Si sono tenute nei giorni scorsi le assemblee delle due principali Federazioni europee dei derivati dell'uva, ovvero Widen, il network delle distillerie vitivinicole provenienti da 5 paesi comunitari (Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Ungheria) e Must, che riunisce produttori italiani e spagnoli di mosti d'uva concentrati e rettificati, oltre ad utilizzatori francesi di Mcr quali Associazione dei produttori di vino dei Pays d'Oc e Grap' Sud.

"Per quanto riguarda Widen - afferma Marco Bertagni, direttore di Bertagni Consulting srl, la società di consulenza che gestisce in outsourcing Widen, Federmosti e Must - dall'incontro di Parigi è emersa con forza la necessità di ribadire che in termini di trasformazione di fecce e vinacce – il valore aggiunto garantito dalle distillerie vitivinicole e di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altro utilizzo. Abbiamo intercettato alcune iniziative nell'ambito del Parlamento europeo volte a favorire la destinazione di parte dei budget stanziati per le distillazioni dei sottoprodotti a processi quali la metanizzazione o il compostaggio diretti. Se, con la riforma dell'Ocm vino nel 2008, quello delle distillazioni comunitarie è restato il solo settore agroindustriale a beneficiare di sostegni alla trasformazione, ci sarà un motivo", prosegue Bertagni.

"Il motivo è che sono state riconosciute dalla Commissione europea la valenza in termini di ciclo di vita del prodotto e la piena circolarità dell'economia di questo settore industriale e dunque, se utilizzi alternativi alla distillazione dovranno esserci, che siano a valle della fase di alcolizzazione ed estrazione delle sostanze contenute in fecce e vinacce. Disponiamo di studi scientifici che dimostrano che l'impatto ambientale dei processi diretti di metanizzazione e compostaggio è negativo. E' anche un problema di sicurezza: quale altro processo di trasformazione diretto, alternativo alla distillazione, garantisce che le prestazioni viniche siano rispettate, ovvero che le fecce e le vinacce, all'atto del conferimento da parte del produttore di vino dopo i processi di vinificazione, non siano state sovra-pressate? I controlli effettuati in una distilleria sono di gran lunga più strutturati di quelli – se esistenti – di altre strutture di riutilizzo di sottoprodotti".

Sul fronte degli zuccheri d'uva, più noti come mosti concentrati e mosti concentrati rettificati, l'assemblea di Federmosti, tenutasi presso la Confindustria di Bologna, ha visto la partecipazione di Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori.

"E' con grande soddisfazione che portiamo avanti alleanze con il mondo dei consumatori, anche perché riteniamo che il vero centro di tutta questa annosa vicenda dell'arricchimento alcolico dei vini tramite il saccarosio, sia l'opacità che avvolge questa pratica e dunque una disinformazione a chi avrebbe pieno diritto di sapere cosa c'è in un prodotto così importante come il vino. Oltre al tema della trasparenza – conclude Bertagni – ci sono gli altri aspetti, di natura più industriale quali ad esempio la distorsione di concorrenza generata dal mantenimento dello zuccheraggio con saccarosio e dalla contestuale abolizione dei sostegni economici all'Mcr che garantivano quantomeno lo stesso livello di prezzo. Ora il rapporto tra mosto d'uva concentrato rettificato e saccarosio è di 1 a 6 e dunque, nelle nazioni dove la chaptalisation è consentita i produttori non esitano a preferire una materia prima endogena alla filiera dell'uva. Tra le varie frecce nel nostro arco, abbiamo anche una lettera dei Laboratori di stato della Federazione russa indirizzata a Federmosti con cui ci segnalano come determinati vini – se contenenti saccarosio non dichiarato in etichetta - potrebbero essere banditi dal commercio in questo mercato. Con le associazioni più rappresentative dei produttori di vino, oltreché con Federconsumatori, sarà varata in ottobre una task force Trasparenza attraverso cui porteremo avanti azioni congiunte di lobbying in Italia e a livello internazionale per alzare l'asticella su un tema tanto importante quanto insabbiato".

Lo storytelling potrebbe cominciare così "C'era una volta il vino fatto con l'uva…".