggregazioni, delle sinergie con la grande distribuzione, della necessità di realizzare un impianto di polverizzazione del latte, che sia nella disponibilità pubblica (ma non di proprietà pubblica) per la gestione della materia prima nella fasi di maggiore volatilità del mercato; dell’utilizzo di formule di sostegno al reddito dei produttori attraverso strumenti assicurativi, sulla base di quanto da tempo avviene negli Stati
Uniti con il Milk Protection Program, un programma, a base volontaria, che assicura un sostegno finanziario agli allevatori quando la differenza fra prezzo del latte e costi dell’alimentazione scende sotto il livello di copertura assicurativa scelto dall’allevatore.
“Siamo in una fase di ridefinizione del sistema economico di questo territorio – ha detto Fava - e nessuno si può ritenere chiamato fuori da questo processo. Serve uno sforzo di tutti per riequilibrare la filiera nelle sue diverse componenti. Esistono le condizioni per recuperare una marginalità da redistribuire ai suoi componenti”.
“Solo riconsiderando quanto importante sia il made in Italy – ha proseguito - faremo scelte precise, che toccano poi alla politica. Da qui alla fine dell'anno dobbiamo decidere insieme cosa fare, la crisi non è passeggera. Se diciamo agli agricoltori lombardi che bisogna tirare ancora la cinghia, avremmo una reazione scomposta”.
Filiera verticale
“I costi non sono più comprimibili, soprattutto nel sistema italiano - ha analizzato l’assessore – e dati certi ci dicono che, a fronte della contrazione consistente del valore del latte, non c'è analoga situazione sui prezzi al consumo. Vuol dire che la redditività si sposta, non sparisce. Ed è il motivo per cui abbiamo scelto di verticalizzare la filiera: oggi qui abbiamo tutti gli attori, dal produttore a fino a chi vende latte e formaggio alla massaia. Serve uno sforzo di tutti per riequilibrare la filiera dal punto di vista dei margini, in tutte le parti che la compongono”.
Il valore del made in Italy
“Se resta ancora un valore aggiunto avere una produzione nazionale nel settore, come pensiamo che sia – ha spiegato Fava - allora non possiamo non tutelare un comparto in una regione dove si produce quasi la metà del latte dell’intero Paese. Diversamente, tra un anno l’indice di dipendenza dal mercato estero per un prodotto primario come il latte salirà ancora. Punti di equilibrio nella filiera vanno trovati, perché il livello di emergenza lo abbiamo raggiunto”.
A rischio il 20% delle stalle
"Il 15-20 per cento delle 6.000 stalle lombarde rischia la chiusura, per motivazioni spesso esogene al sistema, non per errori imprenditoriali, ma che rendono le imprese fragili e poco competitive. A chi si sta apprestando a presentare un piano di investimento per ammodernare le proprie stalle, bisogna dire qual è il mercato in cui si inserisce”.
Le rassicurazioni del ministro
Il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, già ieri a Milano dal Consiglio informale dei ministri agricoli dell’Unione europea, aveva cercato di tranquillizzare il settore. Alla domanda precisa di Agronotizie se “per sostenere il settore lattiero caseario italiano prevedete anche il ritiro di forme come aiuto agli indigenti?”, Martina è stato chiarissimo.
“Ce lo siamo già detti – ha risposto – seguiamo l’approccio che stiamo dando come Unione con i regolamenti che sono stati impostati, con le correzioni che si dovranno attuare. Noi continuiamo a chiedere il massimo degli interventi a sostegno delle imprese, per cui tutto quello che possiamo fare per migliorare quell’impostazione lo facciamo”.
Multe latte
Quanto al capitolo quote latte e sanzioni, Coldiretti annuncia con un comunicato che sono partite le riscossioni per oltre 13 milioni di euro in Lombardia per le consegne di latte di circa 300 produttori non in regola con il regime delle quote per gli anni che vanno dal 1995 in poi. Somme che erano rimaste ''congelate'' nei bilanci di caseifici e cooperative (i cosiddetti primi acquirenti) dopo i ricorsi presentati al Tar da parte degli allevatori multati. Adesso i soldi potranno essere incamerati dallo Stato come sanzione per gli splafonamenti.
“Si tratta dell'ultima fase di una vicenda che si trascina ormai da troppo tempo. Una situazione che ha creato tensioni, malumori e danni agli allevatori che invece in questi anni hanno rispettato la legge sulle quote”, spiega Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia.