La lotta alla peste suina africana si fa sempre più serrata e le strategie messe in campo da Giovanni Filippini, che guida l'ente commissariale che detta le regole da seguire, stanno dando i primi risultati.
Campania e Calabria, dove il virus non circola più, sono tornate ad essere zone indenni da questa patologia, come già anticipato da AgroNotizie®.
Grazie all'assenza di nuovi focolai nei suini, in Emilia Romagna la provincia di Piacenza non è più catalogata come zona di massima allerta (restrizioni di terzo livello).
Stessa cosa in Lombardia, con alcuni comuni del lodigiano e del cremonese "promossi" alla restrizione di secondo livello.
Tre livelli di restrizione
A certificare questi risultati ottenuti dall'Italia è la decisione della Commissione Europea presa il 21 novembre dopo aver verificato i risultati raggiunti dal nostro Paese nel contenere l'espansione del virus.
In pratica, rimangono in vigore solo restrizioni di secondo e di primo livello, le meno coercitive.
Ricordiamo che sono classificate come "zona di restrizione di tipo III" quelle dove sono riscontrati casi della malattia nei suini. Come intuibile, si tratta delle aree soggette alle misure più severe.
Le "zone di restrizione di tipo II" sono circoscritte a quelle dove il virus colpisce solo i selvatici.
Infine le "zone di restrizione di tipo I", che pur prive di focolai attivi hanno la "sfortuna" di confinare con aree dove il virus circola.
Obiettivo centrato
Ora il passaggio dalla restrizione di terzo tipo a quello di secondo allenta i condizionamenti ai quali erano sottoposti gli allevamenti di suini, consentendo un "quasi" ritorno alla normalità.
"Un risultato - ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Marcello Gemmato - rilevante per il comparto zootecnico italiano che conferma la validità delle misure adottate e dell'azione coordinata dal commissario Filippini insieme al Ministero dell'Agricoltura e della Salute".
"È stato centrato - ha detto il sottosegretario all'Agricoltura Patrizio La Pietra - un altro importante obiettivo che si aggiunge ai risultati già ottenuti in Calabria, nella capitale e in Sardegna e conferma che una strategia mirata, basata su un coordinamento solido e su controlli costanti, può funzionare anche contro minacce sanitarie molto complesse".
Il virus circola ancora
È stata vinta una battaglia, va ricordato, ma non la "guerra" a questa virosi che continua a essere presente nei cinghiali e che ancora minaccia gli allevamenti di suini.
AgroNotizie® del 15 ottobre ricordava che dal primo gennaio del 2022 al 15 ottobre 2025 erano stati accertati 3.087 casi di peste suina africana nei cinghiali.
Il 24 novembre, a distanza di poco più di un mese, si sono aggiunti altri trenta casi, sempre nei cinghiali.
Sei di questi si sono verificati in provincia di Parma, uno a La Spezia, due ad Alessandria, dodici a Lucca e infine nove a Massa.
Lo "sconfinamento" verso la Toscana conferma la necessità di arginare lo spostamento dei cinghiali e con essi del virus.
Come pure i sei casi nel parmense, area a forte densità suinicola, invitano a tenere alta la guardia e a non cullarsi sui risultati raggiunti.
La lotta continua
Da parte della Lombardia l'assessore regionale all'Agricoltura, Alessandro Beduschi, conferma il prossimo stanziamento di 210mila euro destinati a province e Città Metropolitana per proseguire e rafforzare le attività di contenimento dei cinghiali, con risorse aggiuntive anche alle Polizie provinciali.
Per l'Emilia Romagna, gli assessori alla Salute, Massimo Fabi, e all'Agricoltura, Alessio Mammi, hanno confermato l'impegno a intensificare l'attenzione sulle zone dell'Appennino al confine con Liguria e Toscana.
Per queste attività di controllo le risorse salgono a 1,8 milioni di euro, mentre è in uscita un nuovo bando che dispone 2,7 milioni di euro da destinare alla biosicurezza degli allevamenti.
La dermatite non c'è più
Se la partita contro la peste suina africana resta ancora aperta, può dirsi conclusa l'emergenza per la dermatite contagiosa dei bovini (lumpy skin disease) che aveva messo in allarme soprattutto gli allevamenti della Sardegna.
Anche per questa patologia le autorità sanitarie europee hanno deciso la revoca delle restrizioni.
In questo caso è stato possibile arginare l'espandersi del virus anche attraverso le vaccinazioni oltre che con l'applicazione delle misure di biosicurezza e di controllo necessarie.
Un risultato, ha commentato il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, frutto del lavoro fra tutte le istituzioni interessate e della collaborazione degli allevatori.
E ora c'è la promessa del ministro a "sostenere il comparto assicurando sicurezza sanitaria, competitività e nuove prospettive di crescita per gli allevamenti sardi".































