"Vogliamo valorizzare una risorsa locale, la noce del Bleggio (comune in provincia di Trento, ndr), già riconosciuta come presidio Slow Food. L'obiettivo del progetto è caratterizzarla da tutti i punti di vista, genetico e metabolico, in modo da capire se possieda delle caratteristiche nutraceutiche migliori rispetto alle varietà che si trovano in commercio", spiega ad AgroNotizie Michela Troggio, ricercatrice della Fondazione E. Mach.
Quali sono i tratti distintivi della noce del Bleggio?
"Essendo una varietà più 'selvatica' la bleggiana ha delle caratteristiche uniche: un guscio che si rompe con le mani, dimensioni ridotte e un frutto particolarmente saporito. E i primi risultati ci dicono che è anche più ricca in polifenoli".
Il noce da frutto può essere una coltura interessante per diversificare le fonti di reddito delle aziende agricole di montagna?
"L'obiettivo generale del progetto è proprio quello di valorizzare il noce come una coltura secondaria del Trentino, visto che ci sono delle zone pedoclimatiche favorevoli. Le nostre aziende agricole, che puntano tradizionalmente su vite e melo, stanno diversificando sempre di più le colture per avere diverse fonti di reddito e spalmare su un periodo più ampio le attività colturali. Oltre al noce stanno prendendo piede il ciliegio e il nocciolo. Essendo poi una regione vocata al turismo non possono mancare gli agriturismi".
Il turismo è sicuramente una fonte di reddito importante, che impatto avrebbe un aumento delle superfici dedicate alla nocicoltura sul paesaggio?
"Il noce si integra perfettamente nel paesaggio e negli ecosistemi di montagna. La sua conservazione e diffusione favorisce la tutela della biodiversità e la promozione di una agricoltura sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico. E da parte dei consumatori c'è un crescente interesse verso la noce, un frutto dalle incredibili proprietà nutrizionali".
La sostenibilità è certamente un elemento importante. A livello di avversità la varietà del Bleggio ha delle caratteristiche particolari di resistenza?
"Per ora non possiamo dire se a livello genetico ci sono dei tratti di resistenza. Le aziende che abbiamo sul territorio sono tutte biologiche e dunque fanno pochi trattamenti, questo anche perché le condizioni pedoclimatiche del territorio e l'assenza di monoculture sfavoriscono l'insorgenza di fitopatologie".
I consumatori apprezzano sempre di più la noce e prediligono il prodotto italiano, anche se poi italiano non è... La contraffazione nel settore è una pratica diffusa?
"Ci sono dei casi di noci non italiane che vengono spacciate per tali. Proprio per contrastare questi fenomeni abbiamo come obiettivo la realizzazione di un database dei profili isotopici delle noci provenienti dai vari territori italiani. E' infatti il territorio, con il suo suolo e il suo clima, a dare l'impronta isotopica alle piante che vengono coltivate. Con questo database saremo dunque in grado di assicurare la provenienza delle noci in commercio".