Francois Tomei, direttore di Assocarni, ha scritto una lettera la direttore de "La Repubblica" in seguito alla pubblicazione di un articolo di Carlo Petrini. Questo il testo della lettera:
"Gentile direttore, leggiamo con disappunto, nell'articolo pubblicato il 16 aprile 2011 a pagina 16 e 17, dal titolo 'Se la fabbrica della bistecca produce anche lo shampoo', a firma Carlo Petrini, che "…c'è bisogno di una normativa per garantire il benessere degli animali, per far sì che non si abusi di antibiotici…" e altre informazioni non vere sulla filiera zootecnica. Evidentemente il signor Petrini ignora che nel territorio dell'Unione europea si applicano rigidissime norme di benessere degli animali in tutte le fasi della produzione e che l'eventuale somministrazione di antibiotici agli animali avviene esclusivamente sotto il controllo del medico veterinario, che li prescrive qualora ne ravvisi la necessità.
In ogni caso l'uso di tali antibiotici deve obbligatoriamente risultare in un apposito registro presente in allevamento che rimane a disposizione delle autorità. Tra l'altro, l'eventuale uso del farmaco è obbligatoriamente annotato sul documento che scorta l'animale al macello, dove il medico veterinario dell'impianto verificherà che siano stati rispettati i tempi di sospensione obbligatori che garantiscono che l'antibiotico sia stato completamente eliminato dall'organismo dell'animale.
Il signor Petrini inoltre non dovrebbe rammaricarsi per la chiusura dei macelli pubblici, la cui cessata attività è avvenuta 'ope legis' a garanzia del consumatore italiano, in quanto si trattava di impianti che non rispettavano le stringenti norme igienico sanitarie dell'Unione europea, che invece hanno comportato pesanti investimenti per i macelli privati italiani, che garantiscono ogni giorno prodotti sicuri sulle tavole degli italiani.
Stupisce inoltre che il signor Petrini continui ad accreditare le tesi di sedicenti esperti secondo cui le flatulenze dei bovini contribuiscano all'effetto serra più di quanto facciano i gas inquinanti delle auto. Tali infondate notizie favoriscono unicamente le potenti lobby delle attività realmente inquinanti che spesso, finanziando studi pseudo scientifici o movimenti pseudo ecologisti provano a distogliere l'attenzione dalle reali cause (auto, riscaldamento, sprechi energetici) dell'inaccettabile livello di inquinamento del nostro pianeta. Si preferisce invece mettere sotto accusa una filiera produttiva, quella zootecnica, omettendo di precisare che è ormai noto che proprio gli allevamenti intensivi hanno un minore impatto ambientale grazie a cicli produttivi più brevi e una migliore gestione delle deiezioni che consentono alla filiera di convertire le proprie emissioni in energia fino ad avere un impatto sull'ambiente pari a zero.
Giova anche ricordare che solo grazie all'introduzione di un adeguato livello di proteine animali nella dieta sono state superate in Italia una serie di patologie comuni fino agli anni 50. Ed oggi chi può permettersi di parlare da un punto di vista sazio e snob invitando gli italiani a…mettersi a dieta ignora che il numero talmente esiguo di razze autoctone è appena sufficiente a sfamare gli elitari frequentatori dei ristoranti Slow Food".
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Fonte: Assocarni