'La direttiva sull'uso sostenibile dei fitofarmaci e l'agricoltura integrata: da obbligo ad opportunità' è il titolo del convegno organizzato da consorzio 'Il biologico' e Istituto di entomologia e patologia vegetale che si terrà il 25 novembre 2010 a Piacenza, presso il Centro congressi dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.
L'evento ha il patrocinio di Aipp (Associazione italiana per la protezione delle piante), Aissa (Associazione italiana società scientifiche agrarie) e Regione Emilia-Romagna.
La recente direttiva CE 128/2009, uscita quasi contestualmente al nuovo Regolamento che sostituisce la direttiva 91/414 in materia di autorizzazione dei fitofarmaci, impone un'importante riflessione sul futuro di quella che da sempre viene chiamata 'produzione integrata' e da qualche tempo si sta declinando come 'agricoltura integrata'.
La direttiva, incentrata sulla necessità di trovare un ambito di utilizzo di fitofarmaci maggiormente ecosostenibile, impone a partire dal 2014 alcuni obblighi in relazione ai criteri generali della difesa integrata. Nello specifico, impone un monitoraggio dei dati meteorologici e delle avversità delle coltura, l'elaborazione dei dati di monitoraggio per i servizi di preavviso ed avvertimento, il coordinamento dell'assistenza tecnica ed il controllo sui criteri obbligatori: in sostanza, quegli obblighi che costituiscono la base del processo di produzione integrata.
L'insieme di questi obblighi costituisce, quindi, un'occasione imprescindibile per sfruttare l'esperienza maturata dal sistema produttivo italiano da ormai quasi un quarantennio e coordinare gli sforzi per dare maggiore omogeneità ad esperienze interessanti ma spesso disarticolate e rispondenti a logiche diverse, non sempre in sintonia con il mercato.
Il metodo di produzione deve saper esprimere i valori che ne sono alla base e che sono il frutto di esperienze maturate per lungo tempo; ora è necessario saper trasformare questi valori in 'valore di mercato', intendendo con questo termine tutto ciò che ha a che vedere co la valorizzazione commerciale del settore, impegnandosi anche sulle politiche di marchio e d'immagine. L'obiettivo finale deve essere quello di comunicare al mercato ed al consumatore i valori che sono alla base del metodo stesso.
Tutti gli attori della filiera devono sentirsi coinvolti, dalla produzione agricola alla trasformazione e alla distribuzione, senza dimenticare il ruolo fondamentale delle autorità centrali e locali, che devono poter garantire la tenuta di un ben determinato quadro di riferimento. Occorre trasformare un processo produttivo 'anonimo' in un 'sistema qualità nazionale', in grado di offrire un prodotto che possa stare sul mercato con una dignità propria e con possibilità di sviluppo degne del ruolo produttivo del Paese.
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Fonte: CCPB srl