Il 2007 sembra segnare un’inversione di tendenza, rispetto a quanto registrato ormai da molti anni a questa parte. Secondo i dati elaborati dal Cso, Centro servizi ortofrutticoli, si stimano in Italia circa 3.550 ettari coltivati a fragola, con un aumento di 4 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Quasi l’80% della superficie riguarda impianti in coltura protetta e il restante 20% in pieno campo.
I motivi che spiegano questa ripresa della coltura della fragola in Italia sono da individuare nel buon andamento di mercato dello scorso anno soprattutto per alcune aree produttive. Tutti i principali bacini produttivi segnano variazioni positive rispetto al 2006.
Si confermano regioni leader il Veneto, con 650 ettari (il 10% in più rispetto allo scorso anno) e la Campania che con circa 800 ettari aumenta la superficie coltivata del 9% rispetto al 2006.
Anche per l’Emilia Romagna la variazione è positiva, per la quale, con i suoi 370 ettari in coltura specializzata, si attesta al 6% l’aumento rispetto all’anno precedente.
Confortanti i dati per la zona di Metaponto, una delle aree più colpite dalla crisi della fragolicoltura, che quest’anno può contare su una superficie pari a 420 ettari, il 5% in più rispetto al 2006. Stazionario il quadro per la Sicilia dove sono in coltivazione circa 300 ettari, quasi esclusivamente in coltura protetta. Migliora la situazione anche in Piemonte che, pur in diminuzione rispetto allo scorso anno, mostra una flessione più contenuta rispetto al 2006 (4% in meno).

Per quanto riguarda il panorama varietale, in base alle indicazioni tratte dall’analisi della base sociale del Cso, vi sono novità importanti.
Le varietà maggiormente coltivate in Campania risultano essere Camarosa che si attesta al 70% circa, Ventana, al 12%, e Candonga, salita al 10%; in discesa Tethis ferma al 3%.
In Basilicata è Candonga che fa da padrona con il 55%, Ventana sale al 17%, mentre Camarosa scende al 10%.
Le varietà Camarosa e Candonga sono oggi le due cultivar maggiormente diffuse al Sud e hanno sostituito praticamente le più tradizionali Tethis e Pajaro.
Il panorama varietale al Nord Italia è molto più variegato.
In Emilia Romagna la varietà più diffusa risulta essere Alba (38%), seguita da Onda (16%) e Roxana (9%). Nel Veneto, cede il primo posto Darselect, che scende al 14% del totale, superata da Alba e Roxana (rispettivamente al 16% e 15%). Buono il piazzamento di Alba in Piemonte, capofila con il 36%, seguita da Arosa 33%. 

Sul piano commerciale la Germania si conferma il principale cliente, assorbendo circa il 50% dei volumi esportati, seguita da Austria che assorbe circa il 14% del nostro export. L’export in Germania tuttavia segna un forte e progressivo ridimensionamento dei quantitativi, infatti, negli ultimi anni, l’export in questo paese nel 1998 raggiungeva le 33.000 tonnellate, ed oggi si aggira attorno alle 11.000 tonnellate (-30 % circa). In aumento, invece, le esportazioni verso Slovenia e Spagna, seppur con volumi ancora ridotti.
Il totale esportato dall’Italia nel mondo è stato nel 2006 pari a poco meno di 23.000 tonnellate, in linea con il 2005.

Relativamente ai consumi in Italia, dopo la flessione registrata nel 2005, nel 2006 gli acquisti al dettaglio sono tornati a salire, registrando un 2% in più rispetto al 2005, in linea con quanto registrato dal 2000 al 2004. Il mercato interno delle fragole ha pertanto mostrato in questi anni segnali positivi, specie se confrontato con quello della maggior parte delle altre specie frutticole, sempre contrassegnato da crisi dei consumi dal 2000 al 2005
Nel 2006 la spesa per l’acquisto di fragole ha superato i 242 milioni di euro, valore più elevato dal 2000 ad oggi. L’aumento è stato una conseguenza della maggior propensione al consumo delle famiglie acquirenti, ma anche di una maggiore attenzione verso la qualità del prodotto.

Foto by Scott Liddell