Quantificare la produzione degli agrumi siciliani da destinare ai mercati interni ed esteri e un intervento deciso e straordinario su Tristeza virus. Una riduzione fiscale e dei costi della filiera anche per maggiore competitività, compromessa dal costo dei trasporti dalla Sicilia. Ed anche meccanismi di tutela dalle importazioni extracomunitarie. Puntando su innovazioni di prodotto e di processo anche a tutela dell’ambiente e della salute del consumatore, ammodernamento delle colture in funzione del mercato e molto altro ancora. Sono queste in sintesi, le istanze delle associazioni di categoria Agrinsieme (Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop, Agci), Coldiretti, Fruit Imprese e delle industrie di trasformazione siciliane, riunite dal Distretto agrumi di Sicilia, presentate ieri a Roma, nella sede del ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali.

Con lo scopo di programmare, secondo un criterio di concertazione e di condivisione, gli obiettivi e le strategie per il futuro dell’agrumicoltura sia in Sicilia – maggiore regione agrumetata d’Italia - 42 mila aziende, 84 mila addetti diretti, 504mila nell’indotto – che nel resto del Paese.

Al workshop, introdotti dalla presidente del Distretto agrumi di Sicilia, Federica Argentati, sono intervenuti ieri il sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe Castiglione e Rosaria Barresi, assessore regionale all’Agricoltura della regione Sicilia. Erano presenti Rosa Giovanna Castagna per Agrinsieme, Alessandro Chiarelli per Coldiretti, Salvatore Laudani per Fruit Imprese, Vilfredo Rajmo (Associazione industrie agrumarie del Clam) e Corrado Vigo, presidente dell’Ordine degli agronomi siciliani.

“Lo sviluppo della filiera agrumicola –  ha detto il sottosegretario Castiglione - deve muovere dall’adozione di nuove scelte condivise tra i vari attori. Ed è fondamentale avere un’unica mission da portare a termine in stretta sinergia tra Regioni e Governo nazionale utilizzando quegli strumenti della programmazione Ue 2014/20 che favoriscano l’aggregazione delle imprese e la promozione degli agrumi siciliani sui mercati”.

Per l'assessore all'Agricoltura della Sicilia, Barresi, “Il comparto agrumicolo sarà trainante per l'economia siciliana anche grazie al nuovo Programma di sviluppo rurale 2014/2020 che prevede misure a salvaguardia sia delle produzioni che della commercializzazione. Adesso bisogna far conoscere ad un consumatore globale sempre più interessato e attento, le qualità organolettiche e nutritive degli agrumi siciliani. Bene l'azione del Distretto degli agrumi grazie al suo presidente. Ma i produttori devono rafforzare la filiera per non vanificare le azioni di promozione e supporto della Regione. Trasformazione e bio-innovazione, per valorizzare commercialmente ogni singola fase del circuito produttivo sino agli scarti, sono due parole chiave che troveranno sponda nelle azioni della Regione. Avvieremo tavoli tecnici di settore per una maggiore collaborazione con il Distretto e le categorie produttive".

Ha infine concluso la presidente del Distretto Argentati: “La filiera degli agrumi, attraverso un metodo condiviso di lavoro e progettazione, ridisegna il futuro del comparto e lo affida alle istituzioni, perché sappiamo cogliere le opportunità di un settore maturo e consapevole delle proprie potenzialità. Al Governo chiediamo la giusta attenzione per individuare le priorità delle imprese, sostenere e incentivare gli accordi interprofessionali e i progetti di filiera volti allo sviluppo e alla cura rispettosa del territorio”.