Biodinamica sì, biodinamica no. Mai come ora la discussione sulla biodinamica è stata così accesa, a partire dalle recenti discussioni e relativa votazione al Senato sul DDL 988 circa il biologico e, quindi, anche il biodinamico. Votazione finita con un quasi perfetto plebiscito di sì, "rovinato" da un unico voto contrario, ovvero quello della senatrice Elena Cattaneo, la quale aveva anche avanzato la richiesta di alcuni emendamenti, senza però ottenere risultati.

Nei giorni scorsi è stato poi tenuto un webinar dedicato alla biodinamica dal titolo “Una review scientifica in agricoltura biodinamica. Il contributo alla sperimentazione all’azienda agricola universitaria Montepaldi”. Tale evento sarebbe stato inserito fra quelli formativi del ciclo XXXVI del Dottorato di ricerca in Scienze agraria e ambientali dell’Università di Firenze. A moderare, Alessandro Maresca di Terra & Vita.


La review sul biodinamico

Finalmente, verrebbe da dire. Perché è da tempo (almeno dal 2018) che si sente parlare della ormai famosa review di 147 pubblicazioni che sosterrebbero la bontà delle pratiche biodinamiche. Una review della cui esistenza sono stati informati ovviamente anche i Senatori che hanno recentemente votato il citato DDL 988 sull’agricoltura biologica e biodinamica. Sul termine stesso di "review" e sulla sua effettiva reperibilità sono stati avanzati però taglienti dubbi, visto che prima o poi, dopo anni di annunci e di presentazioni, una pubblicazione finale dovrebbe pur arrivare.
In attesa che tale pubblicazione sia reperibile, quindi vagliabile anche per ciascuna ricerca citata, proviamo almeno a fornire una sintesi di quanto presentato durante il webinar fiorentino. Dal punto di vista dell'origine geografica le 147 pubblicazioni, trovate tramite ricerche per parole chiave su internet, deriverebbero per il 54% dall'Europa con l'Italia che ne avrebbe prodotte ben il 67%, cioè una cinquantina. Di queste, però, ne sono state selezionate solo 68, vero numero che andrebbe citato in realtà, sebbene si comprenda che tale valore sia meno della metà di quello da anni annunziato. Giusto poi per fare un paragone, stando almeno a quanto riportato dalla relatrice, Margherita Santoni, dottoranda, su agricoltura biologica e agricoltura integrata di pubblicazioni ne sarebbero state trovate rispettivamente 5.498 e 6.676. Quindi, si sta parlando più che altro di un piccolo passo per la ricerca, ma un grande passo per la biodinamica, per lo meno considerando quanto emerge dalla comunicazione enfatica reiterata sulla review stessa. Come criteri utilizzati per selezionare le ricerche da tener buone, sono state incluse solo quelle rinvenute su riviste con Impact Factor superiore a 2, selezionando fra queste il primo quartile, cioè il 25% superiore. Visti tali criteri, nonché i numeri citati poco sopra, sarebbe peraltro interessante sapere quante di queste pubblicazioni sulla biodinamica sarebbero comparse nel primo quartile se la review avesse abbracciato tutto lo scibile disponibile sull'agricoltura in senso lato.

Sia come sia, delle 68 ricerche sopravvissute a tale filtro metodologico, 42 sarebbero incentrate sulle pratiche agricole applicate in orticoltura, viticoltura, olivicoltura e seminativi. Di queste solo due avrebbero però toccato i famosi "preparati" impiegati obbligatoriamente in biodinamica, trattando purtroppo del solo preparato 500, meglio conosciuto come cornoletame. Su tutti gli altri preparati esistenti e utilizzati, invece, nulla è dato sapere. Sul tema della sostenibilità delle pratiche biodinamiche, invece, sarebbero 15 i lavori selezionati, inclusivi degli aspetti ambientali ma anche economici. Infine 11 sarebbero le pubblicazioni sul tema della qualità dei prodotti biodinamici, sempre a confronto con quelli biologici e quelli "convenzionali". In sostanza, la review avrebbe semplicemente suddiviso in tre differenti rami quanto reperito su web, realizzando dei sottoinsiemi in cui le prove raccolte appaiono però troppo poche e troppo disperse circa i parametri trattati per poter trarre conclusioni statisticamente robuste. Peraltro, contrariamente a ciò che si sarebbe potuto pensare dopo i pluriennali annunci, oltre a non essere 147 bensì molte meno, le pubblicazioni selezionate non sono state nemmeno unidirezionali a favore della biodinamica. Dalle prove, di cui nel webinar sono stati forniti solo brevi cenni, emergerebbero infatti dati talvolta contraddittori fra loro. In alcuni casi il parametro oggetto di studio sarebbe migliore nel biodinamico, in altri no. Espressi percentualmente, il 64% dei confronti sarebbero risultati a favore della biodinamica, deducendo per inverso un 36% che non confermerebbe le tesi proposte.

Dal punto di vista delle conclusioni scientifiche da trarre, però, tale raffronto percentuale poco significa, dal momento che non è data sapere la potenza statistica delle singole prove, né è stata condivisa durante il webinar l'entità delle differenze riscontrate. In un prossimo futuro, si spera, sarà magari possibile analizzare le diverse ricerche al fine di valutare il peso e la significatività relativa di ciascuna. Per ora nulla è possibile dire di più.


Quello che ci si aspettava, ma che non c'è

Circa le& diverse conduzioni agricole, biologico, biodinamico e integrato, bello sarebbe inoltre trovare ricerche svolte nello stesso appezzamento, per più anni successivi, ponendo a confronto tesi perfettamente comparabili fra loro. Risultato ottenibile solo isolando di volta in volta le singole variabili di interesse. In tal modo si potrebbero annullare le differenze dovute dall'operare in campi e condizioni ambientali non omogenee. Un approccio che potrebbe essere applicato anche nell'ambito delle singole conduzioni prese separatamente.

Per esempio, in caso si dovesse anche appurare che la conduzione biodinamica influenza davvero il tasso di sostanza organica nel terreno rispetto al campo condotto a convenzionale (limitrofo, non a dieci chilometri di distanza), bene sarebbe comprendere a cosa sia dovuta tale differenza, sempre a patto questa risulti significativa. In pratica, sono stati i preparati biodinamici applicati, oppure è solo perché è stato richiesto meno alla coltura, oppure ancora sono state seminate le più opportune piante da sovescio nel mezzo dei filari? Perché nel primo caso si dovrebbe ammettere che, pur non sapendo ancora come, i preparati biodinamici in qualche modo qualcosa fanno. Ma in tal caso servirebbe un numero consistente di prove tutte concordanti (pagate da Demeter, non dalla ricerca pubblica), svolte secondo le linee guida accettate dalla comunità scientifica mondiale, e non solo una spot, magari gravata da metodi sperimentali fallati. In caso contrario, se cioè i preparati biodinamici fallissero nelle prove, si dovrebbe invece concludere che questi andrebbero considerati ininfluenti e quindi derubricabili alla stregua di una folcloristica "tradizione".

Questo termine virgolettato non è stato scelto a caso, in quanto sono stati diversi i convenuti al webinar fiorentino che hanno sottolineato come, in fondo, i preparati in sé per sé non dovrebbero più essere il centro della discussione quando si parla di biodinamica, derubricandoli appunto a mera "tradizione". La spinta suggerita sarebbe infatti quella di approfondire più che altro gli aspetti “sistemici” e “olistici” della biodinamica. Tradotto, guardare al risultato finale senza dare troppe spiegazioni su quali siano stati i pesi specifici dei singoli fattori. Preparati in primis. Perfino gli insegnamenti primigeni di Rudolf Steiner pare inizino ad apparire anacronistici agli occhi di qualcuno, sottolineando come ormai siano vecchi di circa un secolo. Alcuni tra i partecipanti al webinar si sono infatti chiesti cosa mai direbbe Rudolf Steiner se fosse vivo oggi, in un mondo ultratecnologico che rispetto ai suoi tempi ben poco ha in effetti da condividere.

Sembra quindi che i biodinamici stiano meditando di spostare il baricentro della loro comunicazione su temi meno rischiosi in chiave di analisi scientifiche future, puntando più che altro sui temi agronomici e abbassando di concerto il volume su quelli più esoterici che a quanto pare stanno cominciando a generare qualche imbarazzo nell'associazione stessa. E di ciò non vi è alcunché di cui stupirsi, visto che v'è da sospettare che nemmeno loro credano davvero a mai meglio specificate forze cosmiche, influenze astrali e componenti spirituali ed esoteriche contenute in teschi, corna e vesciche. Forse in futuro vedremo una salutare e razionale presa di distanza dall'onnipresente astrologia, come pure dai sentori di omeopatia e di "biodinamizzazione"? Chissà.

Se ciò accadesse davvero, allora il DDL 988 avrebbe pienamente senso, divenendo l'agricoltura biodinamica una forma particolarmente intransigente di agricoltura biologica. E basta. Mettendo finalmente d'accordo molti, sebbene non certo tutti.