Periodicamente la Commissione Europea mette in piedi sondaggi per tastare la temperatura in merito a determinate situazioni, condizioni, per pianificare sviluppi o progetti futuri, per correggere la rotta di quelli in corso. È una modalità democratica, purtroppo molto spesso disertata o poco partecipata. Così è avvenuto anche per il sondaggio online che la Commissione Ue ha organizzato il 7 marzo e l'8 aprile scorsi così da "individuare gli oneri amministrativi e la complessità derivanti dalle norme della Politica Agricola Comune e da altre norme per l'alimentazione e l'agricoltura, sia in relazione alla loro applicazione a livello nazionale che agli obblighi di registrazione e rendicontazione ad esse collegati".

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Bruxelles è dunque consapevole che il livello di burocrazia può essere talvolta elevato e vuole conoscere opinioni e indicazioni dai diretti interessati. Peccato, però, che a rispondere siano stati appena 27mila imprenditori agricoli di tutta l'Unione Europea. Di questi, il 5% appena erano agricoltori italiani. Un po' pochi (27mila su 9 milioni di aziende agricole) e, come sempre, il disinteresse o l'astensionismo, in qualche modo si pagano.

 

Il quadro che emerge dal sondaggio, seppure in prima analisi, è di un carico burocratico presente, aggravato forse dallo scarso utilizzo dei dispositivi mobili da parte degli operatori agricoli, che lamentano anche un altro fattore: la ripetitività dei controlli, che in qualche caso rappresenta un iter forse eccessivo.

 

Riassumiamo a beneficio del lettore: un terzo degli intervistati (33%) lavora più di sei giorni all'anno per le attività amministrative legate alle domande di aiuto della Pac, compresa la documentazione per la condizionalità. Per il 24% di loro si tratta di cinque, sei giorni, mentre per il 38% degli agricoltori partecipanti si tratta di uno, quattro giorni lavorativi.

 

Ebbene, da queste indicazioni possiamo desumere che la burocrazia c'è, esiste, ma forse, raccolti questi dati, "pesa" meno di quanto immaginassimo. Siamo ben lontani dai famosi "cento giorni all'anno che un agricoltore deve dedicare alla burocrazia" di cui avevamo sentito lamentarsi i sindacati agricoli qualche tempo fa. Quindi, o si trattava di un'iperbole o il carico burocratico è miracolosamente diminuito oppure si accettano suggerimenti, interpretazioni, spiegazioni su come mai solo "un terzo degli intervistati (33%) lavora più di sei giorni all'anno per le attività amministrative legate alle domande di aiuto della Pac, compresa la documentazione per la condizionalità". Oppure, dobbiamo ipotizzare che in quel 33% che dedica alla burocrazia più di sei giorni all'anno si possa tranquillamente arrivare a un impegno di trenta, cinquanta, cento giorni e oltre.

 

Altro elemento che invita la riflessione è la scarsa dimestichezza o, comunque, lo scarso utilizzo delle tecnologie digitali come il ricorso a dispositivi mobili per fornire foto georeferenziate alle autorità. Il ricorso a strumenti digitali potrebbe invece essere un aiuto per le autorità riceventi e una mano nella direzione della semplificazione. E magari potrebbe ridurre i controlli nelle aziende, grazie a una foto e a un raffronto satellitare. Non pensate?

 

Più di un terzo delle aziende è stato controllato in loco una volta in tre anni. Sicuramente un impegno, ma forse potrebbe essere tollerabile. Assai meno chi deve fare i conti (16%) con "almeno tre visite" magari controlli fotocopia, che costringono l'imprenditore a essere presente e a distogliere il proprio impegno per altre attività.

 

Sarebbe opportuno organizzare meglio queste fasi e chissà, ripetiamo, forse il ricorso all'innovazione digitale potrebbe snellire e semplificare alcuni percorsi burocratici. Si risparmierebbe tempo e anche denaro. Organizzare corsi, approfondimenti, formare gli imprenditori agricoli senza il giogo di intermediari potrebbe migliorare la vita delle imprese, non soltanto sul piano della burocrazia, ma anche sul piano della sostenibilità. Una formazione, due vantaggi concreti.

 

Una domanda ai lettori che possono scrivere a redazione@agronotizie.it: qual è o quali sono gli elementi che ritenete più pesanti o maggiormente inutili sul fronte della burocrazia? Oppure: quali azioni o pratiche potrebbero secondo voi essere svolte direttamente, senza il ricorso di un intermediario? Come sempre, gradite risposte non polemiche, anche se il tema burocrazia potrebbe scaldare un po' gli animi.