Gli hanno affibbiato un nome “difficile”, Schmallenberg virus, quasi a sottolineare la difficoltà di diagnosi di questa nuova malattia che colpisce ovini e bovini. Il virus che ne è responsabile appartiene alla famiglia dei Bunyaviridae ed ha fatto la sua comparsa a fine 2011 in Germania (a Schmallenberg, appunto) per poi arrivare anche in Olanda e Belgio. Al momento la malattia è stata diagnosticata in 20 aziende tedesche dove ha colpito sia pecore sia bovini. In Olanda gli allevamenti interessati sono 52, tutti di pecore ed uno di capre, mentre in Belgio i 14 casi sino ad ora denunciati riguardano solo allevamenti di ovini. Ma i casi di malattia potrebbero essere molti di più, vista la capacità di questa tipologia di virus di manifestarsi con segni clinici comuni a molte altre malattie, anche di modesta gravità. Altre volte la virosi può evolvere con segni poco evidenti (stadio subclinico), tanto da passare inosservati.

 

Diagnosi difficile

Nei casi clinicamente manifesti si possono avere febbre, mancanza di appetito, diarrea, sintomi per lo più aspecifici che sembrano andare incontro a guarigione spontanea. Inoltre la mancanza di test sierologici rende più complicate le indagini epidemiologiche. Anche gli animali che non evidenziano segni clinici della malattia hanno tuttavia cali produttivi e sono una possibile fonte di diffusione del virus. Il genere al quale appartiene questo virus (Orthobunyaviridae) gli conferisce forti capacità teratogene, dalle quali deriva la frequenza di malformazioni nei nuovi nati. Le ricerche effettuate sino ad ora escludono la trasmissione del virus da animale ad animale, diffusione che è invece affidata ad insetti vettori, come nel caso della Blue tongue, la febbre catarrale degli ovini che tanti problemi ha creato negli ultimi anni. Ed ora si teme che con la nuova stagione primaverile e con la comparsa degli insetti questa nuova malattia possa diffondersi in altri paesi.

 

Bruxelles lancia l'allarme

Il problema è stato al centro delle attenzioni della Commissione europea che ha sollecitato ulteriori ricerche per conoscere meglio questo virus e per mettere a punto efficaci misure di controllo prima che la presenza degli insetti vettori possa favorire il dilagare della malattia. Forti le preoccupazioni da parte degli allevatori della Sardegna, dove è concentrata una parte rilevante della pastorizia italiana, e che ancora devono risollevarsi dalle crisi di mercato e dai danni causati dalla Blue tongue. Già è stata fatta una verifica sulla provenienza degli animali importati sull'isola nella scorsa estate (periodo nel quale il virus dovrebbe aver iniziato a manifestarsi), verifica che ha permesso di escludere le provenienze da Germania, Olanda e Belgio. Ma non per questo si abbasserà la guardia e le autorità sanitarie dell'isola hanno confermato che si procederà con analisi a campione per avere un controllo della situazione. Intanto dal Centro europeo di prevenzione e controllo delle malattie (Ecdc), si esclude che il nuovo virus sia trasmissibile all'uomo, sebbene per una conferma definitiva sia necessario attendere altre indagini. Punto di riferimento per l'Italia sarà lo Zooprofilattico di Teramo, G. Caporale, che è Centro di referenza nazionale per lo studio e l'accertamento delle malattie esotiche degli animali.