La ricerca che Confai, fra gli altri, ha commissionato a Nomisma evidenzia che l’agricoltura non può prescindere dal contoterzismo, vero motore del comparto primario e strumento determinante per alcune operazioni in campo. Escluderlo dalla filiera, come qualcuno ancora si ostina inspiegabilmente a fare è antistorico e contrario allo spirito di crescita imprenditoriale”.

Lo dice il presidente di Confai, Leonardo Bolis, a margine della presentazione della ricerca elaborata da Nomisma sul “Contoterzismo come elemento chiave della competitività per l’agricoltura italiana”, presentata questa mattina all’Eima di Bologna, l’esposizione internazionale di macchine per l’agricoltura e il giardinaggio.

Al servizio di 534.000 imprese agricole. Fra i dati più interessanti della ricerca è emerso che il 33% delle aziende agricole italiane (534.000 con riferimento ai dati numerici dell'ultimo censimento Istat) fa ricorso ampiamente al contoterzismo agricolo, rappresentato da un esercito di circa 18.000 imprese (anche agricole) che svolgono servizi in outsourcing. Il 48% di queste si concentra fra Nord-Est e Nord-Ovest

Ottimizzazione dei costi. Molto più flessibile e versatile, l’impresa agromeccanica è in grado di ottimizzare i costi di esercizio attraverso una gestione efficiente delle macchine, realizzando una molteplicità di lavorazioni in campo, dalle più basilari alle più complesse.
Le imprese agricole si affidano alle lavorazioni in contoterzi principalmente per motivazioni economiche, legate alle difficoltà a reperire le risorse per realizzare l’investimento o all’impossibilità di effettuare le lavorazioni in conto proprio a costi inferiori.
Addirittura circa 1/3 delle imprese che utilizzano i contoterzisti, pari al 10% delle imprese agricole, lascia libertà totale all’imprenditore agromeccanico, concedendogli la scelta delle colture in campo, la gestione amministrativa, le lavorazioni e la commercializzazione del prodotto. In termini di Sau (Superficie agricola utilizzata) parliamo di 790.000 ettari circa, pari al 6,2% della superficie agricola italiana.

Mezzi e macchine recenti. L’innovazione è affidata agli agromeccanici. L’età media delle macchine dei contoterzisti, infatti, è inferiore ai 10 anni (per l’80% degli intervistati), mentre per le aziende agricole invece solo il 23% delle trattrici ha meno di 10 anni.
Ciò significa – afferma Bolis – che ormai gli imprenditori agromeccanici sono rimasti gli unici, o quasi, a investire per una meccanizzazione all’avanguardia, che assicura migliori performance, minori costi di produzione, maggiore rispetto del terreno e delle colture, oltre a una sicurezza nella gestione del prodotto migliore”.
Mietitrebbiatura, lavorazione del terreno, semina e trapianto sono i servizi maggiormente richiesti ai contoterzisti.

Le criticità. Fra le criticità evidenziate dalle imprese agromeccaniche, gli intervistati (un campione di 377 imprese con un portafoglio di 21.334 clienti) hanno elencato nell’ordine i tempi di pagamento dei clienti, il costo degli input (gasolio in primis) e quello di acquisto di trattrici e macchine operatrici, l’accesso al credito.
In più di un’occasione – commenta Sandro Cappellini, coordinatore nazionale di Confai – il nostro sindacato ha messo in luce che le imprese agromeccaniche troppo spesso sono costrette a fungere da banca degli agricoltori, anticipando prestazioni e spese per l’impresa agricola e incassando il corrispettivo, quando va bene, a fine campagna”.
Dall’indagine di Nomisma emergono anche ostacoli di sistema, derivanti dall’eccessiva burocrazia, e dalla mancanza di manodopera qualificata.

Confai Academy per la formazione. “Per ovviare a quest’ultimo problema – specifica Marco Speziali, presidente di Confai Academy, prima corporate university dedicata alla formazione – la nostra organizzazione ha preso accordi con le scuole per gli stage nelle aziende agromeccaniche e si preoccupa di organizzare corsi qualificati, anche attraverso materiale informativo sul sito di Confai Academy”.
Come imprese agromeccaniche – conclude Bolis - vogliamo uscire dal ghetto in cui parte del sistema agricolo ha interesse a relegarci. È giunto il momento in cui il governo deve assumersi la responsabilità di agire nell’interesse di tutta la catena agroalimentare, privilegiando la crescita complessiva del settore e ponendo fine a certe rendite di posizione che solo alcuni rappresentanti di qualche sindacato agricolo non si rassegnano ad abbandonare”.

La ricerca di Nomisma è stata realizzata con la collaborazione della stessa Confai insieme a Unima, Enama, Unacma, FederUnacoma.

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