La disponibilità di acqua infatti non manca. A tracciare lo scenario, al recente Watec Italy di Cremona è stato Claudio Gandolfi dell'Università di Milano.
Gandolfi ha lavorato a 'SO Watch - Soft path Water management adaptation to changing climate', progetto, oggi in fase conclusiva, che ha voluto indagare come gli effetti dei cambiamenti climatici, unitamente all'aumento della popolazione, incideranno sulla disponibilità delle risorse idriche. Sono stati messi a punto dei modelli matematici che hanno permesso di prevedere come, a seconda dei vari scenari e delle contromisure prese, reagirà il sistema e, in particolare, come ciò impatterà sulle necessità irrigue delle colture.
"In conseguenza del cambiamento nello scioglimento dei ghiacciai, della diminuzione della portata estiva dei fiumi, sicuramente la disponibilità di acqua cambierà e anche i fabbisogni irrigui delle colture. I calcoli non sono banali, ci saranno un aumento delle temperature e dell'evapotraspirazione, i cicli si accorceranno. Bisognerà di certo intervenire in modo da ridurre il fabbisogno di acqua e da razionalizzare i metodi irrigui", ha detto il professore. C'è comunque una buona notizia: "Nel nostro contesto, gli effetti del cambiamento climatico sono potenzialmente minori degli effetti che possiamo produrre noi attraverso riconversione dei metodi irrigui e pianificazione, abbiamo ampi margini di azione nel migliorare l'efficienza dell'uso delle acque".
In Pianura padana si irriga in maniera diversa, nella maggior parte dei casi, a seconda che ci si trovi a sinistra o a destra del Po: "I territori alla sinistra idrografica del Po, Piemonte, Lombardia soprattutto, irrigano per scorrimento superficiale o per sommersione (riso) mentre in Emilia Romagna, dove l'irrigazione è iniziata nella seconda metà del '900, c'è maggiore attenzione a metodi come aspersione e goccia". L'efficienza idrica del metodo a scorrimento è del 40%, convertendo a goccia o aspersione si può arrivare anche a raddoppiare quasi l'efficienza, eppure non è detto che, per riuscire in futuro a fornire alle colture l'acqua di cui hanno bisogno sia necessario riconvertire tutto il sistema.
"Ogni contesto - ha detto ancora Gandolfi - richiede una pianificazione specifica e una specifica strategia. Non va infatti dimenticato che se si passa da metodi a gravità a metodi ad aspersione o goccia sarà necessario consumare energia per fare arrivare l'acqua ai campi, con un incremento di costi energetici dal momento che l'acqua va pompata. Se poi decido di passare all'irrigazione a goccia e non ho un impianto di distribuzione adeguato, avrò più problemi che benefici. Ogni situazione quindi va valutata a sé ma è bene iniziare a soppesare le decisioni perché, con il cambiamento climatico in atto, è evidente che andiamo incontro a uno scenario peggiorativo in quanto a disponibilità di risorse idriche".