Torna il "potere alla fantasia", che non è una nostalgia dei lisergici Anni Sessanta e Settanta, magari applicati all'agricoltura. Il suggerimento che avanza agli EU Agri-Food Days 2023 di Bruxelles il professor Gianluca Brunori, ordinario di Economia Agraria all'Università degli Studi di Pisa e responsabile della digitalizzazione in agricoltura per l'Accademia dei Georgofili, è di ben altra natura e riguarda la necessità di rompere gli schemi del passato, di immaginare un futuro in cui la digitalizzazione - uno dei grandi temi oggetto di approfondimento da parte della Commissione Agricoltura dell'Ue - rappresenta un mezzo, uno strumento in grado di affrontare le sfide future dell'agricoltura. Sfide che sono molte, sfaccettate, in alcuni casi molto complesse, che richiedono sostegni economici, normativi, politiche di ricerca e sviluppo e dialogo fra le parti coinvolte.
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Ecco che uno strumento come il "Toolkit" presentato dal Centro di ricerca Jrc di Bruxelles, che stimola riflessioni, pensieri, dialogo, capacità di inventiva è promosso dal professor Brunori nel corso del panel dedicato a "Forgiare il futuro dell'agricoltura".
"Ritengo che il Toolkit sia molto utile per immaginare il futuro a livello rurale, perché uno dei rischi che si deve evitare è quello di perpetuare i modelli esistenti, a fronte di cambiamenti radicali, in agricoltura e non solo". Un esempio? "Fino a sei mesi fa non sapevamo dell'esistenza di ChatGPT" chiosa il professor Brunori. "Quindi ritengo essenziale stimolare la capacità di immaginazione per ipotizzare il futuro dell'agricoltura".
Essenziale, in un simile contesto, è la capacità di immaginare "come potrebbe essere possibile migliorare la nostra vita", in particolare in un contesto nuovo, in cui "oggi ci ritroviamo connessi in un mondo globale, siamo online e offline, viviamo in un contesto di ibridazione che è stato definita onlife", dice Gianluca Brunori.
La digitalizzazione, in particolare, è connotata da alcuni aspetti specifici. "La smaterializzazione, innanzitutto. Acquisto un libro e non è cartaceo, ma digitale. Questo consente, ad esempio, di rivedere gli spazi in cui viviamo, avere case più piccole" specifica Brunori. "E poi c'è il tema della disintermediazione. Attraverso i social network, ma non solo, gli agricoltori possono utilizzare piattaforme in cui non dipendono più dalla distribuzione, ma possono collocare direttamente i prodotti ai consumatori".
Altro elemento da tenere presente quando si parla di digitalizzazione è quello, per il professor Brunori, della cooperazione. Più alleanze, meno guerre. "Se fossi un imprenditore, penserei più alle opportunità di cooperazione; penserei meno ai concorrenti e più alle opportunità di collaborare, anche per nuovi prodotti, nuovi modelli, nuovi aspetti in cui, grazie alla cooperazione, si può migliorare la realtà".
La digitalizzazione, inoltre, "può aiutare i legami fra le comunità". Se gli agricoltori fanno parte di un ecosistema rurale, reso più fragile per il rischio di abbandono delle aree rurali, la digitalizzazione e la connettività possono rendere più appetibili le zone rurali stesse. "Pensiamo - cita l'economista agrario - gli aspetti dei cosiddetti nomadi digitali, emersi a partire dalla pandemia del covid-19. Le aree rurali devono fare in modo di offrire servizi e una cultura dell'accoglienza per una nuova convivenza fra mondo rurale e l'esterno".
Per questo è necessario modificare la prospettiva di approccio e di analisi, concentrandosi "più sulle esigenze che sulle tecnologie, senza dover semplificare a tutti i costi, perché la natura è di per sé complessa e va affrontata in ogni aspetto e nella sua complessità" ammonisce Gianluca Brunori. "Servono nuove idee per il futuro, che interpreto con ottimismo, purché si mantenga la volontà di compiere un cammino insieme. Il pessimismo è un lusso che non ci possiamo permettere".
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