Dati alla mano, l'estate 2020 è al momento una delle più gradevoli degli ultimi anni, quasi da poterla definire "old style", come quelle trascorse prima degli anni 2000. Ma cosa è cambiato? Può essere frutto di un inquinamento decisamente più basso dovuto a tre mesi di lockdown, oppure al naturale ciclo del sole che ha toccato la fase più bassa (e che dicono durerà fino al 2055)?
Una minor emissione di gas serra dovuto al lockdown non avrà purtroppo ripercussioni evidenti sul clima della terra, almeno nel breve e nel medio termine, anche se tra febbraio e giugno 2020 con il blocco di gran parte della circolazione su strada e di quella industriale, sono state immesse in atmosfera quantità decisamente minori di anidride carbonica e di conseguenza l'attività antropica ha prodotto meno gas serra. Ma questo non ha influito sulla temperatura media della Terra.
Ecco perché
Nel 1980 si misuravano 320 ppm (parti per milione) di anidride carbonica nell'atmosfera, significa che su un milione di molecole d'aria, 320 erano di CO2. Nel 2020 la concentrazione di CO2 ha raggiunto circa i 420 ppm con un incremento di gas serra di 100 ppm in 40 anni (pari poco più di 2 ppm anno), con un corrispondente aumento dalla temperatura globale di 1.5° C.
Ma se 100 ppm hanno fatto aumentare la temperatura di un grado e mezzo in 40 anni, allora si deduce che la diminuzione di 1 ppm, come quella al massimo ipotizzabile nel lockdown del 2020 per minori attività umane, comporterebbe, fatti i dovuti rapporti, un calo di temperatura non percettibile.
Tirando le somme è quindi evidente che il calo degli inquinanti non ha prodotto alcun effetto sul clima, anche in termini di pulviscolo in sospensione nell'aria, perché difatti le emissioni sono costituite oggigiorno soprattutto da polveri PM10 (Pulver Matter con diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro) e tale pulviscolo in atmosfera ha sì un potere di riflessione verso lo spazio di una parte della radiazione solare in arrivo, ma dall'altra ha anche il potere di assorbire i raggi solari e quindi trattenere una parte del calore. Quindi gli effetti del PM10 dal punto di vista fisico sulla radiazione solare non hanno particolari condizionamenti.
Una minore attività solare
Il sole è in una fase "molto debole" ovvero negli ultimi 15 anni circa ha perso gradualmente potenza, una variazione più o meno ciclica della propria attività ed è probabilmente la causa naturale più incisiva di variazione del clima su periodi dell'ordine di decenni, secoli e millenni.
Attualmente l'attività solare è scesa al valore più basso degli ultimi 100 anni, ma nonostante gli attesi effetti "refrigeranti" tale calo sulla calura estiva non ha ancora prodotto effetti di rilievo, perché il riscaldamento da global warming ha di gran lunga annientato l'effetto da raffreddamento da minore attività solare.
L'effetto invece fu visibile negli anni '60 e '70 quando un analogo calo della attività solare, ma con minori gas serra, provocò effettivamente un calo della della temperatura globale del pianeta.
Ma allora perché l'estate di quest'anno è la meno calda degli ultimi 20 anni?
La spiegazione è quindi una ed unica: le grandi figure bariche sull'emisfero Nord sono disposte in modo tale da non favorire le grandi ondate di calore in risalita dal Nord Africa, principalmente dovuto all'arretramento della cella di Hadley, che quest'anno è più bassa rispetto al classico andamento, ma quanto basta per non spingere ripetutamente l'anticiclone africano sul Mediterraneo centrale, il quale resta entro la propria sede di appartenenza.
Occorre però sottolineare che non è un'estate propriamente fredda, anzi quella italiana è stata finora complessivamente entro le medie e del periodo.
Tendenza evolutiva
Dalle ultime elaborazioni Noaa non vediamo particolari novità, anzi si conferma una tendenza in linea con la prima parte della stagione estiva. Sembra difatti consolidato il trend molto dinamico che si è instaurato su tutto il continente ove le anomalie termiche non si presentano eccessivamente fuori norma.
L'assetto barico che si è andato a configurare in queste ultime settimane potrebbe inoltre rimanere invariato per diverso tempo. Un assetto sostanzialmente sfavorevole per le grandi e coriacee sortite anticicloniche africane, anche se non mancheranno fugaci presenze, ma sempre intervallate da fasi più fresche atlantiche.
Cosa dovremmo aspettarci per il prossimo trimestre agosto, settembre e ottobre? Nei prossimi paragrafi vi esporremo un'analisi di massima sulle prime elaborazioni stagionali Noaa del modello Seasonal climate forecast CFSv2 per il periodo in esame.
Dalle ultime emissioni i valori termici ed anche le precipitazioni si adeguano alla distribuzione barica, quindi una prelevante circolazione oceanica sul'Europa riuscirà a climatizzare efficacemente un po' tutte le aree mantenendo per il trimestre valori entro le medie su gran parte del comparto euroasiatico.
Nota informativa
Le previsioni stagionali hanno un'attendibilità che si aggira sul 20-30%. Il maggiore interesse nell'ultimo periodo da parte della comunità scientifica porta a studi più approfonditi nel settore e quindi a risultati sempre migliori.