Far emergere i caratteri distintivi del sistema agroindustriale italiano, e favorire la cooperazione tra imprese. Queste le strategie per lo sviluppo del made in Italy messe a fuoco nel corso di un recente convegno sul tema “Risorse, alimentazione e sviluppo sostenibile”.

L'incontro ha visto la partecipazione del presidente di FederUnacoma Massimo Goldoni, del direttore generale del Consorzio Grana Padano Stefano Berni, del docente di Economia del Territorio presso l'Università Politecnica delle Marche Franco Sotte, dell'amministratore delegato di Bonifiche Ferraresi Spa Federico Vecchioni e del ministro Maurizio Martina.

Nel settore della meccanica agricola – ha detto Goldoni – l’industria italiana ha una tradizione prestigiosa e un’ampiezza di gamma formidabile che la rende capace di offrire soluzioni tecnologiche per tutte le agricolture del mondo, ma questo non è più sufficiente a garantire anche in futuro uno spazio sui mercati esteri”.
Molti dei Paesi emergenti – ha spiegato il presidente di FederUnacoma – si stanno facendo sempre più competitivi anche in settori tecnologici come quelli della meccanica agricola, e questo impone alle nostre imprese, per reggere la nuova concorrenza, di sviluppare sinergie e forme di collaborazione tecnica e industriale all’interno dei propri distretti produttivi”.

Secondo Vecchioni, la cooperazione nel settore agricolo è divenuto un obiettivo prioritario e può essere realizzata anche tramite l’aggregazione di imprese piccole intorno a realtà aziendali fortemente strutturate. Le potenzialità del sistema cooperativistico sono testimoniate dal Consorzio dei produttori del Grana Padano, che associa 136 caseifici e realizza il prodotto Dop più consumato in Europa.

Le grandi potenzialità e le prospettive positive per l’agroalimentare italiano potranno svilupparsi, secondo Franco Sotte, a condizione che non si cada in alcuni errori di valutazione, come quello di considerare l’agricoltura una realtà indifferenziata, trascurando il processo di polarizzazione che è in corso tra imprese agricole professionali e imprese non professionali.
"Un errore è anche quello di promuovere una visione bucolica e nostalgica dell’agricoltura - ha sostenuto Sotte - e di marginalizzare il settore perdendo di vista il livello di integrazione che questo ha con le filiere agro-industriali".

"La grande vetrina che l’agroalimentare italiano sta avendo grazie ad Expo – ha dichiarato nel suo intervento il ministro Martina – fa emergere anche le peculiarità della nostra agricoltura, che deve essere supportata con un’organizzazione sempre migliore, ma che proprio per la sua struttura multiforme, le sue aziende di dimensioni grandi, medie e piccole, i suoi differenti assetti gestionali, rappresenta oggi un modello originale e flessibile al quale anche altri Paesi guardano con interesse". 

Circa il rischio che dopo l’Expo di Milano possa progressivamente affievolirsi l’attenzione verso i temi dell’agroalimentare, il ministro Martina ha annunciato che al primo di novembre, giorno successivo alla chiusura di Expo, "si aprirà un nuovo ‘cantiere’, per mettere a frutto l’esperienza dell’esposizione e investire anche in termini politici con rinnovata fiducia”.