L'avvio della riforma della Politica Agricola Comune, che dovrebbe partire dal prossimo primo gennaio, l'emergenza legata alla guerra in Ucraina, l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Oltre alla gestione delle quote di pesca e il miglioramento della competitività del settore rispetto ai Paesi terzi.

 

Sono queste le tre grandi linee guida che la Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno dell'Unione Europea per il secondo semestre del 2022, ha illustrato nei giorni scorsi all'Europarlamento, relativamente al futuro dell'agricoltura in Europa (oltre alla pesca).

 

La priorità indicata dal ministro dell'Agricoltura della Repubblica Ceca, Zdenek Nekula, è legata innanzitutto alla sicurezza alimentare. Inevitabile che sia stata posta al vertice del programma agricolo, visto che sullo sfondo si agitano le tensioni legate all'invasione russa e all'incertezza degli approvvigionamenti. Non dimentichiamo che l'Unione Europea, con 8,16 milioni di tonnellate ritirate nel 2021, è la seconda destinazione dell'export di cereali dall'Ucraina dopo la Cina (10,81 milioni di tonnellate) e, capovolgendo il punto di osservazione, per l'Ue-27 l'Ucraina ha rappresentato nel 2021 il primo fornitore di cereali, davanti a Brasile, Canada e Serbia.

 

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Il contraccolpo dell'invasione russa si è fatto sentire in particolare sugli aumenti dei costi di gestione delle imprese agricole, soprattutto quelle zootecniche, sui bilanci delle quali i costi della razione alimentare per le mandrie pesano enormemente, erodendo redditività. Ma anche il boom dei prezzi dei fertilizzanti, dell'energia elettrica, del gas e del gasolio continua ad impensierire gli agricoltori di tutta Europa.

 

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Né alla presidenza di turno dell'Ue saranno sfuggite le stime del Dipartimento di Stato dell'Agricoltura degli Usa (Usda), che vedono le produzioni annuali dell'Unione Europea in diminuzione per frumento (-3,1%), orzo (-2,1%) e mais (-3,5%), come rilanciato da Teseo.Clal.it. Aspetti che minacciano di comprimere ancora di più il tasso di autoapprovvigionamento dell'Unione Europea, almeno per il mais (86% circa), visto che per grano duro e tenero e orzo l'Ue riesce a produrre più del proprio fabbisogno. Ma in questa fase è consigliabile tenere la guardia alta.

 

Si procede, o almeno così si dovrebbe, sulla riforma della Pac, benché vi siano innegabili ritardi relativi ai Piani Strategici Nazionali, la maggior parte dei quali rispediti al mittente dalla Commissione Agricoltura dell'Ue per aggiustamenti più o meno rilevanti. E fa specie che a farsi carico dell'avvio puntuale (si fa per dire, visto che la Pac avrebbe dovuto partire nel 2021…) sia uno dei Paesi Visegrad, che nelle scorse settimane aveva valutato come ipotesi lo slittamento di un altro anno della riforma targata Phil Hogan e approvata sotto il commissario Janusz Wojciechowski.

 

Con la presidenza di turno, ora il ministro dell'Agricoltura Zdenek Nekula avrebbe auspicato appunto di avviare presto la riforma, così da fornire agli Stati membri flessibilità ed eccezioni temporanee per gestire la crisi.
Sul piatto nei prossimi mesi, la richiesta da parte di alcuni europarlamentari di dare maggiore attenzione all'agricoltura biologica (pende l'obiettivo di raggiungere il 25% di Superficie Agricola Utilizzata coltivata in regime "organic" entro il 2030), così come di attuare un equilibrio tra la produzione alimentare dell'Unione Europea e la proposta di riduzione dell'uso di agrofarmaci. Insomma, potrebbe finalmente tirare un'aria di maggiore consapevolezza verso la spinta green, in chiave di attenzione all'ambiente, ma senza penalizzare gli agricoltori e le produzioni.

 

C'è spazio anche per esaminare il Nutriscore, elemento di indicazione del cibo europeo che vede una forte contrarietà dei parlamentari italiani a Strasburgo per una descrizione del cibo sbilanciata e non veritiera dei reali aspetti nutrizionali dei singoli prodotti e relativamente al quale la Repubblica Ceca ha anticipato che discuterà di un sistema che sarà volontario, che non semplificherà eccessivamente il controllo e la valutazione dei prodotti alimentari, ma che possa rappresentare il contenuto nutrizionale del prodotto in modo obiettivo, chiaro e descrittivo.

 

L'agricoltura in Repubblica Ceca

La Repubblica Ceca conta una superficie agricola utile di 3,53 milioni di ettari, con una quota di poco superiore al milione di ettari destinata a prati permanenti.

 

A livello zootecnico lo Stato conta 1.421.254 bovini e 587.859 vacche, 1.432.824 maiali e 80.756 scrofe. Le pecore sono 174.196, mentre le capre 24.607. Poco più di 37mila i cavalli, mentre il settore avicolo è rappresentato da 23.026.197 capi. Le galline ovaiole sono 7.624.998. I dati, riferiti al 2021, sono del ministero dell'Agricoltura della Repubblica Ceca.

 

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