Quello che stiamo vivendo è uno degli inverni più anonimi di sempre, una situazione eccezionale che non ha condizionato solo le condizioni meteorologiche italiane, ma più in generale quelle dell'intero emisfero boreale. Qualche timido segnale è arrivato, ma in forma del tutto effimera tant'è che l'alta pressione tornerà subito dopo la fase più fredda di queste ore.
Un vortice polare in gran forma, come anticipato anche nell'ultimo appuntamento, continuerà a condizionare pesantemente l'assetto barico europeo, mantenendo vive le profonde depressioni nell'Atlantico settentrionale e un teso flusso zonale sulle aree centro-settentrionali del continente, che di tanto in tanto lambirà l'arco alpino portando qualche spiffero più freddo anche più a Sud.
Il punto della situazione
Abbiamo chiuso il mese di gennaio più caldo mai registrato per il continente europeo da quando si effettuano rilevazioni con strumenti professionali. Le temperature si sono attestate costantemente ben oltre la norma di quello che dovrebbe essere il mese più freddo dell'anno, con uno scarto dalle medie trentennali di ben 3,1°C in riferimento al periodo 1981-2010, battendo il quasi irraggiungibile gennaio 2003, seppur con una differenza di appena due decimi di grado.
Un mese eccezionale soprattutto sui settori nord-orientali dell'Europa, ove le anomalie si sono attestate sui 6 gradi oltre le medie, come ad esempio in Svezia, in Norvegia e sul Centro-Sud della Finlandia, tutte zone con un inverno mai così caldo dal 1961 almeno. Anomalie positive non hanno risparmiato nemmeno l'Italia, ma in genere più contenute.
Non va meglio sulle restanti aree del globo, perché l'eccezionalità che ha colpito l'emisfero boreale si riflette negativamente su tutto il pianeta, con il mese di gennaio più caldo della serie storica, superando quello del 2016 e del 2017, declassato quest'ultimo al terzo gradino del podio. Nel complesso a livello globale la temperatura media è difatti risultata di 0,77°C più alta della media trentennale 1981-2010.
Tra le aree più calde troviamo la Russia, quasi tutta l'Europa, la Siberia, gli Stati Uniti, gran parte del Canada, la Cina orientale, il Giappone, l'Australia sud-orientale e su vaste porzioni dell'Antartide. Tra le più fredde, vere e proprie mosche bianche, abbiamo invece l'Alaska, il Canada nord-occidentale, la Groenlandia, il Pakistan, l'India settentrionale, il Sudan e le aree tra Eritrea ed Egitto.
Analisi
Una parentesi dal sapore più invernale ha spezzato questo lunghissimo periodo stabile e insolitamente mite, portando un flusso di correnti più fredde artiche sospinte da una vivace ventilazione settentrionale. Le temperature hanno subito una drastica flessione nel giro di pochissime ore, anche di oltre 10-12 gradi, ma con valori solo prossimi alle medie o solo lievemente inferiori ai livelli tipici stagionali. Nulla di eccezionale quindi, ma era invece fuori dal normale l'autentico assaggio primaverile con temperature diffusamente da record dei giorni scorsi.
Come accennato, l'aria fredda scivolerà rapidamente sul territorio abbandonando l'Italia già in queste ore, dopo aver portato i maggiori effetti sul medio-basso Adriatico e sulle regioni meridionali, ove la neve ha imbiancato fino a quote basse.
Una sostenuta ventilazione continuerà però ad insistere al Centro-Sud, con raffiche che localmente toccheranno ancora i 100 chilometri orari.
Venti che da un lato esalteranno la sensazione di freddo, ma dall'altro rimescoleranno i bassi strati con una percezione sulle aree di pianura addirittura di un aumento termico, specialmente in quelle aree soggette nei giorni scorsi ai fitti banchi di nebbia e dalle possenti inversioni termiche.
Dai quadranti occidentali è già pronta l'ennesima rimonta anticiclonica che, nell'evoluzione verso levante, allontanerà la discesa più fredda artica. Per questo motivo le condizioni meteorologiche torneranno presto pienamente stabili e soleggiate.
Estese gelate
Il flusso freddo, dopo aver raggiunto l'apice nella giornata odierna, andrà gradualmente a placarsi anche se le temperature di riflesso caleranno ancora, in particolare nei valori minimi, con gelate sulla Val Padana e lungo le vallate interne del Centro Italia.
Di nuovo alta pressione
L'anticiclone riconquisterà la Penisola nel fine settimana favorendo un aumento particolarmente sensibile dei valori massimi, anche grazie alle nuove correnti più miti e umide d'origine oceanica.
Tendenza
Il vortice polare, dopo un lungo periodo, è uscito dalla sua sede naturale, il circolo polare. La novità però è che la fuoriuscita è avvenuta sul lato europeo, un evento che in questo inverno si era verificato solo un'altra volta.
Da un'analisi statistica, prima che il vortice possa nuovamente compattarsi all'interno della sua sede, passano in genere almeno 15-20 giorni. Ecco perché ad oggi non escludiamo possibili ulteriori fasi più fredde sull'Europa fino al 20 febbraio circa.
Ne abbiamo individuate tre: la prima non coinvolgerà direttamente l'Italia, ma lambirà solamente le estreme aree settentrionali tra domenica e lunedì, scivolando rapidamente sul bordo settentrionale del promontorio di alta pressione presente sul Mediterraneo, il quale continuerà ad apportare un clima mite non invernale.
La seconda, attorno al 12 febbraio, dopo aver aggirato l'Arco alpino raggiungerà l'Italia dalla porta dei Balcani. Sono previste nevicate anche in pianura su quasi tutta l'Europa centro-orientale, e in questo caso sul nostro paese si attiveranno le classiche deboli nevicate da stau solo sul versante Adriatico.
La terza ondata, in arrivo sull'Italia verso il 16-18 febbraio, è in questo momento in viaggio in piano Atlantico. Si tratta di un'ondata molto fredda in quota, essendo relativamente bassa di latitudine, rende molto probabile un possibile coinvolgimento della Francia meridionale e del Mediterraneo occidentale.