Questo il quadro entro cui bisogna muoversi secondo l'Anbi (l'Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acqua irrigue), delineato nel corso della presentazione a Roma del libro 'Pac post 2020 e direttiva Quadro acque: Consorzi di bonifica, Anbi e Irrigants d'Europe rilanciano la sfida sulle risorse idriche'.
L'Anbi - che ai primi di luglio, proprio su questi temi, terrà l'assemblea annuale, dove verranno lanciati i 'certificati blu', un progetto per offrire un contributo alla qualità all'agricoltura irrigua, alla sostenibilità ambientale, e alla vita dei cittadini - intende fare un bilancio delle prospettive delle risorse idriche nelle politiche comunitarie, in linea con i punti dell'azione in campo Ue da parte di Irrigants d'Europe, e mettendo al centro la partecipazione, la semplificazione, la valutazione globale dei costi idrici, e la multifunzionalità dell'irrigazione.
"Le politiche europee sulle risorse idriche - ha avuto modo di spiegare Massimo Gargano, direttore generale dell'Anbi - vengono assunte sulla base di sensibilità e conoscenze spesso parziali, senza considerare, per esempio, le esternalità positive del servizio irriguo per l'ambiente. Le scelte sul futuro delle risorse idriche non possono essere prese senza il coinvolgimento delle associazioni dei portatori di interesse, come i Consorzi di bonifica, espressione di sussidiarietà. C'è poi il bisogno di snellire le procedure burocratiche, utilizzando anche un linguaggio più facilmente comprensibile".
Per esempio - ha raccontato Fabrizio De Filippis, docente di economia all'Università Roma Tre - "la vera novità della prossima Politica agricola comune, la cui programmazione slitterà presumibilmente al 2022, è che all'interno di un quadro generale sarà data più flessibilità ai singoli Stati che dovranno redigere attraverso il 'new delivery model' un Piano strategico nazionale; e nella sua stesura l'Anbi dovrà essere soggetto attivo". Cosa che corrisponde proprio allo spirito con cui l'Anbi - ha rilevato Gargano - intende candidarsi, grazie alle proprie competenze, a essere punto di riferimento rispetto "all'acqua, all'acqua irrigua, alla multifunzionalità e alle esternalità positive che genera per l'agricoltura". Non solo; perché questo dovrebbe avere effetti "anche sui cittadini, sulla sicurezza ambientale e alimentare".
Tra le altre cose l'Anbi ha fatto presente come siano "i soggetti in grado di dare delle risposte collettive rispetto all'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse; e questo in un paese che ha ancora il primato negativo di un 35% di irrigazione che viene fatta tramite risorse che sfuggono al monitoraggio e alle concessioni. E' per questo che riteniamo di essere la risposta positiva attesa dai cittadini".
"L'obiettivo comune - ha osservato il direttore generale dell'Anbi - deve essere educare ad un uso consapevole della risorsa idrica, senza penalizzare l'agricoltura mediterranea, ma valorizzando i servizi ecosistemici dell'irrigazione".