Il mancato raggiungimento della maggioranza qualificata per la proroga della scadenza dell'autorizzazione europea del glifosate ha costretto la Commissione Ue a fissare in tutta fretta una riunione del Comitato di Appello che il 15 novembre voterà la proposta di prorogare di 12 mesi la scadenza dell'erbicida più controverso della storia della fitoiatria.
Come funziona il comitato di appello
Il Comitato di Appello (Appeal Committee) è presieduto dalla Commissione Ue ed è composto dai rappresentanti dei Paesi membri solitamente di un grado più elevato rispetto a quelli inviati negli altri comitati.
Ad esempio, se l'Italia allo Scopaff – pesticides legislation, il Comitato che prende le decisioni in materia di approvazione di principi attivi ad attività fitosanitaria, è rappresentata da un dirigente dell'Ufficio che si occupa di queste materie (l'Ufficio VII), al comitato di appello l'Italia potrà essere rappresentata dal direttore stesso dell'ufficio, o della Direzione cui appartiene questo ufficio (Direzione Generale per l'Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione) o, magari, anche dallo stesso Ministro della Salute (cosa peraltro abbastanza improbabile).
In seno a questo Comitato vigono le regole degli altri Comitati e in particolare lo stesso meccanismo di maggioranza qualificata, che si raggiunge col 55% dei Paesi che devono rappresentare il 65% della popolazione europea.
Cambierà qualcosa?
Nelle ultime 8 occasioni in cui il Comitato di Appello si è riunito, le sue decisioni non hanno mai bloccato la proposta della Commissione, che, tranne che in una occasione, è stata portata avanti indipendentemente dall'esito della votazione. In particolare, non si è mai raggiunta la maggioranza qualificata tranne che nella riunione del 27 novembre 2017, in cui a sorpresa l'esito fu favorevole alla proposta della Commissione. Indovinate cosa si votava? Ma naturalmente il precedente rinnovo dell'approvazione europea del glifosate!
In quell'occasione il colpo di scena fu provvidenziale per la Commissione, che mai si sarebbe azzardata a rinnovare – seppure per soli 5 anni – l'approvazione più controversa del dopoguerra in assenza di una maggioranza qualificata degli Stati membri.
Adesso le situazione dovrebbe essere leggermente diversa, una proroga non è un'approvazione, ma secondo noi la Commissione spera anche questa volta in un provvidenziale voltafaccia, magari proprio di uno Stato relatore, che dovrebbe essersi accontentato di aver mandato un inquietante avvertimento.
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Fonte: Agronotizie