“Una coltura estremamente versatile per i diversi tipi di produzione a cui può essere destinata – spiega Fabrizio Quaranta, ricercatore del Crea di Roma – . Negli anni Settanta, quando ho iniziato a occuparmene, i riscontri sperimentali deponevano per una considerevole diffusione produttiva a livello nazionale che nel tempo, però, ha invece registrato una discontinuità al punto che oggi i tre quarti del totale prodotto sono concentrati in Emilia Romagna, mentre in regioni come la Toscana, le Marche o il Molise dove era abbastanza diffuso, le superfici coltivate a sorgo sono sempre meno”.
Il sorgo viene coltivato oggi in Italia, secondo i dati provvisori Istat per il 2018, su 44.259 ettari; solo nel 2014, anno di svolta negativa del mais soprattutto in termini di superfici coltivate, aveva toccato i 51.500 ettari. Principalmente coltivato da granella, nel 2017 ha raggiunto una produzione totale di 241.514 tonnellate (40.901 ettari) in sensibile calo rispetto all’anno precedente, quando il quantitativo era stato di 314.968 tonnellate (43.840 ettari): -23,3% (fonte Istat).
“Oggi che la presenza di tannini nel sorgo da granella è pressoché scomparsa - prosegue Quaranta – la diffidenza mostrata negli anni passati rispetto ad alcuni fattori nutrizionali non ha più motivo di esistere, ragion per cui sia nell’alimentazione umana che in quella animale il sorgo può costituire una componente importante. Questa pianta inoltre si presta molto alla biomassa, in special modo per la produzione di carta oltre che per alimentare gli impianti a biogas a cui si aggiunge la non meno secondaria produzione di zucchero, un settore ancora in gran parte inesplorato”.
Il ricercatore del Crpa, Centro ricerche produzioni animali, di Reggio Emilia, Aldo Dal Prà, afferma: “In Italia la selezione genetica sul sorgo non è particolarmente attiva a differenza del mais che ha raggiunto il top del miglioramento genetico, nel sorgo si lavora principalmente sugli ibridi. Diverso il discorso in altri paesi europei, come la Francia, dove invece la ricerca costante ha favorito un rinnovamento varietale della coltura molto importante”. A questo proposito va ricordato che dal 1990 a oggi l’aumento produttivo ottenuto dalla genetica ibrida europea precoce e medio-precoce è stato dell’1% e ha garantito una maggiore stabilità.
In Ue sono più di 300 le varietà di sorgo da granella e da foraggio disponibili sul mercato: il 95% sono ibridi e il 54% appartiene al rinnovamento varietale avviato nel 2011. Nei paesi europei extra Ue invece le varietà, sempre da granella e da foraggio, sono circa 300 e dal 2014, per le soluzioni ibride precoci che si sono dimostrate più performanti e adatte al clima continentale, sono oggetto di un forte rinnovamento.
Le rese produttive del sorgo sono mediamente inferiori del 20-30% a fronte di quelle del mais, ma “nelle prove effettuate in allevamenti di vacche da latte - sottolinea ancora Dal Prà - dove nella razione alimentare il sorgo ha sostituto il mais in percentuali comprese tra il 30 e il 50%, la produzione di latte non ha registrato particolari riduzioni. Va infine evidenziata la differenza dei costi di produzione che, secondo gli studi più recenti condotti in Italia, rispetto al mais registrano un risparmio a ettaro, per il sorgo, di una cifra mediamente compresa tra i 500 e gli 800 euro”.
“Con i cambiamenti climatici e le conseguenti difficoltà produttive che si sono manifestate in questi ultimi anni – conclude il suo ragionamento Fabrizio Quaranta – confidavamo che la superficie coltivata a sorgo nel nostro paese potesse raggiungere i 100mila ettari. Così purtroppo non è stato, ma le potenzialità di questa pianta lasciano aperti scenari comunque molto interessanti”.
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Fonte: Sorghum Id