Il punto della situazione
Va gradualmente ad assorbirsi la lunga incursione gelida degli ultimi giorni, che ha voluto ancora dire la sua nelle ultime 24 ore per l’evoluzione del vortice ciclonico verso i settori sud orientali.
L’azione di tale nucleo ha attivato un richiamo di aria gelida dai Balcani, nella grande culla tra Alpi Dinariche e Carpazi, ormai diventati una ghiacciaia dove si misurano diffusamente temperature sotto i -10°C in larga parte del territorio, anche in pieno giorno.
Un ammasso di aria freddissima, umida e stagnante che ha costruito un'alta pressione termica, ossia garantita dal solo fatto che tutta “quella roba lì” è densa, pesante.
La perturbazione transitata nei dintorni della Penisola non è quindi riuscita a scalfire il muro, e anzi non è arrivata nemmeno alle Alp che proteggono il "piccolo frigorifero" in Pianura Padana, già capace nelle notti degli ultimi sette giorni di toccare -8/-10°C.
Il fronte oceanico è stato quindi costretto a scivolare tra Corsica e Sardegna, innescando un richiamo di parte dell'aria incastrata tra le montagne balcaniche verso le valli montane naturali, in primis la Porta della Bora a Trieste, dalla quale è fluito un respiro gelido e umido in direzione dell'Appennino e della pianura aperta, fino ad arrivare al Piemonte dopo aver colmato la conca padana.
La Bora ha spinto forte per alcune ore, arrivando a sfiorare i 100 km/h proprio a Trieste, meno sulle coste venete, romagnole e marchigiane, ancor meno nelle aree pianeggianti.
Il contesto ha garantito finalmente anche qualche fiocchetto coreografico sulle pianure, Prealpi e il pre-Appennino, ove la folata gelida ha trovato un ostacolo che ne ha frenato la corsa.
Discorso diverso invece per le regioni del Centro e del Sud, che hanno visto ben più di qualche fiocco. Misure itineranti effettuate dalla Protezione Civile del Molise indicano che nell’area dei Monti Frentani (tra Trivento e Bonefro) il manto nevoso ha costantemente superato i 130 centimetri, con punte di 160 centimetri a quote comprese tra 500 e 900 metri.
Ma dove ha realmente nevicato di più?
In termini assoluti, ancora una volta è il versante nord - orientale della Maiella a detenere questo record, con cumulate attualmente presenti al suolo di 180 centimetri alla Maielletta. Con ogni probabilità, considerando l’assestamento del manto, molto intenso con questo tipo di nevicata, si può ipotizzare che nell’area possano essere caduti fino 250 centimetri di neve in meno di 72 ore.
Analisi
La perturbazione in arrivo fungerà da apripista ad una nuova intensa irruzione gelida.
Inizialmente il freddo verrà mitigato da correnti più miti occidentali: si tratterà di aria più temperata ed umida frutto di un richiamo prefrontale dovuto all’avanzamento del nucleo depressionario, cui seguirà l’ennesima discesa d'aria fredda, questa volta di matrice artico-marittima.
Il peggioramento potrà riservare nevicate sino al piano al Nord, per l'aria gelida ancora stagnante nei bassi strati.
Il maltempo scivolerà poi gradualmente sulle regioni centrali, meridionali e sulle Isole Maggiori nel weekend, ma con neve localizzata solo sui rilievi.
Tendenza
Dopo il primo impulso artico che colpirà il territorio italiano nelle cuore del fine settimana, ne arriverà quindi un altro durante la prima metà della prossima settimana.
Il contesto si preannuncia interessante dato che è attesa una più vigorosa colata artica, stavolta in discesa dal comparto baltico-scandinavo. La manovra verrebbe incentivata dall’inclinazione verso a nord-est dell'anticiclone nordico, che schiaccerebbe il nucleo di artico-marittimo nel cuore del Mediterraneo, alimentando la pre-esistente circolazione depressionaria e causando un possibile aggravamento della situazione invernale.
Le nevicate potrebbero presentarsi copiose sino alle quote pianeggianti, in particolare sui settori adriatici, ma senza escludere il coinvolgimento anche delle aree tirreniche e della Sardegna.
La durata e l’incisività dipenderanno dalla disposizione del vortice depressionario, che potrebbe comunque stazionare a lungo sull’Italia.
Evoluzione in breve
Prossimi 10 giorni: una breve tregua interverrà nelle prossime ore, servirà per il passaggio del testimone tra il passato periodo freddo e la nuova forte irruzione artica che colpirà il Paese dal 15 gennaio.
Vortice artico dal 15 al 20 gennaio: sul medio e lungo termine il modello europeo Ecmwf vede la formazione di un nuovo blocco anticiclonico in pieno atlantico, capace di spingersi fin sui settori più settentrionali. Questo permetterà a una profonda saccatura artica di affondare nel cuore dell’Europa centro-meridionale.
Questa volta saranno le aree maggiormente colpire risulteranno le centro-settentrionali, in particolare l’Appennino ed i settori adriatici.