E’ poi seguita la grande siccità estiva, che, eccezion fatta per alcune regioni del Nord, ha messo a dura prova i vigneti del Centro-Sud. Ci sono poi anche zone, in particolare al Nord, che grazie a qualche pioggia e alla disponibilità di acqua da irrigazione hanno sofferto meno il caldo.
Il risultato nazionale è comunque fortemente negativo, con un calo della produzione di vino di oltre 15 milioni di ettolitri rispetto all’anno scorso, ovvero oltre il 27% medio in meno, secondo i dati elaborati da Assoenologi.
Tutte le regioni italiane hanno registrato forti riduzioni produttive, con punte medie del 45% in Toscana, Lazio, Umbria e Sardegna. Il risultato italiano aggregato è una produzione intorno ai 38,9 milioni di ettolitri, la seconda vendemmia più scarsa dal dopoguerra ad oggi (la prima fu quella del 1947, con 36,4 milioni di ettolitri).
Ottimi i parametri sanitari delle uve, anche se con differenti gradi di maturazione anche all’interno di uno stesso vigneto e con grappoli molto disidratati. Dal punto di vista qualitativo la situazione è molto eterogenea, con punte dove i livelli qualitativi sono ottimi e altri di lunga inferiori complice il clima.
Oiv: la congiuntura mondiale
Anche a livello mondiale, secondo le stime appena pubblicate dall’Oiv, il calo produttivo è ormai un dato di fatto, anche se mediamente in misura minore rispetto all’Italia, con una riduzione percentuale media dell’8,2% rispetto al 2016. In Europa il calo è pesante anche in Francia (-19%) con una previsione di 36,7 milioni di ettolitri, così come in Spagna (-15%) con la produzione stimata a 33,5 milioni di ettolitri.Negli Stati Uniti si ritiene che il calo sia solo dell’1%, mentre la produzione è attesa sul +25% in Argentina e sul +6% in Australia. Alla luce di questi dati relativi ai principali paesi produttori, l’Italia nonostante il trend fortemente negativo dovrebbe mantenere ben salda la propria posizione di leadership mondiale per la produzione di vino.
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Fonte: Assoenologi