"La scelta di Pordenone non è casuale. Nei pressi è avvenuta, alcuni mesi fa, la semina illegale di mais Ogm.  Su questa vicenda si chiedono chiarimenti al Governo, e proprio in queste settimane si celebrano i 50 anni della tragedia del Vajont. Biodiversità nel pomeriggio di venerdì e difesa del suolo sabato mattina, saranno i fari della presenza degli ecologisti democratici, che su questi temi continuano il loro impegno in Parlamento e nel Paese".
Queste le parole di Susanna Cenni, deputata Pd e portavoce degli Ecologisti democratici, che domani 4 ottobre e sabato 5 sarà a Pordenone per la riunione d'urgenza della Task Force per un’Italia libera da Ogm, rete consolidata di 30 associazioni.

Cenni ha spiegato di aver depositato in questi giorni una nuova interrogazione "per sollecitare la messa in sicurezza delle produzioni agricole del Friuli Venezia Giulia, dove dopo la semina mais Ogm, si rischia la contaminazione".

La parlamentare democratica ha ricordato che, a differenza di due anni fa, sulla materia sono stati assunti "importanti atti parlamentari e di Governo: una mozione approvata a larga maggioranza e un decreto assunto dal Governo che scelgono con chiarezza la collocazione dell'Italia, il divieto di coltivazione di Ogm. Anche la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, con l’ordine del giorno dell’11 luglio scorso, ha ribadito la medesima collocazione delle Regioni e la forte preoccupazione per il rischio di contaminazione delle colture biologiche e convenzionali in seguito alle avvenute semine in Friuli Venezia Giulia”.

In Italia – ha proseguito Cenni - abbiamo un decreto interministeriale che vieta la coltivazione del mais Ogm Mon 810. Occorre che quel decreto produca conseguenze ove la legge e il buon senso sono stati violati. Per questo abbiamo chiesto al Governo un aggiornamento sugli atti che riguardano i campi coltivati con mais Mon810, un monitoraggio sui campi limitrofi, e abbiamo sollecitato un ruolo forte del nostro Governo in sede europea per consentire strumenti normativi certi per quegli Stati membri che scelgono il divieto di coltivazione degli Ogm, anche per motivi diversi da quelli legati alla valutazione degli effetti negativi per la salute e per l’ambiente. Ritengono, infatti, che la buona agricoltura, le produzioni biologiche certificate, la biodiversità siano alcune delle importanti strade per uscire dalla crisi".