Hanno agito di notte, come fanno i ladri. Una o più persone si sono introdotte nell'azienda agricola Cascina Erbatici, a Mezzana Bigli (Pv), e dopo aver manomesso le telecamere di sicurezza e tagliato la recinzione metallica che delimitava il campo sperimentale, hanno distrutto le piante di riso ottenute grazie alle Tea, le Tecnologie di Evoluzione Assistita. Delle piante resistenti al brusone, completamente sicure, seminate in un campo che aveva ottenuto tutte le autorizzazioni del caso e che avrebbero potuto confermare l'enorme potenziale delle Tea.

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L'amarezza nella comunità scientifica al ritrovamento del campo devastato è stata enorme, come anche quella che ha provato l'intero settore risicolo, che ogni anno lotta per contenere i danni del temibile fungo Pyricularia oryzae ricorrendo all'uso dei prodotti fitosanitari. Ma è una notizia che ha anche impensierito il comparto agroalimentare, che vede nelle Tea uno strumento per avere un'agricoltura più sostenibile, in grado di rispondere alle richieste dell'Unione Europea e dei consumatori.

 

Mentre la magistratura fa il proprio lavoro, alla ricerca del colpevole, resta la certezza che il gesto criminale ha arrecato un danno all'intera collettività nazionale. Non a Vittoria Brambilla, la scienziata che, insieme al suo team, ha selezionato la nuova varietà. Non all'azienda agricola Cascina Erbatici, che credendo nel progresso ha messo a disposizione i propri campi. Non alla politica, che negli ultimi anni ha lavorato per rendere possibile l'autorizzazione alla sperimentazione in campo. Il gesto criminale ha causato un danno a tutto il Paese, per almeno quattro motivi.

 

Primo, perché ha confermato che l'Italia è un Paese dove le leggi vanno bene fino a quando ci piacciono e in caso contrario si possono infrangere. Il campo di Mezzana Bigli era stato autorizzato dal Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica dopo una profonda analisi dei rischi stilata dai tecnici dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra). Aveva dunque tutte le autorizzazioni, era legale e sicuro. Le persone che lo hanno distrutto hanno quindi non solo violato la legge, ma anche agito in maniera contraria alla scienza e al progresso.

 

Secondo, le piantine di riso ottenute con le Tea erano un'opportunità di accrescere la sostenibilità dell'agricoltura. Essendo infatti resistenti al fungo brusone, una volta adottate dalle aziende agricole avrebbero permesso di ridurre l'impiego di fungicidi di sintesi, migliorando quindi l'impatto del settore primario sull'ambiente.

 

Se la sperimentazione avesse avuto successo (e c'erano tutti i presupposti), quelle duecento piantine avrebbero aperto la strada a nuove sperimentazioni che avrebbero coinvolto le principali colture su cui si basa la produzione agroalimentare nazionale. In definitiva, tra qualche anno avremmo potuto avere un ambiente molto più sano di quello in cui viviamo oggi e una agricoltura più forte e resiliente.

 

Terzo, il gesto di questi delinquenti ha reso meno competitivo il sistema Paese. Negli Stati Uniti, come in Giappone, in Cina o in Gran Bretagna, le Tea sono ormai utilizzate da diversi anni per sviluppare nuove sementi in grado di resistere alle malattie, ai cambiamenti climatici o di produrre cibi più nutrienti o desiderabili dal consumatore.

 

Abbiamo già visto diversi esempi a riguardo. Il resto del mondo sta andando avanti nella ricerca e nella sperimentazione e il rischio concreto è che a causa di un approccio antiscientifico di pochi, a rimetterci sarà la competitività del Paese. Se andremo avanti di questo passo, i nostri agricoltori saranno costretti ad acquistare le sementi sviluppate e prodotte in altri Paesi. Con il risultato ultimo che non solo le piante ottenute tramite le Tea saranno comunque coltivate in Italia, ma a raccoglierne una parte dei frutti saranno società ed economie extraeuropee.

 

Quattro, il gesto distruttivo scoraggia le persone perbene a seguire le regole. La posizione del campo sperimentale era infatti nota non solo perché riportata in un atto pubblico, ma anche perché il giorno del trapianto è stato organizzato un evento pubblico per celebrare un momento di gioia e di speranza verso un'agricoltura più sostenibile. Questa volontà di trasparenza è stata sfruttata in maniera malevola per distruggere un bene collettivo.

 

Poniamo dunque il caso che un gruppo di ricercatori selezioni una nuova varietà grazie alle Tea e la semini in campo, senza dire nulla a nessuno. Senza chiedere autorizzazioni al Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica, all'Ispra, a Regione Lombardia e agli altri enti coinvolti. E poniamo che per assurdo, avuta certezza della resistenza, questi ipotetici ricercatori la registrino come nuova varietà.

 

Ebbene, nessuno potrebbe dimostrare che quella nuova semente è stata ottenuta tramite le Tecnologie di Evoluzione Assistita, proprio perché queste tecnologie ricalcano meccanismi che avvengono ogni istante in natura. Sarebbero sementi come le altre, che senza dettagli sull'origine sarebbero accolte come un enorme passo avanti per la sostenibilità economica e ambientale dell'agricoltura.