È ancora possibile introdurre innovazioni in maiscoltura? Sì, si può fare e a confermarlo è l'evento di lancio del protocollo di coltivazione Combi Mais giunto alla decima edizione.
Da 0 a 100
Combi Mais 10.0 ruota intorno a tre numeri: 0, 10, 100. "0 indica l'azzeramento delle emissioni di CO2 e delle micotossine raggiungibile con il protocollo che prevede un bilancio positivo di crediti di carbonio, 10 sono gli anni di attività e 100 celebra sia il centenario della nostra azienda agricola Folli sia il brand commerciale 'Milano Cento Pertiche' con cui distribuiamo i prodotti alimentari derivati dal nostro mais" afferma Mario Vigo, ideatore di Combi Mais e presidente di Innovagri.
La squadra continua a correre
Dal 2013 a oggi Combi Mais si è costantemente rinnovato. "Quest'anno siamo pronti - spiega Vigo - a raccogliere le sfide di una stagione complessa, già segnata dalla siccità, con un approccio multidisciplinare e un team rafforzato. Ora a fianco di Agriserv, Bayer, Cifo, Maschio Gaspardo, Netafim e Unimer ci sono i nuovi partner Agrisafe, agenzia assicurativa che offre consulenze mirate, e XFarm Technologies, che fornisce soluzioni digitali per le operazioni agricole".
Il protocollo di coltivazione Combi Mais dal 2014 ad oggi
(Fonte foto: AgroNotizie)
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"Combi Mais è un esempio di resilienza da valorizzare per aumentare la nostra indipendenza dalle importazioni e produrre in modo più sostenibile - dichiara Alessandro Beduschi, assessore all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste di regione Lombardia. La Regione sostiene l'innovazione come fattore di competitività e supporta le aziende agricole affinché possano coniugare con sempre maggiore efficacia la sostenibilità con la qualità dei prodotti".
Combi Mais è già partito!
"Preparare un protocollo di coltivazione innovativo è un compito sempre più complesso alla luce dei cambiamenti climatici - specifica l'agronomo Leonardo Bertolani, che coordina le operazioni in campo di Combi Mais. Con l'agricoltura di precisione e la gestione innovativa di acqua, nutrizione e genetica, rispondiamo alle maggiori temperature, salite del 27% negli ultimi 30 anni, e alla minore pioggia utile, in netto calo dal 2016 al 2022".
Andamento delle precipitazioni e delle temperature dal 1990 al 2022
(Fonte foto: Leonardo Bertolani)
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A causa delle alte temperature massime registrate, nel protocollo 2023 la semina del mais è stata anticipata a fine marzo. "Non abbiamo eseguito grandi lavorazioni, poiché il terreno era in uno stato ottimale. Successivamente abbiamo seminato a rateo variabile ibridi Dekalb resistenti allo stress idrico, insieme con lo starter Cifo Top Start, usando una seminatrice pneumatica di precisione Maschio Gaspardo - sottolinea Bertolani. Lavorazioni e semine sono state affidate alla società contoterzi Agriserv".
Effettuata anche una concimazione di fondo prima della semina con i concimi organo minerali Flexi Fert NP 9-21 e Super Azotek N32 di Unimer.
I prossimi interventi saranno un unico passaggio di diserbo con prodotti Bayer subito dopo l'emergenza delle piante, la distribuzione di biostimolanti Cifo per una migliore risposta del mais agli stress abiotici e la concimazione in copertura, sempre con Unimer Super Azotek N32.
"Per l'irrigazione continuamo a usare le sonde e i sistemi a goccia di Netafim che garantiscono un'elevata efficienza d'uso dell'acqua, cruciale in questi anni di crescente siccità - conclude Bertolani. Con l'aiuto di Netafim, abbiamo rinnovato completamente l'impianto irriguo rispetto all'inizio".
Aumentare le rese nel rispetto dell'ambiente
Secondo Amedeo Reyneri, docente del Dipartimento di agronomia all'Università di Torino alla guida del protocollo, "Combi Mais 10.0 rappresenta una risposta strategica ai problemi attuali posti dalle crisi geopolitica e climatica e alle richieste della nuova Pac che premia l'efficienza, cioè l'aumento delle rese associato alla riduzione dell'impatto ambientale".
"Nel corso degli anni il protocollo è risultato altamente efficiente, poiché ha garantito una produzione maggiore del 20-25% rispetto alla produzione standardizzata regionale, mais alimentare di alta qualità e privo di micotossine e - precisa Reyneri - una bassa impronta di carbonio".
Combi Mais è in linea con un'agricoltura che evolve in risposta allo scenario globale
(Fonte foto: AgroNotizie)
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A proposito di carbon footprint, il docente ha ricordato che il mais da granella assicura un maggiore sequestro di gas serra rispetto a frumento, soia e girasole grazie alla maggiore quantità di residui lasciati dopo la raccolta che consentono di immagazzinare carbonio nel suolo.
"Inoltre, soprattutto in condizioni di basso stress, Combi Mais ha permesso di ottenere minori emissioni di chili di CO2 equivalenti per chilo di granella prodotta rispetto a un metodo convenzionale - prosegue Reyneri. Dunque siamo preparati anche per il carbon farming che è un'interessante opportunità per il settore maidicolo".
La maiscoltura italiana è davanti a molte sfide
Combi Mais dimostra che la coltivazione del cereale, se ben gestita, è ancora possibile in Italia, dove le superfici maidicole sono passate da poco meno di un milione di ettari nel 2012 a circa 564mila ettari nel 2022, con una conseguente riduzione delle produzioni da 8 a 4,7 milioni di tonnellate.
"Il calo di superfici e produzioni riguarda tutte le aree vocate del nostro paese, cioé Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli ed Emilia Romagna - chiarisce Ersilia Di Tullio, Senior Project manager di Nomisma. La siccità del 2022 ha compromesso fortemente la produttività del mais e la situazione peggiore di inizio 2023, scoraggia gli agricoltori dal seminare la coltura. Prevediamo una flessione del 6,2% della superficie maidicola rispetto al 2022 che si traduce in meno 34mila ettari".
Il calo della produzione interna ha determinato la riduzione della capacità di autoapprovigionamento, scesa dal 75% al 41% nell'ultimo decennio, e quindi l'aumento del volume delle importazioni del 160% nel periodo 2012-2022.
"Solo tra il 2021 e il 2022, l'import è cresciuto del 31% in volume e dell'80% in valore per via delle alte quotazioni del mais - fa sapere Di Tullio. Tra l'altro, a causa della siccità che ha colpito tutta Europa nel 2022, la produzione maidicola dei 27 stati membri è calata del 29% e l'Italia ha dovuto rivolgersi maggiormente a paesi extra Ue come Ucraina e Brasile, con modelli produttivi molto diversi dai nostri".
Autoapproviggionamento di mais in calo e import in crescita nell'ultimo decennio
(Fonte foto: AgroNotizie)
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Oltre alla siccità, sui maiscoltori pesa l'aumento dei costi dell'energia elettrica, del carburante, del lavoro contoterzi e dei concimi. Anche l'Unione europea non aiuta: la nuova Pac concede sostegni base più bassi per le superfici maidicole rispetto al passato e introduce la condizionalità rafforzata che pone vincoli penalizzanti per il settore. Inoltre, la strategia Farm to Fork chiede il passaggio al metodo biologico e la riduzione dell'uso di fertilizzanti e fitosanitari, target difficili da raggiungere in maiscoltura.
"Occorre affrontare tutte queste sfide per continuare a produrre mais, coltura strategica che sostiene la produzione di molte eccellenze agroalimentari italiane - conclude Di Tullio. Una possibile soluzione è cambiare approccio nella coltivazione, come già fatto da Combi Mais".