Il Lazio è vicino al 50% di erogazione dei fondi Psr in merito al piano di sviluppo regionale 2014-2020. Come prevede saranno i prossimi mesi?
"Veniamo e siamo in un momento delicato e complesso, a causa di una pandemia che non è ancora superata e - per la quale - il Governo, in accordo con le Regioni, sta approntando man mano una serie di misure.
Nonostante il lockdown, le nostre strutture amministrative - così come i nostri agricoltori e allevatori - non si sono fermati, cercando anzi di accelerare i decreti di pagamento con l'ente nazionali erogatore Agea.
Come Regione abbiamo agito su un doppio binario: da un lato, studiare una concreta riprogrammazione del nostro Programma di sviluppo rurale, inevitabile dopo quanto successo, e dall'altra, accelerare i pagamenti".
"Il 13 agosto l'Unione europea ha accettato la nostra rimodulazione finanziaria e, grazie alla sinergia tra l'amministrazione regionale e Agea, stiamo immettendo liquidità sul territorio in un momento storico - ricordiamolo - unico. Il 3 settembre abbiamo centrato l'obiettivo di spesa di 444 milioni di euro, che avremmo dovuto completare entro il 31 dicembre 2020".
"L'Unione europea, come sa, al fine di monitorare e verificare l'attuazione di quanto programmato dalle diverse autorità di gestione, controlla che le risorse allocate nel piano finanziario del Psr – per ciascun anno successivo al primo – vengano spese entro il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di riferimento, per la regola del N+3".
"Negli ultimi giorni abbiamo pagato circa 13 milioni di euro a 1.131 imprese, che hanno partecipato alle misure per lo sviluppo e gli investimenti nelle aziende agricole, i servizi di rinnovamento, l'agricoltura biologica e il benessere animale. Abbiamo poi fatto scorrere la graduatoria della 'misura giovani', finanziando con 8 milioni di euro 115 nuovi agricoltori, che si aggiungono ai precedenti 300. I prossimi mesi, come quelli che abbiamo appena vissuto, sono stati e saranno cruciali per capire e studiare come rispondere a questa pandemia che comporterà cambiamenti inevitabili".
Quali sono gli interventi più urgenti che andrete a finanziare con la modifica al Psr a seguito della crisi da Covid 19?
"La modifica al Psr è stata pensata per rispondere in maniera immediata agli effetti della pandemia.
In questa fase di ripartenza la rapidità di gestione degli interventi e delle risorse è stata fondamentale, pertanto abbiamo ritenuto opportuno potenziare - come accennato già- quelle misure del Psr che possano essere più adatte a sostenere i settori produttivi e le comunità locali più colpite. Interventi necessari che garantiscano una erogazione del sostegno entro la fine di questo anno, attraverso gli anticipi.
La proposta di modifiche approvata è stata infatti pensata per favorire tre misure che riteniamo strategiche: l'insediamento dei giovani agricoltori, le zone montane e il benessere animale".
In che modo e quali prodotti intendete maggiormente valorizzare nell'agrifood laziale?
"Dobbiamo immaginare il Lazio come un insieme di territori e realtà produttive che, con le loro peculiarità, contribuiscono al sistema dell'agrifood regionale. Attraverso le nostre politiche sosteniamo il settore puntando proprio su quella diversità espressa dai territori e che per noi rappresenta ricchezza, in termini prima di tutto umani ed esperenziali e poi economici".
"E' poi anche grazie all'Arsial, l'Agenzia regionale per lo sviluppo e l'innovazione dell'agricoltura nel Lazio, che promuoviamo le nostre eccellenze e denominazioni di origine. Molte fiere hanno visto uno stop inevitabile in questi mesi a causa dell'emergenza sanitaria, ma onoreremo gli impegni con quelle confermate in sicurezza e secondo le linee guida del Governo, laddove vi sia un congruo numero di adesioni da parte dei nostri produttori".
"Continua il nostro lavoro nel rilancio di un sistema made in Lazio che vada oltre la promozione fieristica e che punti su identità e localismo, su territorio e ambiente. È il motivo per cui lavoriamo al rilancio del marchio 'Natura in campo - i prodotti dei parchi', proprio dei prodotti agroalimentari provenienti dai territori delle Aree naturali protette del Lazio, e proseguiamo il lavoro di riconoscimento identitario della nostra regione anche sul piano dei Pat e delle Do. Mi piace sempre dire che il Lazio deve essere terreno fertile per il nostro futuro. Potremmo sintetizzare la nostra idea di made in Lazio nelle tre parole chiave: qualità, ambiente e agricoltura".
Quali sono le principali priorità dell'agricoltura laziale e come intende muoversi la Regione nei prossimi anni? Avete individuato qualche area strategica?
"L'unica vera certezza che oggi abbiamo, e su cui vogliamo puntare, sono le donne e gli uomini che come settore agricolo e agroalimentare non si sono mai fermati, ma che anzi sono stati un vero punto di equilibrio, confortante e rasserenante per tutti i cittadini. Simboli di speranza, tenacia e perseveranza di un settore che ha lavorato e seminato futuro, divenendo traino dell'economia nazionale e locale.
La nostra unica priorità sono loro. E l'ambizioso obiettivo che il Lazio sia un terreno fertile per il loro futuro, la regione più green di Italia, esempio di un felice connubio tra tradizioni, innovazione e tecnologia".