In Emilia Romagna si punta con oltre ottanta comuni a estendere la resa dai 300 attuali ai 400 quintali per ettaro per vini generici e varietali. Già cinque i comuni autorizzati dal Mipaaf. In Lombardia continua la lotta serrata alla cimice asiatica, tramite la vespa samurai, grazie anche alle risorse per gli indennizzi agli agricoltori colpiti. 4 milioni di euro in arrivo per un'ulteriore tranche di aiuti.
Emilia Romagna
Vigneti, individuate le aree per l'estensione produttiva fino a 400 quintali per ettaro
L'Emilia Romagna manterrà la possibilità di produrre vini da tavola individuando le aree con vigneti dove sarà possibile, già dalla prossima vendemmia, ottenere fino a 400 quintali per ettaro di uva per vini generici, varietali e da tavola, anziché 300 quintali, come previsto dalla Legge nazionale modificata a fine luglio 2020. In dicembre un primo gruppo di cinque comuni autorizzati alla produzione di tali quantità è stato approvato dal Mipaaf. Trattasi di Brescello nel reggiano e di Alfonsine, Fusignano, Russi e Sant'Agata sul Santerno nel ravennate.
Nello stesso Decreto si consente alle regioni di poter chiedere al Mipaaf l'inserimento di altri comuni nelle aree con vigneti in deroga. Unica condizione il fatto che almeno il 25% dei viticoltori per vini generici dal 2015 al 2019 abbiano avuto una resa maggiore ai 300 quintali per ettaro. Gli altri comuni con la richiesta per la deroga sono 77, portando così a 82 i comuni interessati, dislocati in quasi tutta la Regione, fuorché in provincia di Piacenza.
"Abbiamo lavorato assieme all'intera filiera di produttori e cantine - sottolinea l'assessore regionale all'Agricoltura Alessio Mammi -, è sicuramente un risultato positivo, perché permette a questa filiera vitivinicola di mantenere la sua vocazione nazionale e di non aprire il mercato ai vini generici provenienti dall'estero. Nelle prossime settimane ci prendiamo l'impegno politico di chiedere un ulteriore miglioramento della Legge nazionale".
Lombardia
Cimice asiatica, in arrivo 4 milioni di indennizzi
Risarcimenti e controllo biologico sono le armi che la Lombardia continua a utilizzare per difendersi e attaccare la cimice asiatica, che in questi ultimi anni ha messo in ginocchio in particolare la frutticoltura del Nord Italia.
"Abbiamo avviato l'ultima fase dei pagamenti, arrivando anche ai 4 milioni di euro che il Mipaaf ha destinato alla Lombardia - spiega l'assessore regionale all'Agricoltura Fabio Rolfi - se pensiamo che la cimice asiatica crea danni per circa 15 milioni di euro all'anno nella nostra regione è evidente come i rimborsi non siano sufficienti ed è necessario dunque continuare con la lotta biologica. Anche quest'anno proseguiremo con il rilascio della vespa samurai, antagonista naturale della cimice asiatica".
La Regione ha inoltrato una richiesta di rinnovo dell'autorizzazione per la prosecuzione del programma di immissione in natura della vespa samurai. Nei due anni passati il Piano ha previsto un totale di 106 rilasci dell'antagonista in 33 diverse località regionali.
"I risultati si vedranno nel medio termine - continua Rolfi - ma il ritrovamento della vespa samurai nell'anno successivo ai rilasci rappresenta un'indicazione del suo insediamento e fa ben sperare per un contenimento delle popolazioni di cimice asiatica, in modo da rendere più agevole il suo controllo con gli altri metodi di difesa disponibili e riducendo di conseguenza l'impiego di insetticidi. Nel frattempo è necessario che le aziende agricole proseguano nell'opera di difesa. Al momento l'installazione sulle colture frutticole di reti protettive rappresenta il modo più efficace per ridurre i danni da cimice asiatica. In questi anni la Regione Lombardia ha destinato 12,5 milioni di euro a 410 aziende lombarde per installare reti antinsetto. Solo un'azione coordinata, anche mediante politiche assicurative e di gestione del rischio, può portare a ottenere risultati importanti".