Il mercato assicurativo agricolo non naviga in buone acque, leggendo i dati del "Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura 2021", appena pubblicato da Ismea e che scatta una fotografia al 2020, c'è poco da stare allegri. La sostanziale tenuta delle polizze agricole agevolate con il dato positivo del record in valore assicurato totale pari a poco più di 8,5 miliardi di euro in crescita su base annua dello 0,4%, non deve trarre in inganno: i costi assicurativi per gli agricoltori salgono, gli eventi catastrofali sono sempre più frequenti, le compagnie assicurative faticano e spesso sono costrette a risarcire più di quanto abbiano incassato con i premi. Il quadro presenta dei chiaro scuri e occorre quindi pensare a nuovi strumenti di risk management.

Un po' di dati, prima di tutto: si consolida il mercato delle polizze agevolate, i valori assicurati 2020 sono analoghi a quelli della precedente campagna. Secondo i dati raccolti e analizzati da Ismea, nella campagna 2020, come nelle precedenti, prevalgono le garanzie agevolate sulle colture vegetali con il 72% del portafoglio. Da notare però che continua l'exploit della stagione precedente per quanto riguarda le garanzie agevolate sulle strutture con un incremento del 5,9% sul 2019. Ora le strutture valgono il 13% del portafoglio.

Leggendo il rapporto saltano all'occhio due dati: i costi assicurativi continuano a salire, la tariffa assicurativa media applicata dalle compagnie nel 2020 per le colture vegetali ha sfondato la soglia del 9%, nel 2019 il rapporto fra sinistri pagati agli agricoltori e premi incassati dalle compagnie (loss ratio Ndr) ha spesso superato il 100%. Per l'uva da vino, nel 2019 il livello di loss ratio è stato pari al 121% e l'uva da vino è il primo prodotto per valore assicurato.

I numeri sono poco rassicuranti, da un lato salgono i costi per gli agricoltori e per la spesa pubblica, dall'altro le compagnie rischiano sempre di più di andare in perdita assicurando le imprese agricole. Il cambiamento climatico si sta facendo sentire anche sul mercato assicurativo. Il rapporto Ismea traccia anche un bilancio meteo dell'annata 2020: secondo Cnr-Isac, l'anno scorso in Italia c'è stata un'anomalia climatica di più 1,04°C superiore rispetto al trentennio 1981-2010, il secondo anno più caldo dal 1800. Il 2020 è stato caratterizzato da una importante discontinuità nel regime pluviometrico e, come gli agricoltori di Emilia-Romagna, Veneto e Toscana sanno bene, si sono registrate due gelate tardive che hanno provocato ingenti danni.

Per interpretare questi dati e capire cosa stia succedendo, ci siamo rivolti direttamente a Ismea. "Il punto - ha detto Camillo Zaccarini Bonelli, responsabile scientifico del Rapporto sulla gestione del rischio in agricoltura e dirigente Ismea - è che il mercato sta andando verso una situazione di difficoltà a sostenere le esposizioni in termini di sempre maggiore richiesta di risarcimenti a fronte di eventi sempre più gravi in intensità e frequenza, soprattutto eventi catastrofici, quindi gelo, siccità e alluvioni, anche se questi ultimi in minore misura. Queste tre avversità stanno portando a un aumento dei tassi. Il 9% è una cifra molto importante se si pensa che dieci anni fa la media dei tassi era di poco superiore al 5% e che, in altri rami assicurativi, i tassi sono non di rado espressi non in percentuale ma in 'per mille'. Difficilmente si supera l'1%. Da sottolineare poi che questi tassi sono applicati a polizze agevolate, quindi già con l'intervento pubblico. C'è una sostanziale situazione di consolidamento dello squilibrio del rapporto sinistri/premi che potrebbe portare il mercato assicurativo e il sistema di gestione del rischio verso una situazione di insostenibilità".

Parole molto chiare che dovrebbero far drizzare le orecchie agli agricoltori, da sempre poco propensi ad adottare strategie di risk management. "Gli agricoltori percepiscono il rischio ma, per un fatto culturale, tendono a non assicurarsi. Non è una tendenza solo degli agricoltori, è una questione che coinvolge anche altri rami assicurativi in Italia. Si pensa sempre che interverrà la mano pubblica, invece la spending review ha inciso sulla possibilità di interventi ex post da parte della fiscalità generale e gli agricoltori devono capire che devono mettersi in gioco in prima persona".

La conferma alle parole di Camillo Zaccarini Bonelli è nei titoli delle news degli ultimi giorni che si riferiscono alle gelate primaverili 2021, perché, come è risaputo, il copione 2020 si è ripetuto anche quest'anno. Alcuni titoli: "Gelate, Alleanza cooperative chiede misure urgenti", il coordinatore Davide Vernocchi, infatti, sottolinea che la dotazione di 105 milioni di euro per il Fondo di solidarietà nazionale non è adeguata all'ammontare di danni provocati; la Cia, "Gelate primaverili, risarcimenti statali insufficienti". Secondo il rapporto del Cso Italy i danni causati dal gelo alla frutta estiva ammontano a 862 milioni di euro, compreso l'indotto.
 
Che fare dunque di fronte alla progressiva situazione di insostenibilità del sistema di gestione del rischio? "Bisogna studiare un modo perché gli agricoltori possano affrontare l'aumento di rischio cui sono sottoposti" ha scandito forte e chiaro Camillo Zaccarini Bonelli di Ismea. Una indicazione arriva proprio dal rapporto di Ismea: "Una prima risposta concreta - è scritto nel rapporto - potrà arrivare dall'istituzione di un Fondo di mutualità nazionale, uno strumento focalizzato sui rischi catastrofali (gelo e brina, siccità e alluvione) ed esteso a tutte le aziende agricole in abbinamento agli strumenti assicurativi e riassicurativi che devono essere pure potenziati".

Si tratta nella pratica di un fondo pubblico: "L'idea apprezzata anche dall'Ocse che recentemente ha pubblicato un caso di studio sul rischio siccità in Italia - ha raccontato ancora Zaccarini Bonelli - è che questo fondo intervenga per riequilibrare la situazione di progressiva insostenibilità del sistema di gestione del rischio davanti all'aumento di danni. Mediamente in Italia abbiamo 600 milioni di euro di danni/anno per eventi estremi, poi vanno considerati i rischi di frequenza, come vento e grandine per esempio. La proposta è quella di un nuovo modello: fare intervenire un Fondo nazionale mutualistico di primo livello, che assicuri tutti da un punto di vista mutualistico, una polizza pubblica obbligatoria, un po' come l'Rc auto. Il fondo sarebbe per gli agricoltori che percepiscono aiuti tramite il Primo pilastro Pac. Per finanziarlo, l'idea è di fare una piccola trattenuta, fino al 3%, per coprire la quota privata di partecipazione al fondo. La quota pubblica sarà invece coperta dal Feasr, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale cofinanziato anche dallo Stato. Abbiamo stimato la capienza del fondo in 300 milioni/anno, circa la metà della media dei danni per eventi estremi".

E chi non percepisce fondi dall'Unione europea? "Potranno partecipare su base volontaria al fondo, non saranno esclusi: potranno presentare una domanda per accedere agli interventi previsti dai pagamenti diretti della nuova Pac (ad esempio gli ecoschemi)", ha chiarito ancora Zaccarini Bonelli.

Dunque l'idea è di dare concretezza al principio europeo di "agricoltore attivo", aiutando le aziende agricole a tutelarsi contro il rischio derivante dai cambiamenti climatici e ad adottare strategie attive di risk management, condivisione del rischio tramite strumenti mutualistici ed esternalizzazione del rischio al sistema assicurativo. "Gli agricoltori spesso pensano di poter porre rimedio ai danni da cambiamento climatico diventando resilienti. Si possono scegliere diversamente le colture, adottare determinate pratiche agricole, coprire i frutteti. Sono tutte ottime pratiche ma sempre più spesso non bastano, davanti a certi eventi non c'è pratica agricola che tenga", ha concluso Camillo Zaccarini Bonelli di Ismea.