Chiusa definitivamente la stagione calda dell’anno, ci addentriamo a piccoli passi verso l’inverno.
L'autunno è stato fino ad ora molto mite e avaro di precipitazioni in diverse aree dell'Italia, ma ecco cosa dovremo attenderci sotto l’aspetto termico e precipitativo per gli ultimi mesi del 2018. Nei prossimi paragrafi l’analisi delle elaborazioni stagionali Noaa del modello Seasonal climate forecast CFSv2 per la previsione di novembre, dicembre e gennaio.
 

Andamento generale  

La circolazione atmosferica ed alcuni indici oceanici hanno mostrato segnali importanti negli ultimi mesi, che potrebbero influenzare sensibilmente le condizioni meteorologiche del prossimo inverno. 
Uno degli indici in questo momento più significativi è l'Amo, ovvero l’Atlantic Multi-decadal Oscillation: un’oscillazione delle temperature marine superficiali, un fenomeno che normalmente condiziona il clima su gran parte dell’emisfero settentrionale e quindi dell’Europa.
Questa porzione di oceano alterna difatti periodi più caldi a periodi in cui le acque risultano più fredde, con cicli che normalmente si compiono nell’arco dei 25-30 anni. 
Dal 1995 l’Atlantico settentrionale ha subito un graduale riscaldamento, segnando quindi l’ipotetica fase calda, quando invece da metà estate circa ha iniziato a mostrare delle anomalie più marcate che sembrano introdurre il passaggio (normalmente un cambio che si registra nel giro di pochi anni se non mesi) verso la fase fredda. L’ipotesi è sostenuta anche dalle rilevazioni effettuate nei mari a sud della Groenlandia, che hanno rivelato un’anomalia consolidata verso il segno negativo.
L’Amo è un indice molto importante perché nelle fasi più fredde le stagioni invernali tendono a essere più fredde, e se oltretutto in coincidenza con un minimo dell’attività solare, la stagione invernale ha buone probabilità di essere più rigida. 
Ma dall’altra parte incombe però lo spettro delle alte pressioni, che potrebbero idealmente occupare con maggiore frequenza l’areale del Mediterraneo, assicurando all’Europa meridionale un inverno più mite e secco.
 

Circolazione 

Gli indici climatici analizzati suggeriscono per i prossimi tre mesi - novembre, dicembre e gennaio - un'Europa dominata dalla presenza del flusso oceanico, soprattutto nei settori centrali e settentrionali del continente, mentre il Mediterraneo vedrà con una maggior frequenza la presenza dell’alta pressione, anche se non si insedierà in maniera incontrastata.
Saranno comunque possibili delle fasi in cui le correnti atlantiche riusciranno a rompere l’opposizione dell’alta pressione anche sull’Europa meridionale, prospettando per la nostra penisola l’alternanza di fasi anticicloniche (alta pressione, nebbie sulla pianure e valli con bel tempo sulle aree montuose) e periodi in compagnia di piovose perturbazioni, più fresche ma non fredde.
 

Temperature previste 

Nel mese di novembre la stagione ci regalerà un contesto climatico entro i ranghi, con temperature che da nord a sud si disporranno sulle medie trentennali e le precipitazioni dovrebbero ricoprire in maniera uniforme tutte le regioni.
Addentrandoci nella fase più fredda invernale, dicembre e gennaio, grazie alla presenza molto invadente dell’anticiclone, i valori termici faticheranno ad orientarsi verso la normalità, con anomalie positive non eccessive ma molto diffuse su gran parte del continente centro settentrionale.
 

Precipitazioni previste  

La siccità non dovrebbe crearci particolari pensieri, perché alcune fasi umide non mancheranno e probabilmente rientreremo entro le medie del periodo
Le alte pressioni garantiranno però periodi con totale assenza di precipitazioni, pertanto sono attese parentesi di maltempo a tratti intenso, in particolare nell’ultima fase di questo autunno. 
Le perturbazioni atlantiche, anche talvolta con fatica, riusciranno a raggiungere il nostro Paese, portando piogge e nevicate solo sui rilievi più alti della penisola. Le nevicate sulle Alpi potrebbero risultare meno abbondanti dell’anno scorso e dalle ultime elaborazioni pare siano più favorite le regioni del Centro e del Sud, ove le temperature costituiranno un elemento fondamentale.
 

Nota informativa  

Le previsioni stagionali hanno un’attendibilità che si aggira sul 20-30%. Il maggiore interesse nell’ultimo periodo da parte della comunità scientifica porta a studi più approfonditi nel settore e quindi a risultati sempre migliori.

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