Come utilizzare le nuove tecnologie per rendere la distribuzione dei prodotti fitosanitari più sostenibile? Una domanda impegnativa a cui si è tentato di rispondere in un convegno che si è tenuto venerdì 3 marzo 2017 presso la Cantina sociale di Albinea (Canali - Reggio Emilia).
L'incontro è stato organizzato dal Consorzio fitosanitario provinciale di Reggio Emilia e dalla Società agraria di Reggio Emilia

"Noi tecnici dobbiamo dare una visione - spiega Lorenzo Catellani, presidente del Consorzio fitosanitario provinciale di Reggio Emilia - ed una prospettiva. Crediamo che sia importante ridurre la quantità di agrofarmaci e fertilizzanti ed essere quindi più sostenibili. Il nostro Consorzio è da anni in prima linea su questo aspetto".

Formare e comunicare
"L'applicazione dei prodotti fitosanitari è un problema complesso - commenta Anselmo Montermini del Consorzio fitosanitario provinciale di Reggio Emilia - che ha radici profonde. Già nei primi anni '80 del secolo scorso diversi docenti mettevano in evidenza questo aspetto. In quel momento iniziarono a lavorare insieme 'meccanici' e 'fitopatologi'. Non fu subito 'amore', ma si aprì una strada di ricerca e sviluppo che ancora oggi è in piena evoluzione. Il coronamento di tanto lavoro è stata la Direttiva 2009/128/CE, recepita dal D.Lgs. 150/2012, ed entrata in vigore in Italia nel gennaio 2014".

"E' necessario ricordare il peso dell'azione 1, ovvero la 'Formazione e prescrizioni per gli utilizzatori, distributori e consulenti'. Tutto questo però
- continua Montermini - non ha portato delle grandi novità. Dove abbiamo sbagliato? Probabilmente ci è mancato il trasferimento al campo di tanto sapere. Abbiamo quindi sbagliato la comunicazione? Oggi sono ancora pochi gli agricoltori che hanno acquisito questa conoscenza delle tecniche e delle azioni per un'agricoltura sostenibile".
 
Una fase dell'incontro sulla difesa sostenibile che si è tenuto a Reggio Emilia
(Fonte foto: © AgroNotizie)

La manutenzione delle macchine è importante
"Per garantire una idonea distribuzione degli agrofarmaci - spiega Paolo Balsari, professore presso il Disafa dell'Università di Torino - è necessario usare attrezzature efficienti e correttamente regolate, ottimizzandone l'efficacia biologica e nel contempo contenendo le perdite di prodotto al di fuori del bersaglio.
Oggi in Italia abbiamo circa 650mila macchine irroratrici, sia per colture arboree che erbacee, con un'età media superiore ai dieci anni: obsolete e tendenzialmente mal regolate. Si stima che oltre il 70% del prodotto distribuito non raggiunga il bersaglio. Tutto questo non è in linea con gli obiettivi di maggiore salvaguardia ambientale, prevista dalla Direttiva 128/2009 e recepita nel Pan-Piano d'azione nazionale in vigore dal 2014".

"Tra le misure previste dal Pan
- continua Balsari - vi sono anche quelle del controllo funzionale periodico ed obbligatorio delle macchine usate per scopi professionali, corretta regolazione, adozione di misure atte a prevenire i fenomeni d'inquinamento. Di fondamentale importanza per raggiungere questi obiettivi è la formazione. Solo attraverso la maggiore conoscenza l'agricoltore potrà operare in modo sostenibile".
 
Giannantonio Armentano dell'Informatore agrario modera l'incontro
(Fonte foto: © AgroNotizie
)

Anche l'agronomia fa la sua parte
La difesa passa anche dalla corretta gestione agronomica delle piante e non solo dal corretto uso dei prodotti e delle macchine.
"Le scelte della viticoltura - dichiara Cristina Bignami del dipartimento di Scienze della vita dell'Università di Modena e Reggio Emilia - sono orientate a rispondere alle esigenze di redditività, semplificazione di gestione ed alle aspettative di qualità. Per qualità si intendono sia le caratteristiche sensoriali e salutistiche del vino, ma anche quelle ambientali.
In questo contesto la gestione della chioma ha un ruolo multifunzionale, con ricadute sulla qualità e quantità della produzione e sulla sanità della chioma e dell'uva. Ad esempio una chioma ben arieggiata e ben formata va nella direzione dell'ottimizzazione della difesa e dell'efficienza del vigneto. Inoltre la costruzione di una superficie fogliare adeguata in rapporto alla produzione, assicura una buona produzione ed una buona ricostruzione delle riserve".

"Dobbiamo quindi
 - continua Cristina Bignami - valutare lo stato di equilibrio vegeto-produttivo del vigneto per capire gli interventi colturali e per orientare le scelte di gestione della chioma. Tra gli indici di riferimento, la quantità di superficie fogliare totale ed esterna ed il loro rapporto, il numero di strati fogliari, la porosità della chioma, la percentuale di grappoli esterni, il numero o il pelo delle femminelle, il peso del legno di potatura invernale ed i rapporti tra superficie fogliare e peso dell'uva prodotta e tra peso del legno di potatura invernale/peso dell'uva (indice di Ravaz), sono misurabili e in parte rilevabili tramite osservazione visiva.
Questi indicatori si stanno oggi integrando con le opportunità offerte dalle tecnologie di rilevamento prossimale o remoto".

 
Un altro momento del convegno
(Fonte foto: © AgroNotizie)

Bisogna passare alle dosi variabili
"La legislazione europea - spiega Gianfranco Pergher del dipartimento Scienze agrarie, ambientali, alimentari e animali dell'Università di Udine - stabilisce che l'impiego degli agrofarmaci può essere autorizzato solo se essi, o i loro residui, non causano 'nessun effetto nocivo sulla salute umana né alcun effetto inaccettabile sull'ambiente' (Direttiva 2009/128/CE; Regolamento CE 1107/2009 in particolare art.4, commi 2 e 3). Per soddisfare questi importanti principi è necessario che le dosi non superino i valori massimi ammessi per limitare l'impatto sull'ambiente e sulla salute, ma allo stesso tempo siano efficaci nel controllo dei patogeni. Non è facile garantire ambedue le esigenze attraverso una distribuzione a dose costante (quantità fissa di fitofarmaco per attaro)".

"Questa distribuzione
- prosegue Pergher - causa depositi a bersaglio tanto più alti quanto minore è l'estensione della superficie da trattare e viceversa. Tutte le colture arboree infatti presentano ampie variazioni di Lai-Leaf area index sia nel corso della stagione, sia in funzione di altri fattori come l'età, la cultivar, il sesto d'impianto, la forma d'allevamento e la tecnica colturale. Ciò comporta, a dose fissa, variazioni nei depositi medi dell'ordine di 1:5 su frutteto e di 1:4 su vigneto".

"Da qui
- continua Pergher - l'interesse per i metodi e le tecniche di distribuzione a dose variabile, in grado cioè di adeguare la dose dell'agrofarmaco soprattutto nel caso delle colture arboree e del vigneto, basandosi su parametri colturali come le dimensioni della chioma, la distanza fra le piante, la densità fogliare ed altro.
Dobbiamo segnalare che tutte le irroratrici a dose variabile per colture arboree fin qui proposte funzionano a volume variabile, ossia si varia la portata degli ugelli mantenendo costante la concentrazione. Ciò comporta però un problema: non è possibile prevedere con precisione il volume di miscela da preparare per trattare una certa superficie, e di conseguenza è molto probabile che, alla fine del trattamento, rimangano consistenti residui di miscela in serbatoio, con i relativi problemi di gestione e di smaltimento.
Il problema può essere risolto abbinando alla distribuzione a dose variabile un sistema di iniezione diretta o in linea".

 

Per l'iniezione diretta c'è Rtm 101
Oggi quindi la tecnologia ci dà le soluzioni per distribuire prodotto in modo sempre più preciso e con il minor impatto possibile. "Rtm 101 (Real time mixer) - spiega Luca Casoli del Consorzio fitosanitario provinciale di Reggio Emilia - è un accessorio dedicato alla distribuzione di prodotti fitosanitari e fertilizzanti, solidi e liquidi, installabili su irroratrici di qualsiasi tipologia.
Il sistema consente la miscelazione dei formulati direttamente sulla linea di distribuzione a valle della pompa impiegando una pompa supplementare per l'iniezione del fitofarmaco puro o concentrato. Il serbatoio principale contiene così solo acqua. Il prodotto viene prelevato in ragione della concentrazione prevista, miscelato in acqua ed immesso nella linea di distribuzione, previo passaggio in circuito di omogeneizzazione, con possibilità in qualsiasi momento di interrompere l'erogazione di ciascun singolo formulato. L'interfaccia software consente la preliminare programmazione delle concentrazioni con possibilità di variazione in funzione dei parametri operativi".

"Presenta numerosi vantaggi: assenza di residui in serbatoio, non occorre lavare il serbatoio e gran parte del circuito, si eliminano le fasi di preparazione e i rischi d'inquinamento e contaminazione dell'operatore. Altri aspetti sono: possibilità di variare progressivamente le concentrazioni di ciascun formulato, riduzione degli errori legati al dosaggio, eliminazione dei problemi di compatibilità, possiblità d'interrompere l'applicazione in qualsiasi momento, possibilità di applicazioni localizzate, tracciabilità dell'applicazione su attrezzature con recupero deriva"
ha concluso Casoli.