Tutela dell'identità rurale locale, stop all'ingegneria genetica e al glifosate, agricoltura più sostenibile sulle Alpi bavaresi, una zootecnia meno "industriale" e una maggiore attenzione alle esigenze del consumatore: è questa la ricetta dei Verdi, che nelle ultime elezioni in Baviera sono passati dall'8,6% al 17,8% dei consensi e che avranno più voce in capitolo nella gestione della partita agricola di uno dei territori con la più alta produzione lorda vendibile d'Europa nel settore primario.

Il crollo della Grosse Koalition viene da più parti collegato principalmente alla posizione della Csu, il partito di Angela Merkel, sulla politica migratoria. Una spiegazione che, secondo il giornalista tedesco Jörg Schönenborn, conduttore televisivo e direttore dell'emittente Westdeutscher Rundfunk (Wdr), non tiene conto del fatto che il successo del partito ecologista si basa in realtà su un altro argomento altrettanto importante: la natura e la difesa dell'ambiente.
Non è un caso che più di due terzi degli elettori riconoscano ai Verdi competenza e serietà su questi temi, il 66% relativamente a politica ambientale e climatica e il 69% per quanto concerne la difesa dell'ambiente. E questa indubbiamente è una questione che gioca un ruolo importante, specialmente nelle regioni rurali della Baviera. Proprio qui, nelle campagne e tra le comunità agricole, i Verdi hanno raddoppiato il risultato ottenuto nelle elezioni precedenti. Un successo che forse era nell'aria, alla luce anche della manifestazione che solo una settimana prima delle elezioni aveva richiamato circa 20mila persone in piazza, richiamate proprio dal movimento per una battaglia ecologista e ambientalista.

La strategia di demonizzare i Verdi ritraendoli come partito anti-establishment, come già avvenuto negli anni precedenti, secondo Schönenborn questa volta non ha funzionato. Il 59% dei bavaresi vorrebbe vederli al governo. E il 56% degli intervistati afferma che gli ecologisti hanno difeso valori che sono importanti per loro. D'altra parte, il programma del partito fa leva proprio sulla strenua difesa degli agricoltori bavaresi, gli unici in grado di coniugare sostenibilità e qualità della produzione, preservando nel contempo il paesaggio culturale. Non solo: il partito punta a migliorare le condizioni generali del bestiame e a sostenere l'allevamento della Baviera rispetto agli allevamenti industriali, nonché a proteggere l'agricoltura e la natura dall'ingegneria genetica, migliorando in questo modo la sicurezza dei consumatori.

Ma c'è un aspetto di primaria importanza per i Verdi, che è la promozione dell'agricoltura biologica come strategia vincente per conservare le risorse naturali. Come sostenuto a tale proposito dalla deputata dei Verdi Gisela Sengl, "il futuro sta nell'agricoltura biologica; la domanda di prodotti provenienti da coltivazioni ecologiche e domestiche è in costante aumento da anni e, allo stesso tempo, i consumatori si stanno allontanando dalla produzione alimentare industriale di massa a causa dei recenti scandali alimentari, come quello sulla diossina. Tuttavia, il governo non ha un piano per l'agricoltura bavarese". Con quale risultato? "La Baviera, una volta leader nel campo dell'agricoltura biologica, oggi è agli ultimi posti tra gli Stati federali. Noi Verdi - conclude Sengl - siamo impegnati a sostenere l'agricoltura nazionale e chiediamo una più forte promozione anche dell’agricoltura biologica".

In effetti, secondo un recente studio condotto da TrentinoSviluppo, in Germania, su un campione di 2mila intervistati di età compresa tra i 18 e i 44 anni, una persona su due si dichiara pronta a spendere fino al 15% in più per acquistare un prodotto biologico. Alla base della scelta ci sono ragioni legate alla salute (genuinità, alta qualità, minor uso di additivi e conservanti) e all'etica (miglior trattamento degli animali e rispetto dell'ambiente). Di fronte a questi dati, se lo scenario politico resta ancora liquido, un dato appare invece certo: il rilancio della politica agricola tedesca deve partire anche dal biologico.