Se nell'inverno appena trascorso si sono avute precipitazioni superiori alla media degli ultimi anni, soprattutto a cavallo dei mesi di febbraio e marzo, la stagione primaverile è partita all'insegna di temperature straordinariamente elevate e condizioni di tempo sereno, a parte qualche rovescio temporalesco che però si è dimostrato insufficiente per l'approvvigionamento idrico.
Era quindi inevitabile che, in un territorio caratterizzato dalla massiccia presenza di colture agricole idroesigenti, dovesse ripartire tempestivamente l'attività di distribuzione irrigua svolta dal Consorzio di bonifica della Romagna Occidentale.

I sistemi irrigui in gestione al Consorzio, accomunati da una medesima fonte di alimentazione che è il Canale emiliano romagnolo (Cer), sono di due tipi: la distribuzione tramite condotte interrate in pressione e consegna all'azienda agricola a mezzo di idranti muniti di contatori, presenti principalmente nella porzione di comprensorio a monte del Cer e la distribuzione tramite i canali di bonifica a cielo aperto, che riguarda la porzione di comprensorio a valle del Cer.
Quest'ultima viene mantenuta, in assenza di alternative, finché non verranno realizzate reti distributive più efficienti dietro concessione di finanziamenti pubblici dello Stato o della regione. A tal riguardo, è stata da poco presentata la domanda di assegnazione del sussidio previsto dal Psr regionale per il finanziamento di un nuovo sistema irriguo di condotte interrate in pressione, denominato "via Pero", a servizio di un territorio a Nord di Lugo, compreso in linea di massima tra il Senio, la via Quarantola e l'abitato di Fusignano. Il progetto prevede che l'acqua distribuita, di fonte Cer, sia accumulata nell'invaso noto ai lughesi come "buche Gattelli".

Al fine di contenere al massimo i prelievi dal Cer, il Consorzio ha cercato di dosare il più possibile l'alimentazione dei vari sistemi in base alle richieste delle aziende agricole. Ciò nonostante, causa la perdurante assenza di precipitazioni, alcuni sistemi già funzionano a pieno regime, in particolare quelli degli impianti in pressione e dei principali vettori irrigui a cielo aperto.

"Senza acqua irrigua non può esserci frutticoltura e neppure certe colture seminative e orticole idroesigenti, che tanto contribuiscono a sostenere il reddito e l'occupazione nella pianura e collina romagnola" afferma il presidente del Consorzio Alberto Asioli. "Per questo il Consorzio sarà sempre in prima linea per soddisfare le richieste dei produttori, con l'occhio attento alla compatibilità economica e ambientale della propria attività".


Diga di Mignano, dal collaudo al rilascio delle acque verso valle

E' iniziata la tracimazione controllata delle acque dall'invaso di Mignano, nel comune di Vernasca in provincia di Piacenza: così, la procedura di collaudo della diga, gestita dal Consorzio di bonifica di Piacenza, è entrata nella fase cruciale. Le acque infatti, dopo aver gradualmente riempito l'invaso nei giorni scorsi, sono arrivate ad una quota tale da aver generato, come voluto dalla procedura, l'inizio dello "sfioro".

"E' fondamentale poter gestire il collaudo dell'opera in condizioni ordinarie e non durante eventi di piena. Solo un anno fa - evidenzia Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi - sarebbe stato impensabile avviare una simile procedura, perché stavamo vivendo un momento di grave siccità in Emilia Romagna. Le aumentate potenzialità dell'opera incrementeranno la capacità di resilienza del territorio ai cambiamenti climatici".

Raggiunta la quota di 337,80 metri sul livello del mare (vale a dire un volume di poco più di 11 milioni e mezzo di metri cubi, cioè oltre 11 miliardi di litri), l'acqua verrà mantenuta a tale altezza per un periodo di stazionamento; in seguito, il livello verrà abbassato gradualmente di 2 metri per tornare alla quota attualmente autorizzata.

"Finalmente restituiamo l'invaso, nella sua massima efficienza, ad un territorio che ha cambiato volto dopo la realizzazione della diga" afferma Fausto Zermani, presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza. "Possiamo affermare che è stata gestita bene per quasi un secolo ed oggi siamo nelle condizioni di mantenerla con moderna efficienza. L'attuale collaudo è il risultato dello sforzo di tanti soggetti in oltre un decennio di opere di ristrutturazione".

"Ottenuto un esito positivo dal collaudo, le potenzialità della diga segneranno un'importante tappa nella vita della Val d'Arda: da una parte maggior forza alla funzione irrigua e dunque allo sviluppo dell'economia, mentre dall'altra l'aumento delle capacità di contenimento delle piene a difesa del  territorio" conclude il presidente dell'Anbi.