Il momento in cui sarà possibile guadagnare qualche extra con il carbon farming sembra avvicinarsi, ma c'è ancora molta confusione su cosa sia esattamente e su come verranno contabilizzati i crediti di carbonio. Un po' di chiarezza è stata fatta all'ultima edizione del Food&Science Festival 2022, a Mantova, durante un evento dal titolo: "Di cosa parliamo quando parliamo di carbon farming".
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"L'obiettivo finale - ha raccontato Lucia Perugini, ricercatrice al Cmcc, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici - è arrivare a emissioni di gas serra nette pari a zero, nel 2050. Già nel 2030 però dobbiamo ridurle del 55%, rispetto al 1990. Le emissioni di anidride carbonica devono essere ridotte al minimo e quello che non può essere ridotto, va compensato. In questa logica il sequestro di carbonio gioca un ruolo importante. Il carbonio viene catturato dalle piante attraverso la fotosintesi. Con la fotosintesi l'anidride carbonica si trasforma in legno. Perché il settore agricolo, forestale e zootecnico riesca a compensare dobbiamo raddoppiare l'assorbimento. In Italia l'agricoltura assorbe anidride carbonica, questo non è vero per il sistema europeo nel suo complesso".
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Ecco dunque che gli agricoltori, in prospettiva, con le loro pratiche agricole sostenibili giocheranno un ruolo molto importante nella transizione ecologica. "La Commissione Europea si è chiesta come fare in modo che gli agricoltori adottino pratiche che portino ad assorbire maggiormente carbonio. Il carbon farming è un sistema di incentivazione diretta degli agricoltori che verranno remunerati per ogni tonnellata in più di carbonio assorbita", ha detto Lucia Perugini, che ha aggiunto: "Vanno piantati alberi e protetti quelli che abbiamo, con una gestione sostenibile delle foreste. No alle monocolture per esempio, va garantita copertura costante del terreno con colture intercalari. È importante la gestione dei residui agricoli e vanno diminuite le lavorazioni dei terreni. Sono queste alcune delle attività che possono portare a maggiori assorbimenti".
L'utilità del carbon farming
Come conteggiare i crediti di carbonio e come creare il meccanismo di remunerazione è una partita ancora aperta, ma qualche punto fermo già c'è. "Calcolare lo stoccaggio di carbonio non è fantascienza - ha spiegato durante lo stesso incontro Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia e membro della Task Force per lo sviluppo dello standard di certificazione per l'agroselvicoltura sostenibile - sappiamo calcolare il peso secco della pianta. Secondo l'Ipcc, l'Intergovernmental on Climate Change, la metà del peso secco è carbonio. Servono ora pratiche che permettano di calcolare l'anidride carbonica assorbita o non emessa prima e dopo un progetto".
Pefc Italia promuove la gestione forestale sostenibile attraverso la certificazione e sta lavorando assieme al Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e ad altri enti al progetto Life C-Farms. "L'Unione Europea - ha spiegato Brunori - utilizzerà i risultati del progetto per individuare le pratiche agricole da finanziare per avere un'agricoltura meno impattante possibile. Lo farà tramite la futura Pac (quella dal 2027 Ndr), ma già entro il 2023 sarà pubblicata la direttiva sul carbon farming. L'agroforestazione sarà probabilmente il futuro. Il carbon farming ha l'obiettivo di aumentare il carbonio nel suolo attraverso pratiche agricole, forestali e zootecniche di un certo tipo, senza rinunciare o ridurre la produttività. Come sarà certificato l'incremento di carbonio nel suolo o la riduzione di emissioni è in fase di elaborazione, ma la struttura dovrà essere semplice e accettabile dal punto di vista economico".
Tabella di marcia del carbon farming
Nel frattempo però ecco qual è l'opzione a disposizione degli agricoltori: l'unico mercato accessibile è quello volontario non regolamentato, ma non esiste una regolamentazione dei progetti e quindi i prezzi dei crediti di carbonio, ovvero il prezzo di ogni tonnellata di anidride carbonica stoccata in più, variano moltissimo. Secondo il rapporto "Progetti forestali di sostenibilità in Italia 2020" della Rete Rurale Nazionale, su elaborazione del Nucleo Monitoraggio del Carbonio, fra il 2012 e il 2020 i prezzi hanno avuto forti sbalzi con una media che ha superato i 35 euro a tonnellata nel 2017 ma che è anche andata sotto i 10 euro a tonnellata. "In questo momento secondo il Crea - ha chiarito Antonio Brunori - sul mercato volontario un credito di carbonio vale 11,26 euro". Non una cifra da fare girare la testa, soprattutto se si calcola che ciò che sarà remunerato è il delta di stoccaggio di carbonio. "Secondo i nostri calcoli, a seconda delle colture, la capacità di stoccaggio di 1 ettaro, in un anno, varia moltissimo. Dipende ovviamente anche dalle varie opzioni gestionali. Più pratiche sostenibili combino e meglio è. I numeri vanno da 3 tonnellate di anidride carbonica equivalente all'anno ad anche 20 tonnellate".
In attesa che l'Unione Europea stabilisca come remunerare gli agricoltori sostenibili, chi vive di agricoltura può intanto cominciare a cambiare le pratiche agricole perché la direzione sembra tracciata. "Gli agricoltori non possono pensare di fare attività imprenditoriale con i crediti di carbonio. Quello è un extra - ha chiarito Brunori - da un punto di vista culturale però è molto importante. L'azienda diventa attore protagonista della mitigazione del cambiamento climatico". Essere attori attivi nel processo di transizione ecologica non è solamente una medaglia da appuntarsi al petto, ma è un valore che l'azienda agricola capace può giocarsi, anche dal punto di vista commerciale.