La nuova Politica Agricola Comune (Pac), entrata in vigore il primo gennaio 2023, ha rivoluzionato il Primo Pilastro, quello dei pagamenti diretti. In particolare ha destinato il 15% delle risorse ai pagamenti accoppiati, legati cioè alla coltivazione di specifiche specie agrarie o all'allevamento.

 

Si tratta di più di 500 milioni di euro che sono distribuiti tra le differenti aziende che aderiscono a questo strumento di sostegno al reddito. Nello specifico, in questa nuova programmazione è stato confermato il sostegno accoppiato per chi produce grano duro. Ma attenzione, perché per ottenere i fondi bisogna rispettare alcune norme ben precise, tra cui l'utilizzo del seme certificato.

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Sostegno accoppiato, nuovi obblighi per gli agricoltori

Iniziamo con il dire che il sostegno accoppiato al frumento duro si applica solamente alle regioni del Centro e Sud Italia, in particolare: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna, Toscana, Umbria, Lazio e Marche. Dunque, gli agricoltori che hanno l'azienda agricola in queste regioni potranno fare richiesta per il sostegno accoppiato.

 

Se da un lato il legislatore ha voluto sostenere la filiera del grano duro italiano, dall'altro ha imposto una serie di paletti. Il primo riguarda l'impiego di sementi certificate. Per intenderci, quelle con la cartellinatura del Crea. Non si potrà dunque usare il seme aziendale, quello cioè ricavato dal raccolto dell'anno precedente.

 

Le aziende bio possono utilizzare sementi convenzionali qualora quelle in forma biologica non siano disponibili sul mercato.

 

Inoltre, l'agricoltore si deve impegnare non solo a seminare il grano duro, ma anche a coltivarlo e a mantenerlo fino alla maturazione piena delle cariossidi. Cosa molto importante, l'operatore deve rispettare i dettami della condizionalità rafforzata, di cui abbiamo parlato lungamente.

 

Questo significa, ad esempio, non bruciare la paglia dopo il raccolto, pratica ancora diffusa in alcuni areali. Dedicare il 4% della superficie ad aree non produttive e altro ancora.

 

Ma quanto vale il sostegno accoppiato? Per avere un termine di paragone, quest'anno il pagamento unitario erogato è stato di 87,07 euro ad ettaro, a fronte di oltre 888mila ettari accertati. Per l'imminente campagna agraria tutto dipenderà dal numero di agricoltori che faranno richiesta e dall'ammontare di ettari presentato per ottenere il sostegno.

 

"Come già avvenuto in passato, la Politica Agricola Comune si intreccia con il seme certificato, requisito per poter accedere al contributo accoppiato per il frumento duro e per altre colture di rilievo per il nostro Paese, come riso, soia, girasole, colza e barbabietola da zucchero. La motivazione principale di questa scelta strategica va ricercata nella volontà di assicurare la tracciabilità e di migliorare la qualità delle produzioni. Il seme certificato, infatti, garantisce l'identità del materiale di riproduzione impiegato, un'elevata purezza specifica, l'assenza di gravi patogeni e la germinabilità a norma di legge: fattori essenziali per un'agricoltura competitiva e sostenibile" racconta Alberto Lipparini, direttore di Assosementi.