Oggi si parla spesso delle futuristiche serre in vertical farming, ovvero della coltivazione su più piani verticali in stabilimenti ad altissima tecnologia. Come però mi suggerisce l'amico Stefano Lugli - grande e appassionato esperto in cerasicoltura - il vertical farming esiste da sempre.
In Italia fino solo una quarantina di anni fa, tanti agricoltori riuscivano a sbarcare il lunario con meno di un ettaro. Come ricorda Stefano, agli (allora) altissimi ciliegi si consociava la vite, sotto i ciliegi si mettevano anche meli o albicocchi, sotto ancora cereali, leguminose e ortive.
Sempre nello stesso ettaro erano presenti due bovine adulte assieme a un altro paio di manze e vitelli, uno o due suini da ingrasso e un imprecisato numero di animali da cortile. Qualche tempo fa, a un convegno internazionale, un famosissimo esperto di agroecologia proponeva un nuovo modello che molto assomigliava a quello sopra descritto. Opinai sostenendo che non si trattava certo di nulla di nuovo, essendo questo stato inventato dagli etruschi e poi perfezionato dai romani.
Chissà: forse torneremo alla antica piantata etrusca e romana, ma con un altissimo contenuto in tecnologia e in genetica; coltivazioni super intensive che ricorreranno a robot e droni. Prepariamoci: il futuro non si prevede, si consente che accada.
03 novembre 2021 Economia e politica