Ucraina sempre al centro del Consiglio Ue Agricoltura. Dopo i 500 milioni di euro a sostegno degli agricoltori europei, 12 Paesi tra cui l'Italia chiedono di poter utilizzare anche i fondi del Secondo Pilastro della Politica Agricola Comune (Pac), il Fondo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (Feasr).

 

La presidenza francese pensa ai danni della mancanza di esportazioni agricole in Africa e Medio Oriente con un progetto dedicato.

E poi ancora, revisione della normativa Lulucf e cattura del carbonio dal suolo. Pieno sostegno dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.

 

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La guerra in Ucraina

Nel Consiglio Ue dell'Agricoltura del 7 aprile scorso la guerra in Ucraina e i suoi effetti sul settore agroalimentare l'hanno fatta ancora da padrone.

Secondo il nuovo ministro dell'Agricoltura ucraino Mykola Solskyi, intervenuto durante la riunione, il 70% dei terreni presenti in Ucraina può essere ancora coltivato quest'anno. Ai 27 Stati membri ha avanzato richieste specifiche: la consegna di semi e carburanti, la creazione di una capacità di stoccaggio nel periodo della raccolta e un sostegno logistico per trasportare i prodotti al di fuori del Paese.

 

Solskyi ha anche richiesto la fornitura di attrezzature e macchinari agricoli, dal momento che quelli disponibili nel Paese sono stati volontariamente distrutti dall'esercito russo per stroncare la produzione agricola e per mettere in crisi i rifornimenti verso il resto del Mondo.

 

Ma la risposta dipende dal contributo di ogni Stato membro. "Dobbiamo evitare di ricorrere al commercio con la Russa per ottenere gli stessi prodotti forniti dall'Ucraina", ha sottolineato il commissario all'Agricoltura Janusz Wojciechowski, che la settimana scorsa ha inviato una lettera agli Stati membri per chiedere loro di comunicare le possibilità di aiuto nei confronti dell'Ucraina.

 

Aiutare l'Africa

Durante la riunione, il ministro francese Julien Denormandie ha presentato l'iniziativa Food&Agriculture Resilience Mission (Farm), il Piano con cui la Francia si impegna ad affrontare il problema della sicurezza alimentare dei Paesi più vulnerabili.

Già annunciato durante il vertice del G7 di fine marzo, lo strumento mette sul tavolo 225 milioni di dollari a favore dei Paesi africani per sostenerli nel superare le conseguenze della guerra in Ucraina, che è stata la miccia per un'impennata dei prezzi dei beni alimentari.

 

L'Africa settentrionale e il Medio Oriente importano infatti oltre il 50% del loro fabbisogno di cereali da Ucraina e Russia, percentuali che per i Paesi dell'Africa orientale diventano pari al 72% e al 18% quando si parla di cereali importati rispettivamente da Russia e Ucraina. Il Piano punta ad affrontare le speculazioni sui prezzi, aumentare le capacità produttive laddove è possibile e sostenere l'agricoltura nei Paesi che dipendono dalla Russia e dall'Ucraina.

 

I fondi del Feasr

Nel supportare gli agricoltori europei di fronte alle complicazioni della crisi Ucraina, la risposta dell'Ue non è mancata: sblocco di 500 milioni di euro dalla riserva di crisi della Pac, possibilità di cofinanziamento da parte degli Stati membri fino a un massimo di 1,5 miliardi di euro, deroga sulle terre lasciate a riposo per la tutela della biodiversità e interventi nel settore della carne suina per colmare il divario tra i guadagni e gli alti costi di produzione.

 

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Ma 12 Stati membri, tra cui l'Italia, chiedono di poter utilizzare anche i fondi del Secondo Pilastro della Pac, il Fondo Agricolo per lo Sviluppo Rurale che finanzia i Programmi di Sviluppo Rurale in tutti i Paesi dell'Ue. Secondo questi Paesi l'entità della crisi in corso richiede oggi la massima flessibilità per far sì che ogni tipologia di sostegno venga garantita al settore agricolo.

 

La Commissione Europea si è detta disposta ad esaminare la proposta. Un via libera permetterebbe di attingere dal 5% delle risorse stanziate per il 2014-2020 e ora messe ancora a disposizione per un periodo di transizione a causa dei negoziati prolungati tra Parlamento Ue e Consiglio per la definizione della nuova Pac.

 

I chiodi fissi della sicurezza e della resilienza alimentare

La guerra in Ucraina ha riacceso il dibattito sulla sicurezza e sulla resilienza del settore alimentare nell'Ue. Il commissario europeo Wojciechowski ha assicurato sulle capacità dell'Unione Europea di essere ampiamente autosufficiente riguardo i principali prodotti alimentari. Ma l'Ue dipende ancora troppo dalle importazioni dal resto del Mondo di vitamine, mangimi, soia, nonché dalle importazioni di colture proteiche dall'America Latina. "Dobbiamo capire come l'agricoltura europea può diminuire la sua dipendenza da forniture esterne", ha affermato il commissario polacco lanciando un appello per l'adozione di una strategia europea per la sicurezza alimentare.

 

Bruxelles ha invitato gli Stati membri a modificare i loro Piani Strategici della Pac dando priorità a investimenti che riducano la dipendenza da gas e combustibili fossili, sostenendo pratiche agroecologiche e riducendo l'uso dei fertilizzanti chimici. Su questi ultimi, gli Stati membri hanno avanzato delle richieste per misure a breve e medio termine per garantire gli approvvigionamenti, dal momento che l'Unione Europea dovrà sostituire con altre fonti il 60% delle importazioni di potassio e il 35% delle importazioni di fosfato provenienti da Russia e Bielorussia.

 

Revisione della normativa Lulucf e cattura del carbonio dal suolo

I ministri hanno anche discusso della revisione del Regolamento sulle Emissioni e gli Assorbimenti di Gas a Effetto Serra Risultanti dall'Uso del Suolo, dal Cambiamento di Uso del Suolo e dalla Silvicoltura (Lulucf) che punta ad avere le capacità di assorbire 310 milioni di tonnellate di anidride carbonica derivanti dall'agricoltura e dal settore Lulucf entro il 2030, con l'obiettivo finale di raggiungere una neutralità in termini di emissioni di carbonio entro il 2035.

 

L'accordo da trovare riguarda la creazione di un meccanismo comune di contabilizzazione e certificazione delle emissioni e l'integrazione del settore agricolo e delle foreste. Questo farà nascere in capo agli Stati anche l'obbligo di presentare entro giugno 2024 le modalità con cui intendono conseguire gli obiettivi per il 2030 e il 2035.

 

Luce verde anche per il Piano d'Azione sullo sviluppo di soluzioni sostenibili per aumentare il sequestro del carbonio dai suoli agricoli: i 27 ministri riconoscono il ruolo chiave dell'agricoltura e della silvicoltura nella lotta contro il cambiamento climatico, sottolineando sia l'importanza di fornire un sostegno finanziario proveniente dalla Politica Agricola Comune e sia la necessità di incoraggiare agricoltori e silvicoltori ad adottare le pratiche che contribuiscono a catturare il carbonio dall'atmosfera e immagazzinarlo nel suolo. In questo settore la Francia vuole fare scuola.

 

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La posizione dell'Italia

Il ministro delle Politiche Agricole italiano Stefano Patuanelli ha dato pieno sostegno ai lavori sul Regolamento Lulucf. "Anche di fronte al periodo emergenziale che stiamo affrontando, non bisogna comunque smettere di pensare a pratiche sostenibili per il futuro", ha affermato il ministro a margine della riunione.

 

È scontro invece sulla proposta di revisione del Regolamento delle Indicazioni Geografiche presentata dalla Commissione Europea lo scorso 31 marzo. Per il commissario Wojciechowski la proposta aumenta la possibilità per i produttori di accedere al riconoscimento dell'Indicazione Geografica sui propri prodotti grazie alla definizione dei concetti di evocazione e generalità. Per il ministro italiano invece la Commissione mette a rischio la valorizzazione territoriale e sociale del marchio, preferendo una sua impronta già commerciale. "La nostra posizione è di netta contrarietà e siamo tra i 15 Paesi che si opporranno a questo nuovo regime", ha detto Patuanelli.