Fitosanitari di nuovo al centro dei dibattiti al Consiglio Ue Agricoltura: l'Italia ritiene irrealistico un taglio del 50% entro il 2030 e critica gli obiettivi di riduzione differenziata nei vari Paesi Ue. Perplessità da molti Stati membri per gli oneri amministrativi verso le aziende e per la riduzione dei fitosanitari nelle aree sensibili.

"Non agire costerà molto di più rispetto all'agire", ha detto la commissaria Ue per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakidou, difendendo lo studio della Commissione Europea e garantendo che la sicurezza alimentare non verrà messa a repentaglio.

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Dimezzare i fitosanitari entro il 2030, irrealistico per l'Italia

Durante il dibattito pubblico all'ultimo Consiglio Ue Agricoltura, l'Italia ha espresso forti dubbi sulla valutazione di impatto della Commissione Europea in merito alla riduzione dei fitosanitari.

 

"Gli obiettivi di riduzione dei fitosanitari fissati al 2030 pari al 50% a livello di Unione non appaiono assolutamente realistici - ha detto il sottosegretario all'Agricoltura Luigi D'Eramo - soprattutto se consideriamo che il regolamento sulle nuove ibridazioni genomiche non sarà attuato prima del 2026", ha aggiunto riferendosi alla proposta europea sulla realizzazione di nuove tecniche di revisione del genoma, che dovrebbero offrire nuove possibilità di produrre alimenti in maniera più sostenibile, ricorrendo a colture che richiedono meno acqua, fertilizzanti o prodotti fitosanitari.

 

Secondo l'Italia, nello studio mancano anche dei dati che giustifichino l'attribuzione di obiettivi differenziati fra gli Stati membri, senza rischiare che vengano falsate le condizioni di libera concorrenza in Ue. Il sottosegretario D'Eramo ha mosso alcune critiche anche verso la quantificazione irrealistica degli oneri amministrativi per le aziende e verso la definizione di vite e pomodoro come colture "non essenziali" alla sicurezza alimentare.

 

Riduzione dei fitosanitari: la strada è ancora lunga

Oltre all'Italia, quasi tutti i ministri europei dell'Agricoltura, e in particolare quelli di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Finlandia, hanno espresso perplessità su alcuni punti dello studio della Commissione in merito alla riduzione dei fitosanitari, sostenendo che manchi ancora una base solida per valutare l'impatto della riduzione in ciascuno Stato membro, ed esprimendo preoccupazione per la riduzione dei fitosanitari nelle "aree sensibili", zone di importanza cruciale per alcune specie o tipi di habitat ma comprendenti anche zone agricole.

 

Oltre a questo, secondo i ministri sono ancora poco disponibili delle alternative ai fitosanitari chimici, e l'aumento dei prezzi degli alimenti e degli oneri amministrativi verso le imprese agricole potrebbe impattare gravemente sui cittadini.

 

Stella Kyriakides: "Nessun pericolo per la sicurezza alimentare"

Secondo la commissaria europea per la Salute e la Sicurezza Alimentare, Stella Kyriakides, le informazioni raccolte nella valutazione di impatto di un'eventuale riduzione dei fitosanitari sono chiare. "Sul lungo termine il costo di non agire sarà molto più alto di quello dell'agire", ha ricordato ai ministri la commissaria, sostenendo che la Commissione è pronta a collaborare con gli esperti del settore per delle soluzioni concrete, in particolare per trovare un equilibrio a livello Ue e nazionale.

 

"Una riduzione dei fitosanitari è già stata raggiunta senza mettere a repentaglio la sicurezza alimentare", ha continuato la commissaria, sottolineando il lavoro svolto negli ultimi anni dagli Stati membri.

 

Infatti, secondo il portale dedicato ai target di riduzione dei fitosanitari, nel 2021 l'Ue ha ridotto rispettivamente del 33% e del 21% i fitosanitari chimici e quelli pericolosi.

 

Nonostante le varie perplessità sulla questione, resta vivo l'obiettivo degli Stati membri di discutere nuovamente il dossier per raggiungere un accordo prima della fine della presidenza spagnola, attualmente alle redini del Consiglio Ue. Ma la strada da percorrere è ancora lunga.