Dopo i saluti iniziali del presidente del Cdo Agroalimentare Camillo Gardini e dell'assessore regionale all'Agricoltura dell'Emilia Romagna Alessio Mammi, l'esordio del Forum ha visto la partecipazione di Cecilia Becattini, professoressa e medico a Perugia, Mauro Magatti, sociologo dell'Università Cattolica e Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola. La prima sessione ha riguardato la pandemia, le tante difficoltà di questo anno e gli insegnamenti che comunque ci ha dato. Particolarmente toccante la testimonianza di Cecilia Becattini. "E' stata dura, è ancora difficile. La situazione ci impone di rivalutare di continuo quello che si sta facendo. Ci vuole la disponibilità a correggersi continuamente".
Si entra nel vivo del Forum con la seconda sessione, relativa al tema dell'ambiente, del biologico, dell'origine, collegati ai trend di acquisto dei consumatori. Molto dettagliata come sempre la relazione di Stefano Galli, partner di Nielsen. "Dai dati si evince come durante la pandemia abbiano guadagnato discount ed ecommerce sui canali di distribuzione, grazie alla forte crescita dei consumi in casa e la forte riduzione dell'Horeca. I consumatori chiedono sempre di più sostenibilità e italianità, con un'attenzione sempre più forte a Dop e Igp". "La spesa è sempre più green e made in Italy - ha ricordato poi Claudio Mazzini di Coop Italia - ormai sappiamo bene che il consumatore è pronto a premiare i prodotti distintivi, in cui riconoscono l'italianità al 100%, un'innovazione di prodotto e una filiera trasparente". A loro gli fa eco Stefano Berni, direttore generale del Consorzio del Grana Padano. "L'eticità non è più una moda. I consumi in famiglia privilegiano prodotti di qualità, trasparenti e certificati".
Nella terza sessione, relativamente al tema delle innovazioni in azienda, spazio ai progetti innovativi nelle imprese, alla meccanizzazione agricola e alle iniziative del mondo agrochimico. Giovanni Campagna (Coprob-Italia Zuccheri) ha portato il caso aziendale della realtà dello zucchero italiano, che guarda sempre di più a un'economia circolare, con l'obiettivo di valorizzare i sottoprodotti. Al centro della innovazione anche la meccanizzazione. "Oggi l'agricoltura 4.0 è la nuova meccanizzazione - ha ricordato Simona Rapastella, direttore di FederUnacoma - sempre più importante la formazione e l'informazione su come vengono utilizzate le macchine. La tecnologia favorisce la sostenibilità ambientale".
Importanti testimonianze anche dal mondo dell'agrochimica. "Abbiamo come obiettivo il mantenimento di efficienza e produttività agendo in un contesto di risorse scarse - ha sottolineato Pierluigi Sassi, Ad di Timac Agro Italia -. Con Coprob abbiamo collaborato in un progetto di economia circolare presentando una nuova linea di prodotti per la nutrizione vegetale derivanti dai sottoprodotti dello zucchero". Stessa sostanza nell'intervento di Marc Aupetitgendre, country head Italia e Grecia per Bayer Crop Science. "Stiamo studiando come integrare prodotti di origine naturale con i prodotti di sintesi in modo da non avere più residui nei prodotti finali".
Successivamente si è affrontata un'interessante discussione in merito al piano Next generation EU, dove sono inserite risorse anche per progetti nel settore agricolo e agroalimentare. "La centralità del Recovery fund riguarda la sostenibilità e la conseguente transizione ecologica - ha spiegato Leonardo Becchetti, economista dell'Università di Tor Vergata - per creare questi nuovi percorsi è necessario un processo di sburocratizzazione, che si può attuare solo con una forte accelerata sulla digitalizzazione". In seguito l'intervento del parlamentare europeo Massimiliano Salini. "Siamo tutti d'accordo sulla sostenibilità ambientale, ma questa non deve ridurre la libertà di impresa. Ci vuole un po' di sano realismo, le imprese europee sono quelle che rispettano più di tutte l'ambiente".
Il pomeriggio si apre con una quinta sessione fortemente sentita, "Green deal e strategia 'A farm to fork': strada o ostacolo?", con tre relatori portatori delle ragioni di "essere strada" ed altrettanti con le "ragioni di essere ostacolo". Ad aprire i lavori Alberto Bunino, titolare di un'azienda biodinamica in Piemonte. "Il biologico è un primo passo dal chimico di sintesi al chimico presente in natura. Abbiamo prodotto cibo impoverendo i suoli, bisogna fermare questa tendenza. Anche l'agricoltura convenzionale può utilizzare tecniche bio". A lui ribatte l'imprenditore Leonardo Forte. "Il mondo non si sfama con il bio, perché si tratta di una nicchia in cui le produzioni calano drasticamente. Il biologico penalizza la produttività e così facendo non è sostenibile". A rinforzare le ragioni di "essere ostacolo" è Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo. "La strategia europea Farm to fork non è supportata da uno studio di impatto. La sostenibilità ambientale è importante e noi tutti ci stiamo impegnando per perseguirla, ma attenzione anche alla sostenibilità economica e sociale".
Segue l'intervento di Andrea Rigoni, presidente di Rigoni di Asiago, importante realtà agroalimentare biologica. "I minori costi del convenzionale rispetto al biologico non tengono conto dei costi collettivi", a cui gli fa eco il presidente di Federbio Paolo Carnemolla. "Oggi i cittadini europei ci chiedono un nuovo approccio, c'è in atto un graduale passaggio dalla produzione integrata al biologico, visto il forte impoverimento della sostanza organica dei suoli". Appassionato l'intervento di Luigi Fenati, imprenditore agricolo del ferrarese. "L'agricoltura integrata non inquina, siamo in grado di assicurare al consumatore che le produzioni rispettano i residui di legge".
Belle esperienze dal mondo della distribuzione alimentare, con Francesco Pomarico, direttore operativo di Megamark, e con Benedetto Linguerri, direttore di Local to You. In Megamark si è fatto strada il progetto Nokap, relativo a una filiera certificata contro il caporalato, mentre l'idea di Local To You è un nuovo modello distributivo sviluppato nel bolognese, con spesa online e consegna a domicilio con a base l'approvvigionamento locale di prodotti.
Nella settima e penultima sessione, interessante dibattito su come rendere attrattive le imprese. Come sempre di alto profilo la presenza di Stefano Zamagni, professore dell'Università di Bologna. "Non si guida l'impresa con la sola tecnica, bisogna avere una visione. Nello specifico, dobbiamo accentuare i collegamenti tra mondo della scuola e imprese agricole e, oltre a questo, abbiamo bisogno di una maggiore aggregazione, ce lo impongono gli obiettivi europei legati al Green deal".
"Serve una vision di lungo periodo da tradurre in progettualità concreta - ha poi ricordato Federico Vecchioni, Ad di Bonifiche Ferraresi - abbiamo bisogno di una finanza che valorizzi le potenzialità dei territori". "Nelle imprese, per attirare i talenti, è necessaria una buona reputazione, con un sistema di valori importante. Bisogna saper coinvolgere le persone in un progetto, favorendo la crescita di conoscenza e professionalità" ha invece concluso il consulente aziendale Bernhard Scholz.
La rinascita è il tema del gran finale. Walter Vannucci, direttore del Centro agroalimentare riminese, porta l'esperienza della sua realtà aziendale. "I centri agroalimentari erano il canale distributivo per l'arrivo delle merci nei centri urbani. Con lo sviluppo della Gdo è stato di fatto messo in atto un riposizionamento, mettendo a fuoco le nostre potenzialità per ottenere risorse da investire. Lavoriamo per garantire servizi efficienti ai nostri clienti che soffrono la concorrenza della Gdo". Infine, il richiamo alla fiducia di Andrea Lucchetta, in arte Crazy Lucky, campione del mondo di pallavolo. "Bisogna saper far squadra, abbiamo un made in Italy che raccoglie sfide quotidianamente. Fidatevi dei compagni, dei vostri collaboratori, siate pronti a raccogliere la sfida del cambiamento".
L'appuntamento è al prossimo Forum Cdo Agroalimentare, in programma il 28-29 gennaio 2022.