Un'agricoltura che rispetta le tradizioni, ma che guarda al futuro, un Testo unico sulla semplificazione in agricoltura, investimenti in infrastrutture fisiche e digitali, ma anche il ripristino delle misure di sgravio dei contributi per gli agricoltori under 40.

Passa anche da queste soluzioni la ricetta per l'agricoltura di Piergiovanni Ferrarese, presidente dei Giovani di Confagricoltura Verona (e vice di Anga Veneto), perché "c'è futuro solo dove c'è redditività".
AgroNotizie lo ha intervistato.

Presidente Ferrarese, quali saranno le linee guida del suo mandato?
"Il mio mandato nasce dalla condivisione di un progetto pensato con più giovani imprenditori agricoli del territorio veronese. Sono infatti affiancato da Gianluca Guerra e Giuseppe Parodi come vicepresidenti e dai consiglieri Elisa Zorzi, Elisa Pangrazio e Riccardo Bazzoli. La mission dei Giovani di Confagricoltura Verona è quella di formare e sostenere i giovani imprenditori veronesi, incentivando un'agricoltura capace di guardare al futuro, nel rispetto delle tradizioni e che grazie alla redditività possa essere economicamente sostenibile.
Tutto ciò senza trascurare un proficuo dialogo con la politica e le istituzioni, una sincera comunicazione verso il consumatore, facendoci pionieri nel raccontare e diffondere la nostra agricoltura, la nostra idea di agricoltura"
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Uno dei problemi dell'agricoltura riguarda il difficile ricambio generazionale. Quali possono essere le soluzioni?
"È un tema di cui si parla spesso, a mio avviso senza mai sapere da dove si parte e, specialmente, dove si vuole arrivare. Più che di ricambio generazionale, a me piacerebbe parlare di Patto generazionale. Occorre riflettere su di un nuovo paradigma per l'impresa agricola, che deve indubbiamente trasformarsi, come impongono i nostri tempi ed il mercato. Questo non è un male, ma non si può più temporeggiare. È per questo che a mio avviso, come Giovani di Confagricoltura Verona, più che un ricambio mi sento di affermare che serve l'integrazione tra generazioni, che renda i giovani protagonisti, tenendo conto del ruolo dei loro parenti, padri, nonni con i quali continuare ad amministrare le aziende.

Per me l'ingresso nell'azienda di famiglia è stato così ed è così ogni giorno. Io lavoro al fianco di mio zio, nell'azienda vitivinicola di famiglia. Lavorare con lui è una grande occasione: posso portare idee nuove, senza rischiare di intraprendere strade già battute che magari mi porterebbero all'insuccesso e ad un'inutile spendita di tempo e risorse"
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Servono fondi adeguati. Il premio all'insediamento è sufficiente?
"No. Ma ampliando lo spettro, è evidente che il solo premio all'insediamento rappresenta uno strumento che non è servito al suo scopo. Servono misure pratiche per la sostenibilità economica e la vitalità delle imprese agricole, abbinate alla formazione, perché fare agricoltura in maniera imprenditoriale è molto più complicato di quello che a volte si rischia di pensare.

Per Unioncamere, solo un'azienda su dieci sopravvive alla terza generazione e la percentuale delle imprese che supera il primo passaggio generazionale varia tra il 25 e il 31%. Ora, non volendo io in primis, ma non volendolo nemmeno per i soci che fieramente rappresento appartenere a questo tasso di mortalità, ritengo importante approfondire il tema del passaggio generazionale, del diritto successorio e della legge di affiancamento con l'obiettivo di conservare, nel tempo, aziende create con tanto lavoro e sacrificio. Di questo parleremo in occasione di un evento che stiamo organizzando in collaborazione con i pensionati di Confagricoltura Verona, affiancati da un avvocato e da un commercialista esperti nel settore.

Infine, se mi è permesso togliermi un sassolino, ritengo un vero peccato che il Governo non abbia confermato, anche per quest'anno, il provvedimento che prevedeva nel 2017 e nel 2018, per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali con meno di quaranta anni, un cospicuo sgravio dal versamento dei contributi. È stata una misura che ha dato i suoi frutti: in un solo anno si sono iscritte più di 3.500 nuove imprese. Occorrono misure lungimiranti e non misure spot"
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Quali sono i punti di forza di Anga Verona e dove, invece, è necessario accompagnare i giovani agricoltori per farli crescere?
"Il più grande punto di forza della nostra sezione è la diversità delle aziende agricole dei soci che ne fanno parte. In Anga Verona è rappresentata l'agricoltura a 360 gradi: c'è chi si occupa di zootecnia da latte e da carne, chi di cerealicoltura, chi di ortofrutta e verdura, chi di agroenergie, chi di vitivinicoltura, chi di piccole piante da frutto, chi di tabacco; addirittura chi di zafferano! Ma non solo, nella nostra sezione accogliamo anche i cosiddetti simpatizzanti, giovani provenienti da attività vicine al comparto agricolo.

Questo aspetto è per me fondamentale: l'opportunità di trascorrere tempo con giovani colleghi, dai quali apprendere sempre qualcosa anche se apparentemente occupati in coltivazioni diverse. Non è una fortuna di tutte le sezioni. Questo rende indubbiamente un po' più difficile organizzare i nostri incontri, ma in realtà ogni volta è più un'opportunità che una difficoltà"
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I giovani sono, per natura, più aperti alle novità. Quanti sono i giovani imprenditori di Anga Verona che si servono in azienda di strumenti innovativi? Può fare qualche esempio?
"La invito a venire a visitare le nostre aziende. Abbiamo soci che hanno informatizzato l'intero processo di coltivazione al fine di tenere monitorata la produzione, soci che mungono le vacche o alimentano la mandria con innovativi robot, soci che coltivano le ciliegie sotto serre, soci che dai reflui stanno ottenendo bioplastiche, soci che hanno trattori con la guida satellitare.

Stiamo ragionando, in attesa di Fieragricola Verona 2020, momento per noi sempre importante per vedere le ultime novità in tema di meccanizzazione ed allevamento, di fare alcuni viaggi all'estero nei primi giorni di settembre in Europa per vedere di apprendere dai nostri colleghi eventuali migliorie da apportare"
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A maggio si voterà per rinnovare il Parlamento europeo. Che cosa chiede ai candidati di Verona per l'Europarlamento?
"In attesa di conoscere i nomi e di poter incontrare i candidati, mi farà piacere consegnare loro un nostro documento. Semplice di poche righe. Semplificazione e adeguamento normativo, maggiori trattati per favorire gli scambi commerciali con paesi al di fuori della Ue, investimenti in infrastrutture fisiche e digitali, un'Europa che almeno al suo interno non ci metta in concorrenza fra paesi membri; quest'ultimo aspetto lo trovo davvero un tema di primo rilievo. Non è possibile essere in concorrenza con paesi membri aventi norme più snelle o semplificate rispetto al nostro che permettano di produrre a costi nettamente inferiori dai nostri.

Poi lascerò loro i miei contatti, sarebbe bello poter contribuire in maniera proficua ed instaurare un sano rapporto di collaborazione. Penso che in questi anni ci si sia allontanati troppo dalla politica, e personalmente trovo questa una criticità a cui dover dare una svolta. Diversamente poi non è possibile lamentarsi. Il politico non è una divinità che può sapere di tutto, compito nostro come associazione sarà quello di tenere aggiornati i politici veronesi e di farci trovare sempre a disposizione e pronti con concreti spunti"
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Sempre di più in futuro benessere animale, rispetto dell'ambiente, del suolo e delle risorse idriche saranno requisiti necessari per vendere le proprie produzioni. Non sempre gli agricoltori sono consapevoli. Come aiuterà i giovani agricoltori in questo percorso di consapevolezza e di progresso?
"Questi sono temi di forte attualità e di cui urge parlare, ma soprattutto attuare. Stiamo pensando ad una giornata in campo a fine estate, in cui parlare e mettere a confronto diverse soluzioni in tema di risparmio dell'acqua e di un suo sempre più efficiente uso, giusto per portarle un esempio. Mi piacerebbe poi in occasione di Fieragricola 2020 mettere attorno ad un tavolo imprenditori, ricercatori e studiosi provenienti da diversi paesi per fare una fotografia dello stato di salute dell'agricoltura. E' importante a mio avviso raccontare casi di successo, confrontarsi con paesi da cui magari trarre insegnamenti. È folle pensare di fare agricoltura oggi come la facevano i nostri nonni. Urge un approccio sempre più sostenibile, sia da un punto di vista ambientale, che economico".
 
L'agricoltura italiana ha indubitabilmente punti di forza, che vanno dalla tipicità delle produzioni (certificate dal sistema di Indicazioni geografiche) al prestigio dell'immagine, frutto di un "saper fare" che comunque coinvolge le diverse filiere agroalimentari. Tuttavia, mostra elementi strutturali di debolezza, dai maggiori costi di produzione alle difficoltà di logistica/trasporti, alla minore efficacia nell'internazionalizzazione rispetto ad altri competitor. Come ridare competitività alle imprese agricole?
"Una parola: semplificazione! Ma semplificazione vera, che non per forza fa rima con digitalizzazione. La redditività deve rimanere nel comparto, nelle nostre aziende, non possiamo dovere avvalerci di mille consulenti per capire come rispettare procedure/norme, sempre più complicate e a volte necessitare di magiche interpretazioni. Oggi abbiamo più che mai bisogno di certezza normativa, di un legislatore che abbia ben chiara una vision, non di ministri che si alternino alla guida di un ministero miope e sempre atto nel tamponare crisi del momento.

Poi, occorre puntare su nuove alleanze commerciali per poter esportare e tutelare il nostro made In Italy, senza dimenticare un miglioramento della rete infrastrutturale del paese. Non intendo solo la Tav, che auspico scontata nella sua realizzazione, ma anche autostrade, ferrovie, porti. Alle aziende agricole non servono fondi a pioggia, ma hanno bisogno di condizioni che favoriscano una sana e vera redditività. C'è futuro solo dove c'è redditività"
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Se fosse il ministro dell'Agricoltura, quali sarebbero i primi tre provvedimenti che firmerebbe?
"Testo unico in tema di semplificazione in agricoltura; apertura alle varietà Gm, abolendo il decreto interministeriale che quattro anni fa ha proibito in tutta Italia le colture Ogm basandosi sul cosiddetto principio di precauzione, ma anzi promuovendo una nuova era di ricerca nel campo agrario, settore in cui l'Italia da sempre è capofila, lasciando agli imprenditori agricoli la scelta fra quali varietà coltivare e quali mercati seguire, confermando politiche a favore anche delle coltivazioni biologiche.
Firmerei, se fossi ministro, anche un provvedimento per la promozione e tutela del made in Italy, un brand di cui dobbiamo andare fieri, che ci permette di esportare le nostre produzioni agroalimentari, dalla frutta al vino.

Siamo consapevoli, però, che all'agricoltura servirebbero diversi altri provvedimenti, ma l'elenco si farebbe troppo lungo…"
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