C'è una novità nel mondo della birra, introdotta dalla legge di bilancio 2019, e riguarda la riduzione delle accise per chi produce fino a 10mila ettolitri/anno.
Uno sconto che arriva in estate, per la precisione dal primo luglio 2019, e che vede un taglio del 40% delle accise per i microbirrifici che spingono il made in Italy, al quale si va poi a sommare l'ulteriore calo a 2,99 euro dell'accisa per ettolitro e per grado-Plato.

Inoltre, lo stesso provvedimento prevede che la birra venga tassata al momento dell'immissione al consumo ovvero nel momento dell'uscita del prodotto dal magazzino per essere venduto. Un'originalità, questa, perché prima il prodotto veniva tassato direttamente nella fase di produzione del mosto, con un evidente anticipo della tassazione rispetto al momento della vera produzione e, soprattutto, tassando anche quella parte di prodotto che, alla fine del ciclo produttivo, veniva scartata.


Un brindisi al decreto

"Esprimiamo grande soddisfazione per la firma del decreto ministeriale - afferma il presidente della Copagri Franco Verrascina - Una misura da tempo richiesta dalla confederazione per sostenere il comparto brassicolo, uno dei settori più dinamici dell'economia italiana. Ora dobbiamo continuare a lavorare per chiudere la filiera italiana della birra agricola, cercando di andare a sopperire alla carenza di materie prime di origine nazionale, quali orzo e luppolo, necessarie per la produzione di birre 100% italiane".

Soddisfazione espressa anche da parte del segretario regionale di Confartigianato imprese Sardegna, Stefano Mameli, che ha precisato: "Questo risultato consentirà ai birrifici artigianali di poter aumentare la loro capacità produttiva e la loro competitività nei confronti dei principali competitor europei che già usufruiscono nei loro paesi di un regime agevolato della tassazione".

"La firma del decreto è una grande notizia per il nostro comparto - dichiara invece Vittorio Ferraris, direttore generale di Unionbirrai - Ci ripaga del lavoro che abbiamo portato avanti con determinazione da molti anni sempre ed esclusivamente con lo scopo di tutelare e creare sviluppo per tutti i piccoli produttori indipendenti di birra in italia".

Positiva la reazione del comparto anche a seguito dell'accordo per la tutela della birra artigianale tra Icqrf, l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Mipaaft, e Unionbirrai, l'associazione di categoria nazionale dei piccoli birrifici indipendenti italiani, firmato qualche mese fa.
 

Birra, cerveza, beer: chi "stappa" di più?

In Italia il consumo pro capite ha raggiunto i 33,6 litri, con una crescita del 14,3% negli ultimi dieci anni.
Nel 2018, per la prima volta nella penisola, i brindisi a base di birra hanno superato 20 milioni di ettolitri conquistando oltre la metà degli italiani, portando l'Italia a superare la Francia ma ancora lontano dai 138 litri bevuti ogni anno, in media, dagli abitanti della Repubblica Ceca.

Positivo anche l'export, con il numero delle bottiglie esportate nel primo trimestre del 2019 che segna un +33%. Ad affermarlo è un'analisi di Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi al primo trimestre dell'anno.

In Olanda l'importazione del prodotto made in Italy ha toccato il +412,7% mentre in Spagna il +199,2%.
Seguono Irlanda, Germania e Norvegia, rispettivamente con +114,2%, +113,5% e +79,4%.
In Regno Unito, dove finisce quasi la metà dell'export italiano, hanno aumentato il loro consumo del 24,9% mentre negli Stati Uniti, secondo importatore, il consumo è cresciuto del 36,1%.

"Con il record di 41,8 miliardi di euro di valore dell'export agroalimentare - sottolinea il presidente di Coldiretti Ettore Prandini - il made in Italy si conferma uno straordinario volano di sviluppo per la nostra economia con una capacità di vincere sui mercati esteri che potrebbe essere rafforzata superando la frammentazione e dispersione delle risorse per la promozione del vero made in Italy all'estero".
 
gente che beve birra
(fonte: © pikselstock - Adobe Stock)
 

Non è solo una pinta

Oltre al successo che sta avendo il prodotto made in Italy nello Stivale e all'estero, la birra però non è solo semplice birra.

Da Nord a Sud, il comparto alimenta una filiera che offre lavoro a oltre 140mila persone e "rappresenta una forte spinta all'occupazione soprattutto tra gli under 35 - spiega il direttore Angelo Corsetti di Coldiretti Puglia, regione nella quale i microbirrifici stanno sfiorando quota 100 - Risultano più attivi nel settore con profonde innovazioni che vanno dalla certificazione dell'origine a chilometro zero al legame diretto con le aziende agricole".

Per valorizzare sempre di più il settore si stanno creando anche seminari, corsi universitari, come quello dell'Università di Udine, e nuove figure professionali, "come il sommelier della birra - afferma Coldiretti - che conosce i fondamentali storici dei vari stili di birre ed è capace di interpretarne i caratteri principali di stile, gusto, composizione, colore, corpo e sentori. Anche perché ogni birra ha un suo particolare patrimonio di gusto e profumi".


Il gusto che, magari, non immaginavi

E il prodotto artigianale, negli anni, ha avuto successo nei consumi proprio per l'offerta di varietà particolari e specialità altamente distintive.

Grazie ad una forte innovazione, oggi è possibile trovare birre aromatizzate agli agrumi, alla mela verde, alla fragola, ma anche alla zucca, al carciofo, alla canapa e al riso Carnaroli.


E ora?

E se ancora non bastasse, con l'inizio dell'estate 2019 è arrivato anche il Consorzio a tutela della birra artigianale made in Italy.
L'obiettivo è quello garantire l'origine delle materie prime, dal luppolo all'orzo, e la lavorazione artigianale contro la proliferazione di finte birre artigianali e l'omologazione dei grandi marchi mondiali.
Ulteriore proposito del consorzio sarà quello di raccontare e promuovere, in Italia e all'estero, la qualità delle materie prime e delle birre artigianali italiane.

"La produzione di orzo italiano per la filiera della birra - spiega il Consorzio per la tutela e la promozione della birra artigianale italiana - rappresenta un'opportunità per l'agricoltura con il recupero anche di aree dismesse in fasce marginali, con una riqualificazione produttiva ed economica di quelle aree. Per produrre il malto si fanno germinare i chicchi di orzo mettendoli a bagno in acqua per poi essiccarli in appositi forni, mentre il luppolo è una pianta rampicante alta fino a sei metri dalla quale si raccoglie il fiore che apporta alla birra il tipico gusto amarognolo, ha proprietà antiossidanti che migliorano la conservabilità e favorisce la persistenza della schiuma".