A metà giugno i focolai di peste suina africana in Italia erano quasi 2.300, la maggior parte dei quali nei cinghiali.

Solo tre mesi fa, quando dell'argomento si è occupata AgroNotizie®, il numero dei focolai era di 1.779.

Un conteggio che inizia dal gennaio del 2022 con i primi casi in Liguria e Piemonte, regioni che ancora detengono il primato negativo per numero di casi.

 

Al terzo posto troviamo l'Emilia Romagna, con le province di Piacenza e Parma, dove gli episodi di contagio hanno superato quelli di Lombardia (228 nei cinghiali).

Al 15 giugno si contavano nei cinghiali 159 casi a Piacenza e 99 a Parma.

E con loro aumenta il rischio di trasmissione del virus ai suini, che in provincia di Parma sono numerosi e rappresentano la preziosa "materia prima" per il celebre prosciutto Dop che porta il nome di questa provincia.

 

Cambio di passo

Da tempo la voce degli allevatori si è alzata per chiedere una più severa attività di controllo e limitazione della popolazione di cinghiali.

Appello che la Regione Emilia Romagna ha finalmente accolto, deliberando pochi giorni fa un nuovo Regolamento sugli ungulati.

La promessa è quella di una semplificazione della caccia collettiva e interventi mirati per i casi di emergenza.

 

Nel commentare la decisione, l'assessore all'Agricoltura dell'Emilia Romagna, Alessio Mammi, si è detto convinto che questo strumento consentirà azioni più efficaci, essendo frutto di un confronto con tutte le categorie interessate, dagli allevatori alle associazioni ambientaliste.

 

Semplificazione e celerità

Importante per il buon esito del programma il parere positivo di Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale.

Il nuovo Regolamento, che sostituisce un precedente del 2008, recepisce le indicazioni fornite nel Piano Faunistico Venatorio regionale.

Oltre alla semplificazione delle modalità di caccia collettiva, sono previsti interventi in situazioni di particolare criticità, per esempio diminuendo il numero di componenti delle squadre di braccata (da 40 a 30 e aumentando gli invitati da 5 a 8).

In casi straordinari la Regione potrà autorizzare azioni collettive con battute o braccate con un più limitato numero di partecipanti.

 

Attenti ai cervidi

Non solo i cinghiali ad essere interessati alle nuove regole, ma anche i cervidi per un adeguamento del numero di caprioli e daini, in sintonia con quanto deciso su questo argomento con la Regione Toscana, con la quale l'Emilia Romagna condivide i confini sui territori del'Appennino.

L'obiettivo dichiarato dalle autorità emiliano romagnole è quello di razionalizzare con questi interventi la gestione degli ungulati, conciliando attività agricole, ambiente ed economia.

 

Non basta la biosicurezza

Il provvedimento entrerà in vigore a breve e i suoi effetti si potranno misurare sia rilevando la pressione degli ungulati, sia l'evolvere dei casi di peste suina africana nei cinghiali.

Per ora l'assenza di contagi negli allevamenti è frutto di un attento lavoro di prevenzione da parte degli allevatori, che hanno alzato ai massimi livelli le misure di biosicurezza.

Ma possono non bastare se la popolazione di cinghiali continua ad aumentare e soprattutto il numero di quelli infetti.

Un pericolo troppo grande per l'intera filiera della carne suina.