La Commissione europea ha rinnovato lo stop ai neonicotinoidi almeno fino a fine 2017, ammettendo deroghe solo per il loro utilizzo in serra; si attende ora la valutazione finale della commissione internazionale congiunta Paff.
In attesa della decisione finale
Lo scorso ottobre l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) aveva pubblicato tre valutazioni preliminari sui neonicotinoidi per i quali sono in vigore delle restrizioni dal 2013 - ovvero il Clothianidin, l’Imidacloprid e il Thiamethoxam - e delle deroghe solo per il loro utilizzo in serra alla luce della correlazione tra l'impiego di agrofarmaci e il declino nella popolazione delle api.
Entro la fine del 2017 arriverà la decisione finale della Commissione europea presa insieme agli Stati membri e attraverso lo Standing committee on plants, animals, food and feed (Paff Committee).
Ambientalisti contro mondo dell’industria
Nei giorni scorsi, le associazioni di categoria di industria e agricoltori europei da un lato e Ong ambientaliste dall'altro si sono sfidate a colpi di studi scientifici sull'impatto dei neonicotinoidi.
Ambientalisti: neonicotinoidi minacciano la biodiversità
Nel rapporto 'Rischi ambientali degli insetticidi neonicotinoidi'- che costituisce una revisione di numerosi studi scientifici pubblicati dal 2013 e commissionata da Greenpeace all'Università del Sussex (Regno Unito) - si legge che “gli insetticidi neonicotinoidi minacciano seriamente non solo le api, ma anche bombi, farfalle, insetti acquatici e persino uccelli, con possibili ripercussioni su tutta la catena alimentare".
Per questo motivo Greenpeace Italia chiede al ministro all’agricoltura italiano Maurizio Martina di “impegnarsi a nome dell’Italia per l’emanazione di un bando europeo totale e non più parziale”.
Industria farmaceutica: bando neonicotinoidi danneggia economia e ambiente
Secondo lo studio “Severe economic and environmental damage” - commissionato dall’associazione industriale europea Euroseeds - la messa al bando di una serie di neonicotinoidi ha assestato un duro colpo a settori come quello della produzione dell’olio di semi.
Uno studio più approfondito commissionato da Syngenta e da Bayer riporta questo settore avrebbe subito una perdita in Europa di 912mila tonnellate di coltura, un calo del 6,3 per cento in meno di qualità e un aumento medio di fertilizzante a foglia utilizzato dello 0,73 di applicazioni per ettaro.
Un costo, secondo lo studio dell’industria farmaceutica, che si ripercuote anche sull’ambiente, nel dettaglio in un aumento di insetticidi da foglia (0,03 milioni di tonnellate di Co2) e di 1,4 milioni di metri cubici di acqua.
26 gennaio 2017 Difesa e diserbo