Secondo l'ultimo rapporto mondiale sulle città delle Nazioni unite, nel 2050 oltre il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle città. Da qui la sfida per trasformare queste entità energivore in luoghi vivibili, sicuri, sani.

E sono sempre più numerosi gli studi scientifici che collegano la presenza di vegetazione nelle città ad una migliore qualità della vita. A livello mondiale esistono esempi di ri-progettazione delle aree urbane mirati ad aumentare la presenza del verde non solo per scopi ornamentali o funzionali, come ad esempio per creare barriere visive o sonore, ma anche per la produzione di cibo.

Le città e le aree metropolitane sono quindi una realtà importante per fare gli interventi strategici cosiddetti resilienti, cioè che sappiano adattarsi ai cambiamenti e attutirne gli effetti, riconoscendo nella produzione agricola non un'attività estranea o opposta alla città, ma un aspetto funzionale e integrato alla vita della città stessa.

Un sistema alimentare urbano contribuisce in modo significativo al benessere delle persone che ci vivono e allo sviluppo delle economie locali e si può collegare ad altri aspetti della vita e della progettazione delle città come il trasporto, l'ambiente e l'uso del suolo.

L'agricoltura, l'arboricoltura e la selvicoltura urbana possono e dovrebbero diventare strumenti fondamentali per la riqualificazione e la gestione sostenibile delle città del futuro.

E per questo è importante sensibilizzare sia i cittadini e che i politici locali perché incrementino e valorizzino il patrimonio agricolo, arboreo, forestale e naturale nelle città, con un nuovo approccio che consideri la città parte integrante di un ecosistema.

E alcuni segnali in questa direzione arrivano anche dalla politica nazionale, che lo scorso 30 novembre ha convertito in legge il Decreto legge Fiscale 148/2017, che conferma quanto previsto nella Legge di Bilancio 232/2016.

Così, a partire dal 1° gennaio 2018, i proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni previste dal testo unico in materia di edilizia, verranno destinati anche a interventi di riuso e di rigenerazione, all'acquisizione e alla realizzazione di aree verdi per uso pubblico, a interventi di tutela e riqualificazione dell'ambiente e del paesaggio e interventi volti a favorire l'insediamento di attività di agricoltura nell'ambito urbano, comprese le spese di progettazione.

Una decisione accolta più che positivamente dal Conaf, che insieme al World association of agronomists, l'associazione mondiale degli agronomi, da sempre diffonde la cultura delle città sostenibili. Una tematica sviluppata anche a Expo 2015 e all'ultimo congresso nazionale del Conaf, tenuto a luglio a Perugia, dove una sezione è stata dedicata al tema "Agricoltura, arboricoltura, selvicoltura urbana: produrre cibo e servizi ecosistemici nelle città del futuro".

Un approccio quello dell'agronomia urbana che può diventare uno strumento importante anche per la riduzione del consumo di suolo, oltre che per la riqualificazione delle periferie e dei centri urbani, come ha affermato il presidente del Conaf Andrea Sisti.

Due temi, quello dell'arresto del consumo di suolo e della riqualificazione paesaggistica sia delle campagne che delle periferie e delle città al centro della visione e nel lavoro di Sisti, come ribadito nell'intervista a AgroNotizie durante il congresso di Perugia.

"Occorre puntare al riuso e al consumo di suolo zero" ha detto il presidente del Conaf. "Le buone pratiche professionali e la pianificazione razionale, costituiscono un'importante opportunità per agire in modo sinergico su molteplici piani, per riprogettare e riqualificare i siti urbani e periurbani, conservando e valorizzando l'identità dei luoghi".